Agostino Nifo
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Agostino Nifo (Sessa Aurunca, Caserta, circa 1473 - 1538 o 1545 o 1546), fu un filosofo.
[modifica] Biografia
Durante i propri studi Nifo fu all'Università di Padova, dove studiò filosofia divendo allievo di Nicoletto Vernia.
Fu professore di filosofia all'[Università di Padova]] e in seguito insegnò anche Napoli, Roma e Pisa, guadagnando una fama tale da essere incaricato da Papa Leone X di difendere la dottrina cattolica sull'immortalità contro gli attacchi di Pietro Pomponazzi e degli alessandristi. Fu ricompensato con la nomina a conte palatino con il diritto di assumere il cognome del Papa, Medici.
La sua prima filosofia si ispirava ad Averroé, egli poi modificò la propria visione giungendo a posizioni più vicine all'ortodossia cattolica. Nel 1495 pubblicò un'edizione delle opere di Averroé corredate di un commento compatibile con la sua nuova posizione.
Nella grande controversia con gli alessandristi egli si oppose alla tesi del Pomponazzi che l'anima razionale è inseparabile dal corpo materiale e dunque la morte di questo porta con sé anche la scomparsa dell'anima. Gifo sostenne invece che l'anima individuale, quale parte dell'intelletto assoluto, è indistruttibile e alla morte del corpo si fonde in un'unità eterna.
Lo si ritiene protagonista di un curioso episodio: nel 1523 infatti pubblicò il trattato in latino De regnandi peritia, che alcuni ritengono essere un plagio del più noto Il Principe di Machiavelli (scritto nel 1513 ma pubblicato postumo solo nel 1531) del cui manoscritto il Nifo sarebbe venuto in possesso.
[modifica] Le opere
Le sue opere principali sono:
- De immortalitate animi (1518 e 1524);
- De intellectu et daemonibus;
- De infinitate primi motoris quaestio
- Opuscula moralia et politica
- De regnandi peritia (1523)
Furono poi più volte ripubblicati, in quanto ebbero grande diffusione i suoi numerosi commentari su Aristotele, l'edizione più nota fu quella stampata a Parigi nel 1654 in quattordici volumi (compresi gli Opuscula).