Silvano Girotto
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Silvano Girotto (Caselle, 4 aprile 1939), più noto con il soprannome di Frate Mitra, è un personaggio controverso legato alle vicende delle Brigate Rosse.
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[modifica] Biografia
[modifica] I primi anni
Figlio di un maresciallo dei Carabinieri, espatriò in Francia. Per sfuggire all'arresto per espatrio illegale accettò, diciassettenne, di arruolarsi nella Legione straniera finendo in Algeria al tempo della rivolta, da cui dopo tre mesi di servizio disertò.
Al rientro in Italia venne coinvolto in un furto in una tabaccheria con una banda giovanile, finendo nelle carceri torinesi. In carcere maturò la scelta religiosa e successivamente entrò nell'Ordine francescano, indossando il saio il 10 ottobre 1964 e assumendo il nome di padre Leone (uno dei più fedeli compagni di San Francesco).
L'attività pastorale svolta tra giovani estremamente politicizzati e la sua vicinanza agli operai in una zona come quella di Omegna dove c'era una forte presenza del Partito Comunista, gli fecero guadagnare la fama di "prete rosso", a causa della quale gli fu poi tolta l'autorizzazione a predicare dal vescovo di Novara, Placido Maria Cambiaghi.
Nel 1969 contribuì a sedare la rivolta nelle Carceri Nuove di Torino fecendo il mediatore, quindi chiese ai suoi superiori di essere inviato come missionario nel Terzo Mondo.
[modifica] Sud America
Giunto come missionario in Bolivia, uno dei paesi più poveri dell'America latina, si trovò coinvolto nella guerriglia contro il regime dittatoriale del Generale Hugo Banzer e dovette darsi alla macchia. Riparò quindi in Cile nel 1971, ottenendo asilo come profugo politico. Nel 1973 si trovava ancora nel Paese, dove poi assistette agli avvenimenti legati al golpe di Pinochet.
Durante la sua latitanza armata in Sudamerica venne dimissionato, ossia espulso dall'Ordine Francescano nel 1973, tramite un decreto emesso dalla curia provinciale dell'ordine dei frati minori di Torino, in cui era espressamente citata la sua partecipazione alla lotta armata.
Per questo motivo e per la sua militanza nella guerriglia sudamericana all'inizio degli anni settanta venne soprannominato Frate Mitra. Questo era il soprannome con cui era conosciuto nell'ambito delle Brigate Rosse tra le cui fila si infiltrò in incognito, per conto dello stato.
[modifica] Infiltrato nelle BR
Nel luglio del 1974 Girotto entrò nelle BR, nelle quali gli fu chiesto di provvedere all'addestramento dei brigatisti all' uso delle armi, a causa della sua esperienza acquisita in Sud America; grazie alle sue informazioni si arrivò all'arresto, l'8 settembre dello stesso anno, di due dei fondatori dell'organizzazione terroristica, Alberto Franceschini e Renato Curcio, nonché di alcuni esponenti del suo gruppo dirigente.
Girotto ha dichiarato di essere stato contattato da un maresciallo dei Carabinieri, del gruppo del Generale Dalla Chiesa che gli chiese di prendere contatti con le BR. L'idea di una sua possibile utilizzazione era stata suggerita ai Carabinieri da un articolo dell'onorevole Pisanò apparso sulla rivista Candido, in cui veniva illustrato come personaggio a conoscenza dei segreti delle Brigate Rosse e in grado di fornire un contributo per salvare il magistrato Mario Sossi, che era stato rapito dai brigatisti. Sulla copertina di quel numero del Candido era pubblicata la sua foto in abiti talari, ed era chiamato col nome di frate mitra, appellativo con cui verra' comunemente indicato in seguito.
I suoi incontri con i capi delle BR furono solo tre, dopo i quali i Carabinieri preferirono intervenire, ritenendolo in pericolo. Girotto ha dichiarato che la sua intenzione sarebbe stata invece quella di penetrare più a fondo l’organizzazione per fare una retata più completa.
In un'intervista del 1975 Silvano Girotto, "Frate Mitra", affermò: "io non sono concettualmente contrario alla lotta armata (...) ma lo sono quando essa non è necessaria. La mia avversione alla lotta armata è qui, in Italia... non c'è stato alcun cambiamento di linea politica da parte mia, ancora oggi se tornassi in America latina riprenderei il mitra perché so che purtroppo laggiù non esiste alternativa ma è desolante vedere che anche nel mio paese si vuol arrivare a quel tipo di situazione quando invece è ancora evitabile."
[modifica] Vita normale
Dopo l'arresto di Renato Curcio si fece assumere come operaio presso l'Amplisilence di Robassomero a Torino, dove fu eletto sindacalista e fece parte del consiglio di fabbrica.
Nel 1978 si presentò spontaneamente a testimoniare contro le Brigate rosse nel processo di Torino. Dopo il processo alle Brigate Rosse, andò a lavorare per qualche anno come capo tecnico impiantista negli Emirati Arabi e poi nello Yemen, per quindi ritornare in Italia nel 1981 e stabilirsi a vivere nel Piemonte.
Il 10 febbraio 2000 venne ascoltato nella 62a seduta della Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi [1], per il quale aveva fornito una bozza del libro autobiografico che pubblicò due anni dopo.
[modifica] Bibiliografia
- Silvano Girotto. Mi Chiamavano frate mitra, Ed. Paoline 2002, ISBN 8831523139