Telediffusione Italiana Telenapoli
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Telenapoli fu una delle primissime emittenti private di televisione: si segnala un tentativo di trasmettere via cavo nel 1966, non riportato dai testi più diffusi di storia della televisione ed un secondo tentativo nel 1970, che avrebbe sempre secondo alcune opere divulgative sulla storia della libera emittenza probabilmente preceduto di qualche mese l'esperienza di Telebiella.
Indice |
[modifica] La disputa sulla priorità
Nella disputa su quale sia stata la prima televisione libera italiana bisogna prima concordare quale è il criterio da usare per determinare la priorità. L'esperienza napoletana parrebbe essere anteriore in senso cronologico. Il dubbio è se possa essere considerata o meno una prima forma (anche se embrionale) di televisione via cavo. Appare strano che nessun dirigente o dipendente Rai, dal 1966 al 1972 abbia mai denunciato alle autorità competenti, o anche solo segnalato l'esistenza di Telediffusione italiana. Per il cablaggio di interi quartieri sarebbero, poi, serviti poi autorizzazioni comunali difficili da ottenere. L'emittente biellese fondata da Giuseppe Sacchi, fu la prima a trasmettere "legalmente" nel senso che fu quella che dopo aver ottenuto regolare registrazione in tribunale, con un lungo braccio di ferro con la polizia postale, arrivò alla sentenza della Corte Costituzionale che portò alla liberalizzazione delle tv locali.
Nel giugno 1973 il governo Andreotti fece oscurare dall'escopost le due emittenti. Ma quando la questione divenne di rilevanza politica nazionale perché i repubblicani ritirarono, proprio sul tema della riforma della televisione, l'appoggio esterno al Governo Andreotti II che fu costretto a dimettersi, la battuta fu che "Andreotti, inciampò nel cavo di Telebiella e cadde".
Il tentativo napoletano va comunque inquadrato nel ristretto manipolo di precursori, di cui è difficile stabilire una cronologia esatta degli avvenimenti. Protagonista fu l'ing. Gregorio che, come ha più volte affermato, avrebbe collegato mediante cavo coassiale alcuni fabbricati del centro di Napoli. Dall'esperienza di Telediffusione Italiana, nacque Telenapoli, che trasmise anche via etere.
[modifica] Storia di Telediffusione Italiana - Telenapoli
La “Telediffusione Italiana Telenapoli”, fondata da Pietrangelo Gregorio, iniziò le trasmissioni via cavo a Napoli, il 24 dicembre 1966, trasmettendo, per prima, spot pubblicitari per promuovere alcuni prodotti in vendita presso i magazzini Upim. Quindi si collegarono al cavo numerosi bar e pubblici esercizi. Subito dopo iniziarono gli allacciamenti agli utenti privati.
I programmi, inizialmente, comprendevano i titoli dei quotidiani “il Mattino” e “Roma”, piccoli spettacoli di cabaret e canzoni napoletane. Tutti i programmi andavano in diretta perché all’epoca mancavano i videoregistratori. Successivamente, i programmi più impegnativi venivano filmati con cineprese 16 mm, accoppiate al Nagra e una volta sviluppati e montati in moviola i filmati,venivano trasmessi più volte col telecinema. Per regolarizzare meglio l’attività, nata come ditta individuale nel 1976 e per soddisfare le richieste crescenti di allacciamenti, il 17 dicembre 1970 si costituì la società “Telediffusione Italiana”, con atto del notaio Carlo Tafuri (repertorio n°10965 – Raccolta 511). Orbene, anche prendendo come documento ufficiale questa tardiva costituzione della società “Telediffusione Italiana”, datata 17 dicembre 1970, rimane tacitamente acquisita la priorità della televisione via cavo napoletana, rispetto a quella di Telebiella, che iniziò le trasmissioni (come riportato dal suo stesso sito Internet [1] solamente il 6 aprile 1972.
Quindi, la “primogenitura” resta, indiscutibilmente, alla Telediffusione Italiana Telenapoli. Telebiella, fondata da Peppo Sacchi nel 1972 (sei anni dopo la nascita della Telediffusione Italiana Telenapoli) ha il grande merito di essere stata la prima emittente ad aver intrapreso azioni legali che convalidarono la liceità della TV Cavo, contribuendo alla nascita di numerose televisioni libere in Italia. Per questo merito ha acquisito una notevole notorietà (grazie anche al coinvolgimento di testimonial quali il presentatore Enzo Tortora e il cantante Bruno Lauzi), al punto che importanti autori hanno ritenuto, e non a torto, che Telebiella fosse anche la prima TV Libera nata in Italia. Nel volume “Da Gregorio a Berlusconi – la vera storia della Televisione Libera in Italia”di Annamaria Ghedina (edizioni Vittorio Pironti), e ne “il Mucchio Selvaggio” di Dotto e Piccinini (edizioni Mondadori), le varie trasmissioni RAI e di Mediaset (in particolare Matrix del 3 novembre 2006) e così via, per smentire coloro che sostengono che “mancherebbero riscontri” per stabilire la primogenitura di Telediffusione Italiana. Dopo tutto basterebbe la data certa della costituzione della società, avvenuta nel 1970, qualche mese prima della registrazione in tribunale di Telebiella, come giornale periodico a mezzo video.
