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Guerra del Golfo - Wikipedia

Guerra del Golfo

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Guerra del Golfo

Caccia americani in volo sopra pozzi petroliferi in fiamme.
Data: 2 agosto 1990 - 28 febbraio 1991
Luogo: Golfo Persico
Esito: Vittoria della Coalizione. Ritiro dell'Iraq da Kuwait.
Casus belli: Invasione irachena del Kuwait
Schieramenti
Coalizione dell'ONU Iraq
Comandanti
Norman Schwarzkopf,
Peter de la Billière,
Khalid bin Sultan,
Saleh Al-Muhaya,
Mohamed Hussein Tantawi
Saddam Hussein
Effettivi
883.863 360.000
Perdite
378 morti, 1.000 feriti 25.000 morti 75.000 feriti
Da fare

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La Guerra del Golfo è il conflitto che oppose tra il 1990 e il 1991 l'Iraq ad una coalizione che si proponeva di restaurare la sovranità del piccolo emirato del Kuwait, dopo che questo era stato invaso dall'Iraq. Questa coalizione si formò sotto l'egida dell'ONU e fu guidata dagli Stati Uniti, che fornirono il nerbo delle sue capacità militari.

Indice

[modifica] Cronologia degli avvenimenti

[modifica] Rivendicazioni irachene sul Kuwait

  • 18 luglio - il misinstro iracheno Tareq Aziz invia un messaggio ufficiale alla Lega Araba accusando il Kuwait di aver rubato petrolio all'Iraq estraendolo lungo i 120 chilometri di frontiera comune, e di aver inflazionato il mercato petrolifero per far cadere il prezzo del greggio. Per questo, esige l'annullamento di un credito di 10 miliardi di dollari, che il Kuwait vanta nei suoi confronti. I toni si inaspriscono e l'Iraq decide di spiegare delle forze di terra lungo la frontiera.
  • 27 luglio - in seguito alle richieste irachene, l'OPEC decide, per la prima volta dal dicembre 1986, di aumentare il prezzo del barile da 18 a 21 dollari. Il guadagno di 4 miliardi di dollari in un anno non sarà comunque sufficiente a coprire i fabbisogni dell'Iraq.
  • 29 luglio - Saddam Hussein chiede al Kuwait come risarcimento danni le isole di Bubiyan e Warbah, che si trovano in posizione strategica rispetto al Golfo Persico.

