Battaglia del Granico
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Battaglia del Granico | |||||||
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Parte delle guerre di Alessandro Magno | |||||||
![]() La battaglia del Granico |
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Schieramenti | |||||||
Macedoni alleati greci |
Persia mercenari greci |
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Comandanti | |||||||
Alessandro Magno Parmenione Clito il Nero |
Spitridate Mitridate Memnone di Rodi |
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Effettivi | |||||||
5.000 cavalieri 30.000 fanti |
15.000 cavalieri persiani 10.000 peltasti persiani 8.000 mercenari greci |
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Perdite | |||||||
circa 150 | 4.000 morti 2.000 prigionieri |
Guerre di Alessandro Magno |
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Cheronea – Granico – Isso – Tiro – Gaugamela – Fiume Idaspe |
La battaglia del fiume Granico del maggio del 334 a.C. fu la prima grande vittoria di Alessandro Magno contro l'impero persiano. Svoltasi nell'Asia nord-occidentale, vicino Troia, Alessandro riuscì a sconfiggere le forze dei satrapi persiani dell'Asia minore, che comprendevano anche un largo numero di mercenari greci.
Indice |
[modifica] Le Truppe
- I Macedoni ed i loro alleati greci, guidati da Alessandro. Con circa 5.000 cavalieri e 30.000 fanti.
- I Persiani sotto un comando congiunto di satrapi con circa 10.000 fanti persiani (peltasti), 8.000 mercenari greci e 15.000 cavalieri persiani.
La stima dei combattenti, secondo le varie fonti, ammontava a una cifra tra i 30.000 e i 35.000 uomini per i macedoni e tra i 25.000 e i 32.000 uomini per i persiani.
[modifica] Il Luogo
La battaglia ebbe luogo sulla strada tra Abydos e Dascylium (vicino all'attuale Ergili, in Turchia), presso il fiume Granico (l'attuale Biga Cay).
[modifica] Preludio alla Battaglia
Consolidata la sua posizione in Grecia e Macedonia dopo la morte del padre, Filippo II di Macedonia, Alessandro si diresse in Asia nel 334 a.C. Varcò l'Ellesponto da Sestos a Abydos e risalì la strada fino a Dascylium, capitale della satrapia di Frigia. I vari satrapi dell'impero persiano si allearono tra loro e cercarono la battaglia sulle sponde del fiume Granico. Un mercenario greco, Memnon di Rodi, suggerì di fare terra bruciata bruciando grano e rifornimenti, ritirandosi da Alessandro. Il suo suggerimento fu però respinto.
[modifica] Battaglia
Secondo lo storico Arrian, i persiani posizionarono la loro cavalleria di fronte alla fanteria e avanzarono sul lato destro (est) del fiume. L'esercito di Alessandro li incontrò il terzo giorno di maggio, avanzando da Abydos. Le varie fonti riportano due versioni; in una Alessandro attaccò immediatamente, mentre nell'altra egli attraversò il fiume a monte e attaccò all'alba del giorno successivo (su suggerimento del suo secondo in comando, Parmenione).
In ogni caso, i persiani avevano parte della cavalleria che entrò in contatto con le prime unità greche ad arrivare sul posto, ma Alessandro guidò l'elite dei Compagni in una carica vincente, mentre i fanti macedoni coprivano il resto della colonna da battaglia che si formò contro i persiani. La linea macedone era disposta con le pesanti falangi al centro e la cavalleria su entrambi i lati.
La battaglia ebbe inizio con una finta della cavalleria e della fanteria leggera della sinistra macedone, dalla parte di Parmenione della linea di battaglia. I persiani rinforzarono pesantemente quel lato, e la finta fu respinta, ma a quel punto, Alessandro aveva guidato la Cavalleria dei Compagni nella sua classica carica a cuneo, e irruppe nel centro della linea persiana. I persiani controcaricarono con uno squadrone di nobili a cavallo, e i resoconti mostrano che nella mischia, diversi nobili persiani di alto rango vennero uccisi da Alessandro in persona o dalle sue guardie del corpo. Alessandro venne intontito da un colpo d'ascia di un nobile persiano, ma prima che questi potesse colpire a morte, venne egli stesso ucciso da Clito il Nero. Alessandro si riprese rapidamente.
La cavalleria macedone piegò quindi verso sinistra e iniziò a circondare quella persiana, che era impegnata con il fianco sinistro della linea macedone dopo un'avanzata generale. Si aprì un vuoto nella parte della linea di battaglia lasciata da poco sguarnita, e la fanteria macedone vi caricò per impegnare la fanteria persiana di scarsa qualità delle retrovie. A questa mossa, entrambi i fianchi delle cavalleria persiana si ritirarono, vedendo il collasso del centro. Anche la fanteria si diede alla fuga, e molti vennero abbattuti nella rotta.
Le perdite totali dei macedoni furono tra i 100 e i 200 uomini. I persiani ebbero 2.000 fanti catturati, circa 1.000 cavalieri e 3.000 fanti vennero uccisi, la gran parte nella rotta.
Lo storico moderno Peter Green suggerisce che la variabilità dei resoconti della battaglia e l'ordine di battaglia apparentemente suicida dei persiani (la cavalleria che difende un fiume dove non poteva caricare e la posizione arretrata dei mercenari greci, dove non potevano essere di alcuna utilità) furono dovuti a un insabbiamento da parte di Alessandro di una iniziale sconfitta. Secondo la versione di Green, Alessandro trascujrò il consiglio di Parmenione e attaccò immediatamente le posizioni persiane. L'argine ripido era (adeguatamente) sorvegliato dalla fanteria che fece piovere giavellotti su Alessandro e le sue forze, che vennero pesantemente colpite e costrette a ritirarsi. Alessandro allora, accettò risentito il suggerimento di Parmenione, attraversò il fiume nella notte in un punto sguarnito, e combatté la battaglia all'alba del giorno seguente. La seconda battaglia del Granico si svolse come generalmente descritto nelle fonti storiche (senza l'attraversamento del ffiume). Questo spiegerebbe gli insensati ordini di battaglia dei persiani. La cavalleria persiana si sarebbe affrettata verso la posizione in cui di notte Alessandro aveva attraversato il fiume e raggiunse il punto del primo scontro, con la fanteria più lenta che si affrettava per raggiungere la battaglia. Anche se Alessandro alla fine vinse la battaglia, avrebbe avuto ampi motivi per nascondere la sua iniziale prima sconfitta sul suolo asiatico, e sarebbe stato riluttante ad ammettere di essersi sbagliato mentre Parmenione era nel giusto.
[modifica] Le Conseguenze
La Battaglia del Granico fu dove Alessandro andò più vicino al morire in battaglia. Costrinse i Persiani a riconoscere l'esercito macedone come un serio avversario. L'effetto immediato della battaglia fu di liberare le città greche in Asia Minore e di stabilire una testa di ponte attraverso la quale Alessandro poteva condurre nuove campagne contro l'Impero Persiano.