Libri tascabili
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I libri tascabili sono, alla lettera, i libri che si possono "mettere in tasca": essi si distinguono per le dimensioni (in media 20 cm. per 8 cm. circa) e per il prezzo contenuto. Un'altra caratteristica comune ai tascabili è che le pagine sono incollate e non rilegate, il che li rende molto più deperibili. Sono stati i primi libri a uscire nelle edicole: in effetti le prime collane di libri tascabili uscivano come numeri di pubblicazioni periodiche.
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[modifica] Nel mondo
- Nel mondo anglosassone i tascabili sono noti come "paperbacks", contrapposti agli "hardcover books", a copertina rigida (l'equivalente italiano "cartonati" non è molto utilizzato). Anche se esiste l'espressione "pocketbook" (e cioè, letteralmente, "libro da tasca"), per gli anglosassoni la distinzione più importante è tra una copertina rigida ("hard") e una di carta. La prima e più prestigiosa casa editrice di paperbacks è la Penguin Books, nata nel 1935.
- In Francia i tascabili sono noti come livres de poche, dal nome di una delle più importanti collane tascabili francesi, comparsa nel 1953.
[modifica] In Italia
[modifica] Prime apparizioni
Probabilmente la prima collana tascabile ad apparire nelle librerie italiane, nel 1949, fu la BUR (Biblioteca Universale Rizzoli), con un aspetto molto diverso da quello di oggi: dimensioni più piccole (veramente tascabili), copertina grigia con caratteri sempre uguali; nessuna illustrazione. La BUR pubblicava classici della letteratura, attingendo dal catalogo delle edizioni Rizzoli, o semplicemente ripescando titoli del passato esenti da copyright.
[modifica] Arrivano gli Oscar
Ma la vera rivoluzione 'tascabile' dell'editoria italiana ha luogo solo nel 1965, e precisamente il 27 aprile, con l'uscita nelle edicole del primo Oscar Mondadori: Addio alle Armi di Ernest Hemingway. Il primo Oscar esaurirà in giornata una tiratura di 60.000 copie. La ragione del successo degli Oscar sta in diversi fattori: in primo luogo il prezzo, fisso e molto conveniente (350 lire); la presenza in edicola ogni martedì; un catalogo di testi (rigorosamente di narrativa) aperto ai successi editoriali degli anni precedenti; una prima timida forma di marketing pubblicitario, con accattivanti copertine a colori. In questo modo la casa editrice Mondadori veniva incontro alle esigenze di un pubblico più vasto di quello tradizionale delle librerie. Infine, il tascabile, essendo considerato pubblicazione periodica, godeva di notevoli sgravi fiscali.
[modifica] Il boom...
Il successo degli Oscar scatenò una corsa ai tascabili da parte di case editrici piccole e grandi, decise a invadere questa nuova, inattesa fetta di mercato sfruttando in molti casi il proprio catalogo. Dopo la Mondadori, in maggio uscirono i Grandi libri Garzanti; in giugno i tascabili Sansoni; in settembre Dall'Oglio e Longanesi, oltre a molti altri editori minori o esordienti. Le edicole furono letteralmente sommerse di volumi. L'esigenza di collocarsi sul mercato andava naturalmente a scapito della qualità : in generale questi tascabili erano traduzioni straniere, spesso cattive e frettolose, o tagliate senza indicazioni.
[modifica] ...e il crollo
Il crollo non si fece attendere: a un anno dall'uscita del primo Oscar, le rese raggiungono il 30% delle tirature. Le case editrici cessano le pubblicazioni in edicola; la moda dei tascabili, o "libri-transistor" è finita. Resistono le collane più prestigiose (Oscar, Bur, Grandi libri Garzanti), destinate però col tempo ad assumere una fisionomia molto diversa.
[modifica] Ritorno in libreria
Negli anni Sessanta i tascabili italiani avevano portato il libro in edicola, con un marketing magari sfacciato, ma in grado di trovare un pubblico nuovo: quello dei quotidiani e delle riviste. In questo senso, i tascabili svolgono un importante ruolo di alfabetizzazione e di diffusione della cultura in una società in rapida evoluzione. Si tratta sempre di ristampe di titoli di successo, oltre ai classici della letteratura: il lettore perciò sa di poter andare sul sicuro, spendendo poco. Il successo del tascabile lo porta inevitabilmente a misurarsi con un'altra fascia di mercato in rapida espansione: quello degli studenti. Negli anni Settanta i tascabili entrano nelle scuole e nelle facoltà , diventando strumenti di studio sempre più raffinati. Le traduzioni diventano più curate; le introduzioni si trasformano in raffinati apparati critici, per le quali vengono mobilitati critici e storici della letteratura (è il caso degli Oscar, dei Grandi Libri, della BUE, dei Centopagine (collana diretta da Italo Calvino) e ancora degli Struzzi Einaudi. Gli Oscar intanto diversificano il prodotto, cominciando a pubblicare anche manuali (talvolta non ristampe, ma titoli originali) e fumetti (anche se il formato iniziale non è molto congeniale). Alla crescita qualitativa del prodotto corrisponde, purtroppo, la crescita del prezzo: le collane rinunciano alla politica del prezzo fisso Verso la fine degli anni Settanta un Oscar poteva costare intorno alle 3-5000 lire; 10-20.000 alla fine del decennio successivo. Pur continuando a uscire anche nelle edicole, questo tipo di tascabili è venduto soprattutto dai banchi delle librerie.
