Civiltà villanoviana
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La cultura villanoviana è il nome convenzionale e moderno di una "cultura" preistorica, identificata sulla base delle caratteristiche dei resti materiali che ci ha lasciato. Il nome deriva dalla località di Villanova (frazione di Castenaso) nei pressi di Bologna, dove fra il 1853 ed il 1856 Giovanni Gozzadini (1810–1887) ritrovò i resti di una necropoli.
Con l'età del ferro, tra il X e l'VIII secolo a.C. la civiltà villanoviana si estese in parte dell'Emilia Romagna, in tutta l'Italia centrale, (Toscana, Umbria occidentale, parte delle Marche, Lazio settentrionale) e in Campania, preceduta dal "protovillanoviano" della fase finale dell'età del bronzo.
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[modifica] Caratteristiche
La principale caratteristica della civiltà villanoviana era l'utilizzo di sepolture ad incinerazione, nelle quali le ceneri del defunto erano ospitate in urne biconiche: la pratica funeraria ha somiglianze con la "cultura dei campi di urne nella pianura danubiana, mentre le popolazioni indoeuropee praticavano in genere il rito dell'inumazione. Nelle vicinanze dei villaggi si trovavano le necropoli, caratterizzate dai cinerari biconici coperti da una ciotola o, in qualche caso, da un elmo. Un altro tipo di cinerario è l'urna a capanna, che si ritiene riservata ai pater familias. Nonostante i corredi funebri villanoviani siano più semplici di quelli del periodo successivo, si comincia a vedere in essi una prima distinzione sociale. Le tombe, a sepoltura singola (per un solo defunto) erano scavate "a pozzetto", con rivestimento in ciottoli, o "a cassetta", con rivestimento in lastre di pietra. Le urne biconiche erano chiuse da ciotole, o a volte da elmi per le sepolture maschili. Il corredo funerario poteva comprendere morsi di cavallo, rasoi lunati (con la lama a forma di crescente lunare) e "fibule" (spille chiuse per le vesti) "serpeggianti" per gli uomini, oppure elementi di cinturoni, fibule "ad arco" e elementi del telaio per le donne.
Le case erano capanne a pianta circolare, costruite con legno e fango, mentre edifici rettangolari erano adibiti alle attività comuni.
La ceramica mostra forme molto varie, con le pareti spesse (per cui è necessaria una cottura ad alte temperature, che comporta una specializzazione artigianale accentuata). La decorazione è prevalentemente geometrica
La società era inizialmente poco differenziata, dedita all'agricoltura e all'allevamento, ma progressivamente le attività artigianali specializzate (specialmente la metallurgia e la ceramica) generavano accumulo di ricchezza e gli inizi di una stratificazione sociale.
[modifica] Insediamenti
Non sono chiari i rapporti della cultura villanoviana e protovillanoviana con quella delle terramare, sviluppatasi nell'età del bronzo (seconda metà del II millennio a.C.) nella pianura padana, che ugualmente praticava il rito dell'incinerazione, ma con cui manca ogni continuità negli insediamenti (i villaggi terramaricoli vengono abbandonati nel XII secolo a.C. per ragioni ancora non riconosciute, mentre gli insediamenti villanoviani risalgono al IX secolo a.C.).
Rispetto alla cultura appenninica e subappenninica, diffusa in tutto il resto della penisola, i dati archeologici sembrano indicare una discontinuità negli insediamenti, con una generalizzata distruzione dei villaggi dell'età del bronzo, contemporanea al passaggio dall'inumazione all'incinerazione (XII secolo a.C.), mentre nella ceramica sembra avvertirsi una trasformazione più graduale.
Nella regione emiliana gli insediamenti prosperano anche grazie al commercio con le regioni più settentrionali (in particolare l'ambra dal mar Baltico). Il centro più importante sembra essere Verucchio, in Romagna. Tracce di insediamenti sono presenti a Carpi, a Bologna e nella zona di Modena (Castelfranco, Cognento e Savignano).
In Toscana e nel Lazio settentrionale la progressiva crescita demografica portò alla creazione di grandi centri abitati per "sinecismo" (aggregazione) di villaggi vicini tra loro. A partire dal X secolo a.C. si formarono quelle che saranno le grandi città etrusche di epoca storica, come Volterra, Chiusi, Vetulonia, Orvieto, Vulci, Roselle, Tarquinia. Cerveteri, Veio. Con il IX secolo a.C. si accentuò la concentrazione della popolazione in questi grandi centri "protourbani", ancora formati da nuclei abitati distinti, ciascuno con la propria necropoli (la zona di sepoltura al di fuori dei limiti dell'abitato). Sorsero su pianori contigui, in prossimità di importanti nodi di comunicazione, e controllavano territori piuttosto vasti, spesso con piccoli abitati satelliti in corrispondenza dei confini.
Un simile fenomeno di formazione urbana tramite sinecismo si riscontra anche nel Lazio, dove dette origine anche alla fondazione di Roma, culminata nell'VIII secolo AC.
In Campania insieme alla cultura villanoviana ('"villanoviano meridionale") si sviluppò, agli inizi dell'età del ferro, la cultura delle tombe a fossa, caratterizzata dal rito dell'inumazione.
[modifica] Villanoviani ed Etruschi
Sulla base della diffusione nello stesso territorio sul quale si svilupperà poi la civiltà etrusca, la cultura villanoviana è stata riconosciuta come una fase iniziale di questa (Massimo Pallottino). Tuttavia più recentemente (Renato Peroni), date le forti differenze tra i diversi ambiti locali, è stata negata un'identità etnica, ipotizzando delle comunità di diversa origine e miste al loro interno, che acquisirono un'unità nella fase protourbana e nella quale l'elemento etrusco prese, in molti casi, il sopravvento.
[modifica] Voci correlate
[modifica] Collegamenti esterni
- (IT) Immagine di ceramiche e urne biconiche villanoviane (sul sito dell'università di Pisa)