Telebiella
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Telebiella | ||
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Anno di lancio: | 1972 | |
Anno di chiusura: | ||
Share di ascolti: | ( ) | |
Posseduto da: | Associazione Telebiella 2000 (Onlus) | |
Nomi precedenti: | Telebiella A21 GAT (gruppo Aiazzone Televisivo) | |
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Servizio di differita: | ||
Indirizzo web: | http://www.telebiella.it | |
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Telebiella è un'emittente televisiva originariamente via cavo creata negli anni Settanta da Giuseppe Sacchi detto Peppo, ex regista della RAI, in un ex convitto del centro di Biella.
Indice |
[modifica] Storia
L'emittente é stata la prima televisione libera italiana a contrastare il monopolio della RAI. Venne registrata in tribunale il 20 Aprile 1971 come "Giornale periodico a mezzo video". L'emittente incominciò le trasmissioni via cavo il 6 aprile 1972, sfruttando una lacuna del codice postale che, risalendo al 1936, non contemplava l'esistenza della televisione via cavo.Prima trasmissione di telebiella e quindi della televisione libera italiana, fu un messaggio di presentazione di Ivana Ramella, moglie di Peppo Sacchi.Vedi i primi storici filmati di Telebiella
L'emittente ieri come oggi ha una vocazione informativa: infatti si registrò nel 1971 al Tribunale di Biella, come: "Giornale periodico a mezzo video". Nonostante la focalizzazione sull'informazione, con telegiornali e talk show, Telebiella ospitò anche la prima trasmissione "leggera" di spettacolo, non della Rai, il mitico Campanile in vasca?
Immediatamente sorsero con modalità analoghe altre emittenti in varie regioni d'Italia, a volte con l'aiuto di Telebiella stessa, o dichiaratamente ispirate a questa. Fu questo ad esempio il caso di Videobologna, nata durante il periodo del taglio del cavo di Telebiella con l'appoggio di Enzo Tortora (che fu grande sostenitore della pionieristica emittente piemontese), allora direttore di un quotidiano bolognese.La battuta fu che VideoBologna noleggiò "il furgone di Telebiella, Peppo Sacchi incluso". Molti furono gli appassionati di emittenza, che letta sui giornali la vicenda si recarono a Biella. Tra questi ci fu anche il fondatore di telealtomilanese e antenna 3 Renzo Villa.
Il governo reagì con il D.P.R. n. 156 del 29/3/1973 che unificava tutti i mezzi di comunicazione a distanza in una sola categoria, rendendo così illegali i canali privati, e disponendone la disattivazione con un successivo decreto del maggio dello stesso anno. I titolari non eseguirono l'ordine e il primo giugno 1973 il governo Andreotti fece oscurare dalla polizia postale l'emittente. La questione divenne di rilevanza politica nazionale perché i repubblicani ritirarono, proprio sul tema della riforma della televisione, l'appoggio esterno al Governo Andreotti II che fu costretto a dimettersi. Il Crepuscolo della tv, Il romanzo autobiografico di Peppo Sacchi
Telebiella conduce quindi una coraggiosissima battaglia legale: un cittadino biellese, denuncia infatti alla pretura di Biella Peppo Sacchi, per violazione delle norme in materia postale. Il pretore,Giuliano Grizi, interrompe il procedimento nei confronti del Sacchi, e in qualità di "Giudice a Quo", solleva il dubbio di incostitituzionalità alla corte costituzionale.Risultato della battaglia legale sono la Sentenza n. 225 del 1974 e Sentenza n. 226 del 1974, per quanto riguarda gli impianti di televisione via cavo e la ripetizione delle televisioni estere in lingua italiana (telemontecarlo, TeleCapodistria,televisione svizzera di lingua italiana).
Telebiella fece ricorso anche alla Corte Europea impugnando la legittimità del monopolio televisivo italiano. La sentenza fu sfavorevole, ma influenzò grandemente, invece l'iter del ricorso alla Corte Costituzionale che portò alla sentenza 226 del 1974 [1]. Nell'anno successivo il governò emanò la legge 103/75 (la legge di "Riforma") che autorizzava le trasmissioni via cavo monocanale e la ripetizione via etere della televisione svizzera. Telebiella riprese a trasmettere via cavo, affiancata da un canale radiofonico via etere, Radiobiella. Nel 1976 la Corte Costituzionale Sentenza n 202 del 1976 autorizzò anche le trasmissioni radiotelevisive via etere in ambito locale.La materia non venne regolamentata dalla legge se non dal c.d. decreto Craxi in un senso, in senso favorevole alle nascenti grandi reti televisive commerciali [2], in quanto si basava sulle syndication, principio poi dichiarato incostituzionale. [3]
Un tale quadro legislativo le piccole Tv libere, come Telebiella, rimasero completamente soccombenti, continuando una vita stentata.
A 35 anni dall'inizio della sua attività, Telebiella ha raggiunto almeno, l'obiettivo del riconoscimento morale del ruolo avuto che è culminato in un intervento in videoconferenza del ministro Paolo Gentiloni [4] in un convegno celebrativo.
Telebiella è tutt'ora esistente ed è ancora guidata dal fondatore "Peppo" e dalla moglie Ivana Ramella, prima annunciatrice della televisione libera italiana.
[modifica] Personaggi televisivi di rilievo
Grande sostenitore di Telebiella fu Enzo Tortora, allora in rotta di collisione con la tv di stato.
Anche il cantautore Bruno Lauzi, che già aveva acquistato larga fama, partecipò attivamente alla programmazione di Telebiella [1]..
Ezio Greggio, nativo di Cossato (Bi) debuttò diciottenne proprio su quest'emittente e divenne in seguito uno dei personaggi televisivi più noti.
Nel corso degli anni settanta e ottanta Telebiella ha incrociato il suo destino con un altro mito delle storia della televisione locale italiana: il mobilificio Aiazzone, anch'esso biellese.Molti degli allora ragazzi della prima fase di Telebiella, furono poi assunti nella grossa struttura di Aiazzone, con compiti anche di prestigio.
[modifica] Riferimenti
- ↑ Bruno Lauzi, Tanto domani mi sveglio, Autobiografia in controcanto Gammarò editori pag. 122