Rem tene, verba sequentur
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La locuzione latina Rem tene, verba sequentur, tradotta letteralmente, significa se padroneggi l'argomento, le parole seguiranno.
L'attribuzione del motto è controversa: viene fatta in maggiore misura risalire a Cicerone, anche se molto probabilmente è da attribuire a Catone il Censore, che l'avrebbe a sua volta ricavata da una citazione dall'Ars rethorica (fr. 15) di Giulio Vittore.
Tale massima, espressa da quello che è considerato il massimo fustigatore di costumi romano - oltre che grande oratore (Cicerone si vantava di conoscer almeno 150 orazioni) - è una novità nell'arte forense, in antitesi con la teoria sostenuta da Aristotele (Retorica III, 1).
Per la scuola aristotelica, infatti, possedere a fondo l'argomento che si vuole esporre non è sufficiente se non è supportato dal come lo si voglia dire. Scopo dei Libri ad Marcum filium, da cui è preso il detto, era l'educazione in proprio del figlio contro la moda del momento di avvalersi di maestri o pedagoghi provenienti dalla Grecia o comunque conoscitori della cultura ellenica.
Il concetto, espresso con parole simili, si ritrova in Cicerone (De orat. 3.125: Rerum enim copia verborum copiam gignit) da cui forse deriva la cosiddetta appropriazione indebita.