Terza Posizione

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Terza Posizione fu un'organizzazione extraparlamentare italiana di estrema destra degli anni settanta fondata nel febbraio del 1976, presso la "Libreria Romana" da Walter Spedicato, Roberto Fiore (fondatore di “Forza Nuova”), Gabriele Adinolfi e Peppe Dimitri.

Inizialmente il nome di questo gruppo era Lotta studentesca, successivamente modificato in Terza Posizione.
L'obiettivo dell'organizzazione era volto alla sovversione dell'ordinamento costituzionale democratico e alla creazione di un proprio modello di stato di ispirazione neofascista, da perseguire sul piano internazionale in opposizione ai due imperialismi degli USA e dell’URSS (da qui “Terza Posizione” appunto). Il motto principale di Terza Posizione era: "Né fronte rosso, né reazione, Terza Posizione!". Infatti questa si definiva nominalmente alternativa al comunismo e alla destra reazionaria.

[modifica] Diffusione

L'organizzazione accolse molti ex-militanti di gruppi come Ordine Nuovo, Avanguardia Nazionale, Lotta di Popolo, Fronte Studentesco, disciolti per apologia del fascismo. Nel dicembre 1979, in una sede di Terza posizione a Roma vennero arrestati tre esponenti dell’organizzazione, sorpresi durante il trasporto di una cassa di bombe a mano. Dalla perquisizione effettuata dalla polizia emersero diverse divise da carabiniere e guardia di finanza, documenti falsi, armi ed esplosivi. Nel settembre del 1980, Fiore, Adinolfi ed una quarantina di esponenti di Terza Posizione furono oggetto di mandato di cattura.
Fiore ed Adinolfi fuggirono all'estero, lasciando la guida del gruppo a Giorgio Vale (già esponente di spicco dei NAR). Giusva (Giuseppe Valerio) Fioravanti dei NAR accuserà poi Fiore ed Adinolfi di essere espatriati portando con se la “cassa” del movimento.

Nel giugno 1980, il giudice Mario Amato, titolare di un'inchiesta sull'eversione neo-fascista e sui legami tra Terza Posizione e i NAR, viene assassinato da un commando di cui fanno parte i terroristi Gilberto Cavallini e Luigi Ciavardini, I mandanti dell'assassinio sono Francesca Mambro e Valerio Fioravanti. Il giudice aveva svolto le indagini isolato dai suoi superiori, tra cui il procuratore capo e membro della loggia massonica P2 Giovanni De Matteo, e sotto continui attacchi da parte del collega Antonio Alibrandi, di note simpatie di destra e padre del terrorista Alessandro Alibrandi, membro di Terza Posizione e dei NAR.

Parallela alla struttura ufficiale del gruppo, sorse un nucleo operativo clandestino, guidato da Peppe Dimitri. L'arresto di quest’ultimo, nell'estate del 1980 portò al distacco da questa del nucleo operativo e la definitiva fusione di quest'ultimo con i NAR di Valerio Fioravanti. Successivamente Peppe Dimitri si iscrisse ad Alleanza Nazionale e divenne consigliere di Gianni Alemanno.

[modifica] Ideologia

L'ideologia di Terza posizione si discostò da quella delle precedenti organizzazioni neo-fasciste per l'accento movimentista, mantenendo una forte impronta reazionaria. I riferimenti culturali dell'organizzazione erano caratterizzati da un'impostazione militaristica, da un nazionalismo estremista che guardava con favore ai movimenti di liberazione nazionale, dall'apologia della separazione razziale, dalla propaganda di un imprecisato "stile di vita legionario", e dalla vicinanza con la tradizione del fascismo rivoluzionario e del nazismo, come testimonia la scelta del simbolo adottato dal gruppo.

Scrive Adinolfi a riguardo dell’esperienza di TP:
“(…)Rappresentò la punta di diamante di un’insofferenza generazionale, di chi voleva abbattere tutte le forme vuote di un mondo decrepito per affermare al loro posto valori nuovi ed eterni.
Conoscerla, prenderne ispirazione, modellarvisi con molto criterio, può essere una cosa giusta. A patto di non riproporla (…) Ogni soggetto è figlio del suo tempo.”

Il giudice Mario Amato, pochi giorni prima di essere assassinato, testimoniera' davanti al Consiglio Superiore della Magistratura: “(…)attraverso i parziali successi delle indagini su singoli episodi terroristici sto arrivando alla visione di una verità d'assieme, coinvolgente responsabilità ben più gravi di quelle stesse degli esecutori materiali degli atti criminosi”.