Arioaldo
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Arioaldo (o Ariovaldo) fu re dei Longobardi e re d'Italia dal 626 al 636.
Duca di Torino della stirpe dei Caupu, ariano, Arioaldo fu marito di Gundeperga, figlia di Teodolinda e del re Autari. Durante gli ultmi anni di regno del predecessore Adaloaldo, suo cognato (figlio di Agilulfo e di Teodolinda, era fratellastro di Gundeperga), guidò la fronda ariana ai tentativi di cattolicizzazione dei Longobardi condotti dalla regina madre Teodolinda, che teneva le redini del potere nominalmente detenuto dal giovane figlio. Più che da motivazioni religiose, l'opposizione alla politica di Teodolinda derivava dalla conseguente rinuncia a ulteriori espansioni territoriali nelle aree italiane rimaste sotto controllo bizantino e rappresentate dal papa.
La rivolta esplose apertamente nel 624 e condusse rapidamente, tra il 625 e il 626, all'affermazione di Arioaldo, che fece tornare il regno longobardo sotto controllo ariano, pur rispettando i cattolici. Si narra che rimase tanto colpito dalla dignità dell'abate Bertulfo di Metz dell'Abbazia di Bobbio da rinunciare, dopo l'incontro, a una rivalsa ariana verso i cattolici.
In seguito al sospetto verso la moglie Gundeperga di sostenere la rivolta di Tasone, duca del Friuli, la rinchiuse nel castello di Domofole in Valtellina ripudiandola. Il luogo sarà in futuro prigione per altre donne, come Adelaide di Borgogna per il rifiuto a maritarsi con Berengario, re franco d'Italia del X secolo.
Arioaldo riportò la capitale a Pavia e bloccò una invasione degli Avari in Friuli. Durante il suo regno crebbe l'influenza del vicino regno dei Franchi su quello longobardo. Fu un regno molto contrastato, in cui la fazione dei duchi ariana e quella cattolica erano in competizione. Arioaldo morì nel 636.
Precedessore: | Re dei Longobardi | Successore: | ![]() |
Adaloaldo | 626 - 636 | Rotari |
Predecessore: | Re d'Italia | Successore: | ![]() |
Adaloaldo | 626 - 636 | Rotari |
[modifica] Fonti
- Paolo Diacono, Historia Langobardorum (Storia dei Longobardi, Lorenzo Valla/Mondadori, Milano 1992)