[modifica] Rivoluzione copernicana
Sempre negli anni Settanta si assiste a una sorta di rivoluzione copernicana nella percezione del libro. Nel decennio precedente il tascabile era visto infatti come una volgarizzazione del Libro, una sorta di riduzione (per bambini, per illetterati, poveri, etc.), contrapposta al volume prestigioso, grande, cartonato. Ma la crescita qualitativa del tascabile, a partire dai '70, fa sì che questo prodotto sia sempre più visto come l'emblema della cultura tout-court: i tascabili sono i libri di studio o di lavoro, che non ammuffiscono nelle vetrine delle librerie, ma si infilano nelle tasche di cappotti ed eskimo: molte case editrici universitarie (anche per carenza di fondi) pubblicano testi soltanto in versione paperback. Anche le migliori edizioni dei testi narrativi sono quasi sempre le tascabili: in primo luogo perché un libro deve avere già venduto alcune migliaia di copie per approdare a una ristampa tascabile (in questo senso l'edizione tascabile è una sorta di celebrazione); inoltre le ristampe sono molto spesso impreziosite da un paratesto critico che nell'edizione cartonata manca. In breve, i tascabili sono molto spesso i libri preferiti dalle persone che li leggono davvero. Anche se (purtroppo) rimangono più deperibili.
[modifica] La seconda ondata: Newton e Millelire
Celebrati dal mondo della cultura, i tascabili hanno nel frattempo smesso di essere 'tascabili' in senso stretto, sia per le dimensioni che per i prezzi. Il che lascia spazio, negli anni Ottanta, a una 'seconda ondata' di edizioni tascabili a prezzi ridotti, che guardano di nuovo alle edicole come punto privilegiato di diffusione al pubblico. Ad aprire la strada è la Newton Compton, che a metà degli anni Ottanta lancia una Biblioteca Universale. Il catalogo è più o meno il solito (grandi classici del passato, possibilmente esenti da copyright); i traduttori sono poco noti e non sempre affidabili; la grafica, soprattutto all'inizio, è spaventosa (copertine verde pisello, prezzo in rilievo con caratteri dorati, formato decisamente sfonda-tasca), ma alla fine quel che conta è appunto il prezzo: sole 3.900 lire. La formula avrà successo e porterà la Newton a ripeterla con altri formati, piccoli e grandi: dai Centopagine-Millelire ai memorabili Mammut: enormi tomi rossi che riescono a vendere in edicola "Tutto-Dante", "Tutto-Vasari", o "Tutto-Kafka" a sole 9.900 lire... Stavolta è il successo della Newton e di altre piccole case editrici indipendenti (tra cui Stampa Alternativa coi suoi Millelire, che pure per il formato esiguo non sono tascabili in senso stretto) a stimolare le case editrici più grandi, tra cui la Mondadori. Quest'ultima, a metà anni Novanta, vara una nuova collana di tascabili destinati a edicole e librerie (ma il confine si è fatto sempre più sottile): i Miti Mondadori. Saranno seguiti anche stavolta in breve tempo dagli altri principali editori italiani.
[modifica] Evoluzioni e multimedialitÃ
Negli ultimi anni dunque il mercato dei tascabili si è andato assestando su due fasce di mercato, a cui corrispondono due prodotti abbastanza diversi: semplificando, possiamo dire che esiste un tascabile (costoso) di qualità e un tascabile 'popolare' più conveniente, con una grafica più appariscente, un prezzo più contenuto e un paratesto critico meno importante, o anche nullo. In realtà anche il prodotto 'di qualità ' non regge spesso il confronto con gli esemplari che le stesse case editrici pubblicavano negli anni Settanta-Ottanta, sia da un punto di vista grafico che critico. Una novità degli ultimi dieci anni è anche la multimedialità : sempre più spesso i tascabili sono abbinati a CD, VHS, DVD, in un tentativo di raggiungere un pubblico più attento a un linguaggio audiovisivo che a quello letterario. E del resto la missione dei tascabili resta sempre quella di aprire la breccia della letteratura a nuovi fruitori.