Reggenza Italiana del Carnaro
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Motto | Quis contra nos? (lat., Chi contro di noi?) | ||
Leader (Duce) | Gabriele D'Annunzio | ||
Capitale | Fiume | ||
Superficie – Totale – % delle acque |
675 km² n/a |
La Reggenza italiana del Carnaro fu un'entità statuale proclamata da Gabriele D'Annunzio l'8 settembre 1920 nella città di Fiume (ora in Croazia).
Tale stato, che doveva il suo nome al golfo omonimo in cui era situato, non fu mai riconosciuto da altri stati e fu sostituito dallo Stato libero di Fiume nel dicembre dello stesso anno.
[modifica] Premessa: la Conferenza di Pace di Parigi
Con la fine della prima guerra mondiale, la città di Fiume - precedentemente parte del Regno d'Ungheria ma abitata prevalentemente da italiani e croati - divenne ben presto oggetto di contesa tra le due nazionalità: due Consigli Nazionali proclamarono rispettivamente l'annessione al Regno d'Italia e al neocostituito Regno dei Serbi, Croati e Sloveni.
Alla Conferenza di pace di Parigi (1919) venne dibattuto il futuro della città di Fiume, che già sotto l'Ungheria aveva costituito un "corpus separatum" al confine tra l'Istria austriaca e la Croazia-Slavonia ungherese, e che alcuni volevano ergere a stato indipendente. Gli jugoslavi rivendicarono per sé l'Istria, la Dalmazia e la Venezia Giulia comprese Gorizia e Trieste, ottenendo l'aperto appoggio del presidente statunitense Wilson. I plenipotenziari italiani a Parigi, guidati dal presidente del consiglio Vittorio Emanuele Orlando, obiettarono che tali territori erano stati promessi all'Italia in virtù del Patto di Londra ed anzi rivendicarono ufficialmente anche Fiume basandosi su criteri etnico-linguistici (la maggioranza dei fiumani parlava un particolare dialetto veneto). Tale mossa si rivelò un passo falso: la posizione negoziale italiana finì coll'indebolirsi, in quanto Fiume non era compresa nei già generosi compensi territoriali del Patto di Londra, e l'Italia fu accusata di imperialismo.
Alla ferma opposizione di Wilson, che avanzò invece la proposta di ergere la città a stato libero, il 24 aprile 1919 Orlando rispose col clamoroso abbandono della Conferenza di pace. Le trattative furono riprese qualche settimana dopo, ma oramai la posizione italiana era compromessa e, su pressione delle altre potenze dell'Intesa, Orlando rinunciò a Fiume (che sarebbe dovuta diventare una libera città-stato) ed a gran parte della Dalmazia. Ne seguì una crisi di governo in Italia, in cui Orlando fu sostituito da Francesco Saverio Nitti e additato come responsabile della "vittoria mutilata".
[modifica] Il primo periodo dannunziano: la notte di Ronchi
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Per approfondire, vedi la voce Impresa di Fiume. |
In questo frangente fu decisivo l'intervento di D'Annunzio, che prese l'iniziativa e si mise a capo di un gruppo di 2.600 nazionalisti irregolari a Ronchi, vicino a Monfalcone. In una marcia di circa 70 km, il Vate guidò i suoi "legionari" fino a Fiume, prendendone il possesso il 12 settembre 1919 in vista dell'annessione al Regno d'Italia, mentre le forze di occupazione franco-anglo-americane preferirono astenersi da interventi armati.
I legionari speravano così di facilitare l'annessione italiana della città, ma la reazione del governo fu di fermo biasimo. Tuttavia, poco venne intrapreso per cambiare lo stato delle cose: Badoglio, incaricato di prendere misure contro gli occupanti, si limitò ad attuare un blocco degli approvvigionamenti che fu facilmente aggirato da una campagna di raccolta fondi attuata dal direttore de Il Popolo d'Italia, Benito Mussolini.
[modifica] Il secondo periodo dannunziano: la proclamazione della Reggenza
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Per approfondire, vedi la voce Carta del Carnaro. |
Complice la diffusa situazione di incertezza sia in Italia (caduta del governo Nitti, maggio 1920) che all'estero, l'occupazione di Fiume proseguì per mesi e l'8 settembre 1920 D'Annunzio istituì la Reggenza Italiana del Carnaro, dotandola una costituzione (la Carta del Carnaro, scritta dal capo di gabinetto Alceste De Ambris ma rimaneggiata personalmente dal Vate); allo stesso tempo si pose a capo del nuovo governo, proclamandosi Duce.
Di fronte alla proclamazione dello stato corporativo dannunziano vennero intavolate dirette trattative diplomatiche tra i due regni di Italia e Jugoslavia al fine di trovare un accordo sui confini e di regolare la questione fiumana.
L'accordo tra Italia e Jugoslavia fu infine siglato il 12 novembre 1920 col Trattato di Rapallo, fortemente voluto dal nuovo presidente del consiglio Giovanni Giolitti.
Con il trattato gli stati firmatari riconobbero e garantirono l'indipendenza dello Stato libero di Fiume, che avrebbe dovuto sostituire la Reggenza Italiana del Carnaro, ma al contempo negoziarono clausole segrete che avrebbero attribuito la cessione alla Jugoslavia del delta del fiume Eneo e del bacino di Porto Baross (area portuale di fondamentale importanza per l'economia cittadina).
Il 31 dicembre, al termine del Natale di sangue, vista la sconfitta, D'Annunzio firmò la resa e da quel momento ebbe vita lo Stato libero di Fiume.