Lo spleen di Parigi
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Lo Spleen di Parigi, è una collezione di poemetti in prosa scritta da Charles Baudelaire. Fu pubblicato nel 1869, postumo, dalla sorella dell'autore. I poemetti non hanno un particolare ordine, sono provocatori e sondano sentimenti, abitudini e personaggi della Parigi di quel secolo. Possono essere letti come pensieri o piccole storie nello stile dello "stream of consciousness".
Baudelaire ha detto del suo lavoro: "Questi sono i nuovi fiori del male, ma con più libertà, molti più dettagli, e molta più satira."
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Lo spleen è una forma particolare di disagio esistenziale, che si traduce - a livello espressivo - in una fertile creatività poetica, capace di oggettivizzare le sensazioni e gli stati d'animo in numerose immagini visionarie, prodotte dall' inconscio baudleriano. Lo spleen è una particolare caratterizzazione dell'inettitudine, che indubbiamente include elementi di debolezza psicologica e di mancato adeguamento al reale, ma che - a differenza della noia leopardiana - non produce argomentazione e pensiero, riflessività sulla condizione umana, ma si gioca tutta a livello artistico nella resa espressionistica degli effetti devastanti, allucinatori dell'angoscia esistenziale.
Leggendo la poesia rimangono impresse soprattutto le immagini di chiusura opprimente, materializzate simbolicamente dalla strana analogia del coperchio / cielo che pesa sull'anima gemente o delle strisce di pioggia assimilate alle sbarre di una prigione. Infine gli effetti di questa angoscia devastante non sono il perdurare di uno stato d'animo riflessivo e pronto ad accettare questa condizione mentale e psicologica, ed a sfruttarla come foriera di nuovi approfondimenti concettuali. Quanto piuttosto un'abdicazione definitiva della Speranza ( personificata appunto ) che sembra ridurre il soggetto in preda ad un'oppressione crescente e davvero capace di neutralizzare le energie creative del poeta.