Rotari
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Rotari (Brescia, 606 - Pavia, 652) fu re dei Longobardi e re d'Italia dal 636 al 652.
Già duca di Brescia, ariano della famiglia degli Arodingi, ascese al trono nel 636 alla morte di Arioaldo, del quale sposò la vedova Gundeperga, cattolica e portatrice del "carisima" dell'antica dinastia dei Letingi ereditato dalla madre Teodolinda. Secondo la tradizione, alla morte di Arioaldo i duchi della corrente cattolica liberarono Gundeperga dal castello dove il marito l'aveva rinchiusa per farla governare per dieci mesi, prima di concederle il privilegio di scegliere il nuovo re e sposo. Le fonti non consentono di verificare la veridicità di questa tradizione, che se vere attribuirebbe a Gundeperga un ruolo identico a quello svolto nel 590 dalla madre. Il matrimonio con la regina cattolica indicava, comunque, la volontà del nuovo re di proseguire in una politica di tolleranza verso i cattolici.
Rotari condusse numerose campagne militari, che portarono quasi tutta l'Italia settentrionale sotto il dominio del regno longobardo. Conquistò (643) la Liguria, compresi il capoluogo Genova e Luni, e Oderzo, mentre neppure la schiacciante vittoria ottenuta sull'esarca bizantino di Ravenna, sconfitto e ucciso insieme a ottomila suoi uomini presso il fiume Panaro, fu sufficiente a sottomettere l'Esarcato.
La memoria di Rotari è legata soprattutto al celebre Editto, promulgato il 22 novembre 643, con il quale codificò il diritto longobardo rimasto fino ad allora legato alla trasmissione orale. L'Editto apportò significative innovazioni, come la sostituzione dell'antica faida (vendetta privata) con il guidrigildo (risarcimento in denaro), e limitò fortemente il ricorso alla pena capitale.
Governò con energia e colpì con durezza i duchi che gli si opponevano, facendone eliminare molti; questo tuttavia non gli alienarono il sostegno e l'affetto del suo popolo, che in lui ammirava il legislatore e, soprattutto, il guerriero. Anche il Ducato di Benevento, che durante il suo regno espanse a loro volta il suo dominio conquistando la Puglia e la città di Salerno, riconobbe l'autorità del re; il duca Arechi inviò alla corte di Milano il proprio figlio ed erede Aione. Morì nel 652 e venne sepolto a Pavia.
Precedessore: | Re dei Longobardi | Successore: | ![]() |
Arioaldo | 636 - 652 | Rodoaldo |
Predecessore: | Re d'Italia | Successore: | ![]() |
Arioaldo | 636 - 652 | Rodoaldo |
[modifica] Voci correlate
[modifica] Fonti
- Paolo Diacono, Historia Langobardorum (Storia dei Longobardi, Lorenzo Valla/Mondadori, Milano 1992)