Matteo D'Ajello
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Salernitano, formatosi alla corte di Re Guglielmo I e sotto la guida dell’ammiraglio Maione. Fu coinvolto nella congiura contro il funzionario pugliese, riuscendo a sottrarsi dalla prigionia cui era stato costretto dagli insorti contrari al Re. Guglielmo lo reintegrò a corte e gli affidò l’incarico di ricompilare alcuni registri che erano andati distrutti nella rivolta. La stima del re era tale che nel testamento lo nominò nel consiglio dei dieci per la reggenza della corona. Quando Guglielmo II entrò nella maggiore età, sciolto il consiglio dei reggenti, tenne al governo il d’Ajello e lo nominò cancelliere del regno. Per il Re redasse le leggi alcune delle quali furono mantenute nella costituzione federiciana. Contrario all’avvento dei tedeschi in Sicilia, Matteo ed i suoi figli lottarono a favore del re Tancredi.