Microfono
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Il microfono è un trasduttore meccano-elettrico in grado di convertire le pressioni sonore in segnali elettrici.
Possono fare parte del microfono, a seconda del tipo: trasduttori elettrici, tubi ad interferenza, amplificatori, alimentatori, sospensioni, cavità di risonanza.
Esistono diversi tipi di microfono che sfruttano metodi differenti per il proprio funzionamento.
Possono essere date varie classificazioni dei microfoni, le principali sono la tipologia di funzionamento (ovvero il tipo di traduttore) e la caratteristica direzionale (ovvero il grado di sensibilità del trasduttore in relazione alla direzione).
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[modifica] Il microfono dinamico (magnetico)
Il microfono dinamico, strutturalmente simile ad un altoparlante, sfrutta la legge di Lenz per convertire il movimento di una membrana (la parte destinata a raccogliere le pressioni sonore) in forza elettromotrice, grazie ad un avvolgimento di filo conduttore sottilissimo meccanicamente fissato alla membrana stessa; tale avvolgimento è immerso nel campo magnetico generato da un nucleo di magnete permanente.
[modifica] Il microfono a carbone
Il microfono a carbone sfrutta la variazione di resistività della polvere di carbone sottoposta alle pressioni meccaniche della membrana, economico da costruire, può coprire un campo di frequenza molto limitata, erano di questo tipo le capsule microfoniche adottate per i telefoni a cornetta, in uso fino agli anni 80.
[modifica] Il microfono a condensatore
Il microfono a condensatore (electret) sfrutta le variazioni della capacità del condensatore creato da una lamina di metallo o di plastica fissa ed una mobile (la membrana).
La capsula del microfono a condensatore per la sua alta sensibilità molto spesso viene montato dentro dei tubi che per mezzo di interferenze additive e sottrattive realizzano una caratteristica fondamentalmente direzionale, quindi adatto per segnali sonori provenienti da grandi distanze.
Viene spesso impiegato nella sonorizzazione di tutti i tipi di film. Altri impieghi del microfono a condensatore sono: conferenze, televisione (microfoni a cella per cravatta) traduzioni simultanee ecc.
Il microfono a condensatore, basato sulla variazione del campo elettrico, per funzionare ha bisogno di una batteria di alimentazione che viene utilizzata per generare il campo elettrico necessario. Molto spesso tali microfoni, specialmente se di buona qualità, sono composti da due moduli separati: il modulo di alimentazione (con batteria da pochi volt fino ai 48 volt dei microfoni professionali) ed il modulo microfono vero e proprio che può essere ad una, due o quattro celle per distanze piccole, medie e grandi.
La batteria potrebbe essere eliminata nel caso in cui l'amplificatore al quale viene allacciato sia provvisto di alimentazione "fantasma" (phantom): questo espediente permette di fornire l'energia necessaria al preamplificatore contenuto all'interno del microfono.
Un esempio di microfono a condensatore è Rode S1.
[modifica] Radiomicrofoni
Per ovviare alla scomodità dei cavi con cui i microfoni tradizionali trasmettono il segnale elettrico, sono stati introdotti, e vengono utilizzati principalmente negli studi televisivi o in manifestazioni dal vivo, i cosiddetti radiomicrofoni, che incorporano, oltre ad una normale capsula microfonica (solitamente magnetica), un circuito trasmettitore che modula il segnale su un'onda radio ed una piccola antenna che trasmette il segnale ad un ricevitore, posto vicino alla consolle o comunque all'unità che si occupa dell'acquisizione del suono. Il ricevitore si occupa quindi di riconvertire il segnale radio in un segnale audio e passarlo via cavo alla consolle.
Tali microfoni sono capaci di funzionare anche a decine di metri dal ricevitore, soprattutto in ambienti privi di ostacoli (in particolare pareti in muratura). Data però la necessità di convertire il suono in frequenze radio e poi viceversa, oltre al rischio che si esaurisca la batteria durante la performance o che altre fonti di onde radio interferiscano con la comunicazione, nei concerti e tantopiù negli studio musicali vengono preferiti i tradizionali microfoni a cavo.
I radiomicrofoni sono disponibili principalmente in due formati: viene comunemente detto gelato (per evidenti motivi di somiglianza con un cono gelato) il radiomicrofono che presenta una forma simile al microfono tradizionale e spillo il radiomicrofono in cui la capsula microfonica è separata dal resto e, data la piccola dimensione, può essere appesa al colletto della camicia o al bavero del vestito di colui che parla/canta; nei microfoni a spillo il sistema di preamplificazione, conversione e trasmissione si trova in una scatoletta a parte, collegata alla capsula per mezzo di un cavetto e che solitamente si tiene attaccata alla cintura: ciò consente una libertà di movimento massima, non essendo più necessario sorreggere il microfono con le mani, ma è il compromesso che va più a discapito della qualità sonora, dato che le dimensioni della capsula saranno ridotte al massimo.