Discussione:Teatro latino
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Indice |
[modifica] Il culmine...
Sposto in discussione la seguente pericope:
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all'inizio dell'articolo intesi come apice del teatro latino: concedo l'entusiasmo per Plauto e, in absentia, il disagio verso Seneca teatrale, ma in assenza di documentazione adeguata per valutare quanto sia stato scritto prima di Livio Andronico, definire questo un "apice" mi sembra affermazione azzardata (che non rende giustizia al pur bistrattato Terenzio). Supponendo che si tratti di una svista e intendendo che si volesse indicare invece Terenzio, ho corretto (anche partendo dalla presenza della coppia Plauto Terenzio poco sotto, scritti con cronologia invertita "Terenzio-Plauto"). Non sono abbastanza esperrto di teatro per dire di essere certo al cento per cento delle mie deduzioni. Se mi sono riferite le fonti dell'affermazione posso ricredermi prontamente. - εΔω
[modifica] ...lavori in corso
La voce ha più o meno un'ossatura, in cui andrebbero inseriti i contenuti (ho inserito qualche fonte nella sezione risorse). L'incipit è discutibile, andrebbe rivisto e le affermazioni verificate. --Yuma · parliamone 21:06, 5 mag 2006 (CEST)
Da reinserire una sezione 'personaggi' che ho tolto per mancanza di informazioni complete. Agli autori di teatro latini per il momento è riservato solo un elenco in 'voci correlate'. Bisognerebbe aggiungere una sezione che ne presenti almeno una panoramica generale.--Yuma · parliamone 19:44, 6 mag 2006 (CEST)
- Per il momento la stretta necessità di navigazione è salva. Concordo con te e ci posso metter mano, ma non a breve termine. - εΔω 21:42, 6 mag 2006 (CEST)
[modifica] Ateniesi e Romani, uno a uno
Sposto in discussione questa affermazione a mio parere forzata e un filo tendenziosa:
Se Pericle ordinò che i cittadini più abbienti organizzassero gli spettacoli, tassandoli in modi che i cittadini meno ricchi potessero entrare gratuitamente a teatro (il noto theorikòn), parlare di "colta minoranza" relativamente agli Ateniesi mi pare improprio. Anche attribuire implicitamente una maggiore sensibilità agli ateniesi rispetto ai romani è una forzatura: semplicemente i contesti erano molto diversi: per gli Ateniesi tragedia e commedia erano eventi di carattere religioso oltre (e forse prima) che artistico, ed erano eventi così strettamente connessi con il contesto politico-bellico locale che allo spettatore apparivano trasparenti le implicazioni che a noi richiedono invece una conoscena aggiuntiva di tali contesti. Ilteatro romano ci è noto invece in un periodo in cui aveva da tempo perso la sua valenza rituale, ed era inserito nella logica di instrumentum imperii tipica delle rappresentazioni artistiche romane, dunque si parli di differente sensibilità e contesto a parità di rappresentazione artistica. O sbaglio? - εΔω 22:13, 6 mag 2006 (CEST)
[modifica] Teatro vs letteratura: un'altra opposizione pretestuosa
Cito dal testo (questa volta però non riesco né a sradicare né a rimaneggiare senza riscrivere di brutto) questo brano sulla satura drammatica:
Insomma, l'uso del termine "letteraria" non mi spiega l'opposizione qualitativa (eleva) e di medium (forma indipendente... esclusivamente letteraria) tra teatro e letteratura. Da come leggo si ricava l'impressione che i manuali di letteratura latina inseriscano Paluto Terenzio e Seneca perché costretti, ma che lo eviterebbero volentieri perché grazie a Zeus non ci sono arrivate tracce della sporca attività manuale di spregevoli attorucoli che hanno il triste incarico di infangare di materialità le immortali parole che per necessità le eccelse menti dei dotti letterati hanno concepito su ispirazione divina (e quelle sì che contano)?
- Personalmente sacrificherei volentieri tutte le sentenze di Publilio Siro in cambio di una togata o un mimo interi.
- L'opposizione Teatro-Letteratura, manichea e gnostica, non rende giustizia né al teatro, definito all'inizio una delle più alte espressioni della romanità, né alla letteratura, legata alla concretezza soprattutto nella letteratura latina. Oggi come ieri il teatro non è meno letterario del fumetto o, non saltate sulla sedia, della Divina Commedia. - εΔω 08:46, 7 mag 2006 (CEST)
- L'obiezione è motivata e meriterebbe una risposta più articolata di quella che sono in grado di esprimere, nella mia sconfinata ignoranza. Cerco di dare il mio contributo sui diversi temi proposti da Edo.
- Satura e 'satire'. La questione, affrontata in modo poco convincente nei testi che ho a disposizione, è il rapporto tra la satura latina delle origini (definibile come origine delle più compiute opere drammaturgiche seguenti, ma decisamente festaiola e pre-letteraria) e la forma - di portata letteraria enorme - delle pur omonime satire, per esempio di Orazio. Il quale però (credo) non prevedeva di farle rappresentare in pubblico. (Quindi esulano dall'argomento teatro latino.) Qui ci vorrebbe uno studio più approfondito, io non credo di esserne in grado. Credo che tu possa meglio di me aggiustare il tiro delle affermazioni che citi (in tutta sincerità, non ho motivo né titolo per difenderle).
- La differenza tra una forma teatrale e una forma letteraria è molto semplice, e non è un giudizio di valore: una forma (o un genere) teatrale, indipendentemente da un testo, è qualcosa che è stato pensato per la scena. Le opere scritte pensate per il teatro hanno una doppia valenza: teatrale e letteraria. Le opere NON pensate per la scena non possono che essere (in attesa di una definizione migliore) 'esclusivamente letterarie'.
Concordo sul fatto che la frettolosa affermazione che il teatro sia 'una delle massime espressioni della cultura' etc. forse andrebbe cambiata, se non motivata: in realtà il teatro scritto che ci rimane non è paragonabile rispetto al resto della letteratura latina, riguardo all'importanza (e questo è un giudizio di valore) che i testi 'letterari' rivestono nella nostra comprensione della cultura latina.chiedo scusa, forse qui ti ho semplicemente frainteso- La storia del teatro, almeno dagli anni '70, non si basa certo sulla contrapposizione con la letteratura, ma cerca di non risolversi in 'storia della letteratura teatrale', cercando un suo metodo e un suo linguaggio. Ci sono studiosi illuminati (penso a Dario Del Corno, o a Guido Davico Bonino) che riescono a mettere in comunicazione le due discipline, ma possono farlo perchè ne hanno individuato i codici, che sono diversi e rispondono a esigenze diverse. Un esempio lampante: provatevi a leggere (in silenzio, come si fa con un romanzo) una qualsiasi delle opere di Shakespeare, e ditemi se non è il peggior libro che abbiate mai letto.
- In definitiva, credo che affermare le differenze dei saperi non deve significare una contrapposizione, ma la scoperta di una prospettiva nuova da cui osservare lo stesso oggetto. Leggo Asterix (specie i primi tradotti da Marcello Marchesi) e Ariosto con lo stesso gusto, e li considero alta letteratura. Il teatro forse soffre ancora di un complesso di inferiorità - non dimentichiamo che gli attori e le attrici vennero considerati spesso reietti e prostitute, in recenti epoche storiche -. Certo un'enciclopedia, pure straordinaria come questa, non ha il compito di risolvere la questione ma di documentarla, ma questo confronto mi piace molto, e sono certo che può produrre una sintesi interessante. --Yuma · parliamone 15:20, 7 mag 2006 (CEST)