Contatto diretto
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Un contatto diretto[1] si ha quando si viene a contatto con una parte attiva dell'impianto, ovvero una parte normalmente in tensione, come ad es. un conduttore, un morsetto, l'attacco di una lampada.
Il contatto di un soggetto con queste parti porta alla chiusura di un circuito elettrico, in quanto il corpo umano presenta un comportamento di natura resistiva: il circuito è composto dalla parte di linea interessata, la messa a terra, la terra e il soggetto.
Se la corrente della linea è la normale alimentazione industriale (380V trifase) o domestica (220V monofase), qualora dovesse accadere questo tipo di contatto si è in una situazione molto pericolosa: infatti si definisce corrente di rilascio quella corrente che permette dopo un afferraggio volontario di un conduttore percorso da corrente di poterlo rilasciare, ma questa ha valore: I0 = 10 − 30mA a frequenza industriale (vedi Pericolosità della corrente).
[modifica] Protezione contro i contatti diretti
Nel caso dei sistemi elettrici essa può effettuarsi attraverso:
- isolamento delle parti attive con materiali non removibili.
- involucri o barriere per impedire l'accesso alle parti pericolose.
- distanziamento in modo da impedire in contatto accidentale.
- interruttori differenziali ad alta sensibilità con correnti di soglia
[modifica] Note
- ↑ Norme CEI 11-1 art.1.2.07 e CEI 64-8/2 art. 23.5.
[modifica] Voci correlate
- Contatto indiretto
- Interruttore
- Impianto elettrico
- Interruttore magnetotermico
- Messa a terra
- Normativa elettrica
- Sicurezza elettrica
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