Crisafi
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I Crisafi sono una nobile fiorita in Sicilia e in Calabria alla fine del XIV secolo.
Il capostipite tradizionalmente attribuito ai Crisafi fu il generale bizantino Giorgio Maniace (998 - 1043). La famiglia avrebbe infatti preso il nome dal figlio, Crisafo, lasciato insieme alla moglie Teopapa a Siracusa a causa della sua ribellione contro l'imperatore Costantino IX Monomaco, nel corso della quale morì proprio quando gli arrideva la vittoria[1].
Ta i suoi discendenti
- Giorgio II Crisafi, fu cavaliere sotto il normanno Ruggero I di Sicilia (1034 1101)
- Guglielmo I, fu straticoto di Messina nel 1179;
- Nicolò I Crisafi fu cavaliere presso il re Martino I di Sicilia (1374 circa - 1409), da cui ottenne nel 1392 la baronia di Linguagrossa o Linguaglossa, oltre al feudo di Ramusali in Lentini, quello di Fiumefreddo in Sutera, tutti in Sicilia e svolse anche l'incarico di maestro razionale del regno nel 1425;
- Giovanni, fratello del precedente, possedette i feudi di Pirago e Bitonto;
- Giammichele ebbe il casale di Attilla nel 1404,
- un altro Giovanni ( II?) ebbe il feudo di Baccarato nel 1416, non che la baronia di Pancaldo;
- Nicolò II (detto anche Nicoloso) Crisafi, aggiunse ai possedimenti familiari il feudo di Abbigliaturi nel 1473 e venne eletto senatore nel 1454;
- Matteo venne eletto senatore nel 1459
- Filippo ebbe l'intestazione del feudo di Lando;
- frà Tommaso Crisafi fu arcivescovo di Messina ed in grande stima presso tutte le corti d'Europa nel 1412;
- un altro Nicolò Crisafi fu conte di Terranova in Calabria e straticoto di Messina;
- frà Carlo Crisafi fu commendatore della commenda di San Giovanni in Piazza ed altri Crisafi furono cavalieri di Malta.
Nicolò I Crisafi, discendente di Giorgio Maniace, che nel 1392 prese possesso del feudo di Linguaglossa in Sicilia lo trasmise ai suoi discendenti, Giovanni, Nicolosio e Costanzella. La signoria dei Crisafi in Sicilia proseguì con Nicolò II, con Masullo e con un terzo Nicolò, figlio di Masullo.
Masullo Crisafi, barone di Linguaglossa, cercò di abolire i privilegi di cui godeva il popolo, che insorse chiedendo aiuto al potente viceré spagnolo dell'epoca.
Indice |
[modifica] Il ramo calabrese
Il ramo calabrese (che allo stadio attuale delle conoscenze sulla famiglia risulta essere l'unico superstite) si separò dal ceppo siciliano fin dal XIV secolo, con Celestino Crisafi [2] stanziandosi a Grotteria ed estinguendosi poi, nel XIX secolo: i marchesi Lupis ereditarono il titolo, in seguito al matrimonio del 1818 dell'unica discendente, Francesca Crisafi con don Fortunato Lupis Saporito, dei baroni di Castania e Cuzzoghieri.
Il figlio della coppia, Domenico Lupis Crisafi di Grotteria fu scrittore di storia locale e raccolse una ricca collezione numismatica.
[modifica] Note
- ↑ Michel Mourr, Storia Universale, Mondadori 1974.
- ↑ vedi, tra gli altri: Lobstein (von) F., Il settecento calabrese e altri scritti 3 voll., Fausto Fiorentino, Napoli, 1973, Vol. 1, ad vocem, fam. Crisafi
[modifica] Bibliografia
- Guzzetta G., Da Locri a Stilo: le testimonianze monetarie, contenuto in Calabria Bizantina. Civiltà bizantina nei territori di Gerace e Stilo, Soveria Mannelli, 1988, (con schede dei materiali della Coll. Lupis Crisafi alle pagg. 27-28);
- Galluppi C., Nobiliario della città di Messina Napoli 1877, fam. Crisafi pag. 68-9
- Lobstein (von) F., Il settecento calabrese e altri scritti 3 voll., Fausto Fiorentino, Napoli, 1973, Vol. 1, ad vocem, fam. Crisafi
- Lupis Crisafi, D., Cronaca di Grotteria Gerace Marina, 1887, ristampa, 1982
- Lupis Crisafi F., Da Reggio a Metaponto Gerace Marina, 1905
- Naymo V. - Uno stato feudale nella Calabria del Cinquecento. La Platea di Giovan Battista Carafa marchese di Castelveter e conte di Grotteria (1534), Gioiosa Jonica 2004. Pagg. 112 e segg.
- Pellicano Castagna M., Araldica moderna della Locride sta in Storia e cultura della Locride, a cura di G. Calogero, Messina 1964
- Pellicano Castagna M., Le ultime intestazioni feudali in Calabria Chiaravalle C., 1978
- Pellicano Castagna M., Processi di cavalieri gerosolimitani calabresi, Chiaravalle C., 1978
- Scorza M. A., Enciclopedia araldica italiana