Lettera del Diavolo
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La Lettera del Diavolo è una lettera scritta in caratteri incomprensibili, custodita nel Monastero di clausura di Palma di Montechiaro (Agrigento).
Secondo alcuni quella in possesso del Monastero sarebbe una copia, mentre l'originale si troverebbe nell'archivio della Cattedrale di Agrigento, inserita in un manoscritto che racconta la vita della suora protagonista dell'episodio. Si racconta che questa lettera fosse stata ricevuta da una suora benedettina del Convento, suor Maria Crocifissa della Concezione (Isabella Tomasi), per tentarla. La lettera era stata consegnata alla suora dal Demonio in persona, che le chiese di firmarla. Suor Crocifissa, avendo compreso il contenuto della lettera, vi scrisse invece solo: ohimè.
Di questa lettera, sul cui significato gli studiosi si sono arrovellati invano, dal momento che la lingua usata non è nessuna delle lingue conosciute -sebbene alcune parole sembrino greche e arabe- parla lo scrittore Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel suo romanzo Il Gattopardo. Questi, essendo andato nel 1955 a visitare il monastero, ne fu colpito al punto che inserì nel romanzo l'episodio, celando la figura della sua antenata suor Crocifissa, che ne fu protagonista, nel personaggio della "beata Corbera".
Suor Maria Crocifissa (1645-1697) era sorella di san Giuseppe Tomasi, dell'ordine dei Teatini; essa fu dichiarata Venerabile da Papa Pio VI, ed è sepolta nel monastero.
La Lettera del Diavolo ha ispirato un romanzo di Sergio Campailla.
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Della Lettera del Diavolo, significativi e fondamentali per un'adeguata analisi sono gli studi dello Screpante, reperibili su Internet e nelle biblioteche maggiori d'Italia.