Annullamento (amministrativo)

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L'Annullamento amministrativo è esso stesso un atto amministrativo di 2° grado, con il quale viene ritirato, con efficacia retroattiva, un atto amministrativo innvalido per la presenza di vizi.

Indice

1 Richiesta
2 Effetti
3 Termini
4 Voci correlate

[modifica] Richiesta

L'atto di annullamento può essere richiesto:

dall'interessato, tramite il ricorso amministrativo;
d'ufficio, cioè è disposto dalla stessa pubblica amministrazione;
dal giudice amministrativo tramite una sentenza passata in giudicato.

[modifica] Effetti

L'annullamento ha efficacia retroattiva. L'annullamento fa venir meno l'atto invalido dal momento in cui è stato emanato facendone venir meno gli effetti.

In alcuni casi è possibile che non sia possibile ripristinare esattamente la situazione iniziale è inammissibile, per esempio quando dall'annullamento verrebbero pregiudicati le posizioni giuridiche di terzi di buona fede; in questi casi la retroattività non è applicata completamente.

[modifica] Termini

Nel caso l'annullamento sia richiesto dalle parti interessate, questo deve essere fatto valere entro 60 giorni dal momento in cui è stato notificato l'atto o da quello in cui l'interessato ne è venuto a conoscenza. Il termine è maggiore se l'atto rispetto il quale si vuole far valere l'annullabile, è lesivo di un diritto soggettivo e non di un interesse legittimo; in questo caso i termini sono quelli previsti per i diritti lesi.

Scaduto il termine, gli interessati non possono più richiedere l'annullamento dell'atto amministrativo viziato, e si parla di consolidazione per inoppugnabilità.

L'atto, anche se consolidato, può essere comunque annullato su iniziattiva della Pubblica amministrazione, con un provvedimento di autotutela.