E’ anche utile per gli studiosi ricordare che, con l’intervento determinante del “Gruppo Enrico ed Ubaldo Capozzi”, la Telediffusione Italiana Telenapoli, progredì al punto che nel 1975 fu considerata la più importante TV Cavo d’Europa, con i suoi 380 chilometri di cavo, 200.000 test point per allacciamenti, 150 dipendenti, 15 giornalisti, sei studi televisivi a colori.
Con la liberalizzazione della “via etere” del 1976, la TV cavo diventò obsoleta e Pietrangelo Gregorio realizzò “Napoli Canale 21”, la prima emittente televisiva via etere della Campania.
Per un errore di battuta nel testo è stato riportato l'anno 1976 invece di 1966.
Dal libro di Annamaria Ghedina “la vera storia della TV libera in Italia – da Gregorio a Berlusconi"
[modifica] Il decreto-catenaccio del ministro Gioia
A distanza di oltre trenta anni dagli avvenimenti persistono tuttora due opposte interpretazioni della interruzione delle trasmissioni via cavo, e della sua successiva liberalizazione.
Una tesi sostiene che era stato il decreto di archiviazione da parte del pretore di Biella per il titolare della Tv via cavo ad indurre il Governo a emanare un decreto legislativo che ricomprendeva tra le attività necessitanti una autorizzazione amministrativa le Tv via cavo.
Secondo Telediffusione Italiana - Telenapoli era stato il fatto che la stessa aveva surclassato la RAI trasmettendo a colori via cavo il Festival di San Remo 1973, ad impressionare l’allora Governo Andreotti, che per tutelare il regime di monopolio e per fermare la “fioritura “ indiscriminata di emittenti televisive via cavo, emise un decreto catenaccio.
Di fatto il ministro delle Poste Giovanni Gioia, sulla base del nuovo testo unico emanava una disposizione che vietava categoriocamente le trasmissioni televisive via cavo in Italia : “… LA TELEVISIONE VIA CAVO E’ INTERDETTA IN ITALIA. CHIUNQUE RISULTI IN POSSESSO DI APPARECCHIATURE ATTE A TRASMETTERE VIA CAVO DEVE PROVVEDERE ALL’IMMEDIATA DENUNZIA ED IMPEGNARSI A NON UTILIZZARLE, PENA L’ARRESTO..” .
Le Dure&C, gli unici, all’epoca, davvero in possesso di una miriade di apparecchiature (oltre le proprie detenevano anche quelle commissionate dai vari titolari di emittenti sparsi per l’Italia).
Un danno enorme. Fu un vero crac! Negli studi della Telediffusione Italiana di via Toledo, c’era aria di tregenda. L’ultimatum del ministro scattava a mezzanotte. L'unica emittente che non interruppe le trasmissioni fu appunto Telebiella. I collaboratori di Telebiella, capitanati da Peppo Sacchi, iniziarono una dura battaglia, e vennero ribattezzati "i tupackamaorz del video".
[modifica] L’ultima trasmissione
Alle 22,30 di quel fatale maggio andò in onda l’ultimo telegiornale della Telediffusione Italiana. Il giornalista Angelo Maggi usò parole infuocate contro i politici “vil razza dannata” .
La giovanissima presentatrice Rossana Della Valle, con le lacrime agli occhi e la voce rotta per l’emozione pronunciò il “de profundis” : ”… Fra qualche minuto (era circa mezzanotte) la nostra emittente cesserà per sempre le trasmissioni. Mi unisco ai soci della Telediffusione Italiana, alle maestranze, ai tecnici, per esprimere a voi cari telespettatori, che con attaccamento e simpatia ci avete seguito per sei anni, dandoci la vostra fiducia, il nostro più vivo e sentito ringraziamento. Vi ricorderemo sempre con affetto, come speriamo vi ricorderete della Telediffusione Italiana e di me, la vostra Rossana Della Valle..”
Le sue ultime parole furono interrotte da un singhiozzo, e la telecamera si spostava sulla bandiera italiana, con al centro la scritta “Libertà”, mentre veniva ammainata al suono dell’inno nazionale!
[modifica] Voci correlate
[modifica] Bibliografia
- Aldo Grasso La Tv del sommerso Edizioni Mondadori Milano, 2006 ISBN 88-04-56194-7
- Annamaria Ghedina Da Gregorio a Berlusconi, vera storia della televisione libera in Italia.Edizioni Vittorio Pironti.
- Dotto Piccinini "Il Mucchio Selvaggio" Edizioni Mondadori.