A me mi
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A me mi è una forma rafforzativa della locuzione pronominale a me, diffusa soprattutto nella lingua orale. Spesso considerata uno degli errori più comuni della lingua italiana, compare talora nello scritto e nel parlato con fini parodici.
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[modifica] Grammatica
L'espressione a me mi ricorre nel discorso quasi sempre all'inizio di una proposizione oppure, più raramente, subito dopo il soggetto. La s'incontra per lo più accostata a verbi intransitivi con funzione logica di complemento di termine: a me mi pare, a me mi piace, ecc. Sporadicamente è anche usata, in modo assolutamente scorretto, per esprimere il complemento oggetto.
Fra i pronomi me e mi possono trovarsi intercalati altri sintagmi. In particolare, la separazione dei pronomi risulta necessaria per esprimere l'avverbio non: a me non mi; è frequente inoltre in presenza di un soggetto, soprattutto se retto da un verbo transitivo: a me il professore mi ha dato 6, ecc. Nelle proposizioni con verbo intransitivo invece, il soggetto, qualora esplicitato, si colloca normalmente dopo il verbo.
[modifica] Correttezza
L'accostamento dei due pronomi col medesimo significato si può riscontrare in molti autori classici della lingua italiana e non è considerato da tutti i grammatici un errore. In effetti non esiste regola che vieti la ripetizione successiva di più parole con il medesimo significato.
Per esempio il linguista Aldo Gabrielli ne scrive in proposito: «Non è errore, non è da segnare con matita blu, e nemmeno con matita rossa. Qui pure si tratta semplicemente d'un di quei casi in cui la grammatica concede l'inserzione in un normale costrutto sintattico di elementi sovrabbondanti al fine di dare alla frase un'efficacia particolare, un particolare tono. È insomma uno dei tanti accorgimenti stilistici di cui tutte le lingue fanno uso».
Secondo Giovanni Nencioni, presidente onorario dell'Accademia della Crusca, non si tratterebbe di una ripetizione, la quale implica identità con l'elemento ripetuto, né di un riempitivo, il quale implica superfluità e inutilità.
Ciononostante, come tutte le ridondanze, suona inelegante, se non è usato con moderazione e a ragion veduta.
Nel dialetto toscano il raddoppiamento del pronome personale dativo è un fenomeno morfologico piuttosto frequente e non è considerato neanche un pleonasmo.
[modifica] Esempi
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«A me mi par di sì: potete domandare nel primo paese che troverete andando a diritta»
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(Alessandro Manzoni, I promessi sposi, cap. XVI)
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[modifica] Bibliografia
- Aldo Gabrielli: Il museo degli errori, Oscar Mondadori, Milano, 1977. ISBN 88-04-35418-6