Vittorio Cini
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Vittorio Cini, Conte di Monselice (Ferrara, 20 febbraio 1885 - Venezia, 18 settembre 1977) era un finanziere al quale era attribuito uno dei patrimoni italiani più cospicui dei suoi anni. Ereditò dal padre alcune cave di trachite nel Veneto ed alcuni terreni nel Ferrarese.
Studiò economia e commercio in Svizzera, in Italia fu il primo a intraprendere importanti opere di bonifica (Pineta di Destra e Giussago) per strappare le terre all'erosione del mare.
Compì lavori di canalizzazione e progettò una rete per la navigazione interna della Valle Padana.
Partecipò alla prima guerra mondiale, poi si dedicò a valorizzare la sua città d'adozione, Venezia, che volle non fosse più considerata unicamente un grande museo, ma anche un centro di nuovo benessere: fu così che gettò le basi per la costruzione del porto industriale di Marghera.
Gli venne affidata, più tardi, la gestione delle acciaierie ILVA, in pessime condizioni economiche: gli bastarono pochi mesi per risanarle.
Dal 1936 al 1943 fu Comissario Generale dell'Esposizione Universale di Roma.
Ministro delle Comunicazioni nel febbraio 1943 (ultimo gabinetto Mussolini), lasciò la carica per profonde divergenze con il capo del governo.
Dopo l'8 settembre venne catturato dai tedeschi ed internato a Dachau, da dove il figlio Giorgio (che aveva ricavato del denaro vendendo tutti i gioielli della madre, l'attrice Lyda Borelli) riuscì a farlo evadere corrompendo i guardiani delle SS.
Nel 1949 il figlio morì in un incidente di volo e Vittorio Cini dedicò da allora la sua vita a opere di filantropia. Acquistò un'intera isola, quella di San Giorgio, davanti alla riva di Piazza San Marco, e istituì la Fondazione Cini, centro d'arte e di cultura, sede di istituti di preparazione professionale e di addestramento dei giovani alla vita sul mare.