[modifica] L'invasione del Kuwait ed i tentativi di soluzione pacifica

  • 2 agosto - l'esercito iracheno invade all'alba il Kuwait con 100 mila uomini e 300 carri armati, vincendo in quattro ore la resistenza dell'Emirato. Lo sceicco Jaber Al-Ahmed Al Sabah, sovrano dello stato, ripara con la famiglia in Arabia Saudita, mentre suo fratello Fahd rimane ucciso, fra altre 200 persone, negli scontri di Kuwait City. Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU con una risoluzione condanna l'invasione.
  • Negli Stati Uniti, il presidente George H. W. Bush convoca un'unità di crisi composta fra gli altri da James Baker, segretario di Stato, Colin Powell, capo dell'esercito USA, Norman Schwarzkopf, generale delle forze armate nel Golfo, Richard Cheney, segretario alla Difesa. Intanto telefona personalmente a più di sessanta capi di stato per mettere insieme un fronte comune al fine di schierare contro Saddam, in caso di confronto, non solo gli Stati Uniti ma il mondo intero.
  • 6 agosto - 13 dei 15 membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite votano a favore di dure sanzioni economiche e commerciali contro l'Iraq (si astengono Yemen e Cuba)
  • 7 agosto - Saddam proclama in un discorso televisivo che il 2 agosto si è verificato «il naturale sbocco della vittoria di Baghdad sull'Iran», e che «l'annessione dell'Emirato del Kuwait al territorio iracheno è totale e irreversibile».
  • Gli Stati Uniti annunciano intanto l'invio di forze militari nel Golfo Persico, dando il via all'operazione "desert shield" (scudo nel deserto).
  • 9 agosto - l'Iraq chiude le frontiere, impedendo a circa diecimila stranieri provenienti da paesi occidentali di tornare in patria.
  • 10 agosto - la Lega Araba, in un summit al Cairo si divide sulla questione irachena: una risicata maggiornaza si impegna a dislocare unità militari lungo la frontiera tra Iraq e Arabia Saudita, al fine di evitare l'intervento degli Stati Uniti. Favorevoli a Saddam sono Gheddafi e Arafat, mentre si astengono Algeria, Tunisia e Yemen.
  • 15 agosto - dopo otto anni di guerra, l'Iraq inaspettatamente decide di firmare la pace con l'Iran, restituendo 2600 chilometri quadrati di territorio conquistati, riconoscendo i confini stabiliti nel 1975 con il trattato di Algeri, e consegnando a Teheran il controllo totale sullo Shatt al-‘Arab. Il tutto in cambio della neutralità iraniana.
  • 18 agosto - Saddam "invita" i cittadini occidentali bloccati a rimanere in Iraq e annuncia che saranno "ospitati" in dei siti speciali. La sua intenzione è quella di utilizzarli come scudi umani. Gli stranieri provenienti da Asia e paesi arabi possono invece lasciare l'Iraq, senza però la possibilità di portare con sé i propri averi.
  • 20 agosto - Vengono chiuse le ambasciate straniere a Kuwait City e il personale diplomatico viene fatto rimpatriare. Rimangono aperte solo le ambasciate di Francia, Regno Unito, Italia e USA, e il personale fa scorta di viveri per sopravvivere senza acqua, energia elettrica e servizi all'interno degli edifici.
  • 23 agosto - Viene diffuso un video di Saddam circondato da ostaggi britannici: tutto il mondo è indignato nel vederlo accarezzare la testa di un bambino.
  • 28 agosto - Consapevole dell'effetto shock provocato dal video del 23 agosto, Saddam decide di rinviare in patria le donne e i bambini occidentali tenuti in ostaggio. Questo fa sperare gli ambienti diplomatici in una soluzione non militare della crisi.
  • 9 settembre - Mihail Gorbačëv e George Bush si incontrano a Helsinki e, nel condannare l'aggressione, ribadiscono la loro volontà di risolvere la crisi in maniera pacifica. Saddam minaccia : «Abbiamo dalla nostra parte un miliardo di musulmani».
  • 11 settembre - il Congresso USA, in sessione plenaria, applaude Bush per il primo bilancio sull'operazione desert shield e per l'intesa di Helsinki con il leader sovietico.
  • 23 settembre - Saddam Hussein minaccia di colpire i pozzi petroliferi del Medio Oriente
  • 24 settembre - Alla minaccia di Saddam il prezzo del barile oltrepassa la barriera dei 40 dollari e i mercati borsistici sperimentano una giornata nera, con crolli in tutte le piazze da Tokyo a Wall Street.
  • 1 ottobre - in un discorso alle Nazioni Unite in seduta plenaria, Bush dichiara che la guerra con l'Iraq è evitabile e che il suo governo cerca una soluzione politica, accennando alla possibilità di risolvere il conflitto arabo-israeliano se il Kuwait venisse evacuato. I diplomatici non comprendono la decisione di legare la questione dei territori occupati alla risoluzione della crisi del Golfo. Nei giorni successivi si riaccende l'attivismo dei Palestinesi e a nord di Beirut un commando apre il fuoco su 5000 dimostranti seguaci del generale cristiano Michel Aoun. Gli Stati Uniti lasciano fare perché la Siria ha promesso agli USA 10 mila uomini e 200 carri armati per l'operazione desert shield.
  • 6 ottobre - A Kuwait City viene chiusa l'ambasciata italiana.
  • 10 ottobre - davanti al Congresso americano, una giovane mediorientale fornisce piangendo una testimonianza degli orrori commessi dall'esercito iracheno in Kuwait. L'avvenimento sarà videotrasmesso in tutto il mondo, ma la testimonianza risulterà in seguito completamente falsa: la giovane donna è la figlia dell'ambasciatore del Kuwait a Washington e la montatura è stata architettata da un'agenzia pubblicitaria, pagata da un'associazione di fuorusciti Kuwaitiani per promuovere la guerra nel Golfo.
  • 23 ottobre - rilasciati gli ultimi 300 ostaggi francesi trattenuti in Iraq. Gli altri occidentali saranno rilasciati a poco a poco, con l'interessamento di personalità di governo dei vari paesi. A Roma, intanto, un gruppo di familiari degli ostaggi manifesta davanti al Parlamento per il rilascio dei cittadini italiani ancora bloccati.
  • 29 ottobre - alle Nazioni Unite il Consiglio di sicurezza vota la decima risoluzione di condanna del regime di Saddam per i crimini di guerra e per violazione dei diritti umani.
  • 4 novembre - George Baker negozia con Gorbačëv la neutralità in cambio di aiuti economici e di un impegno alla non ingerenza in caso di dichiarazione d'indipendenza dei paesi del Baltico e del Caucaso.
  • 19 novembre - altri 250 mila uomini sono inviati da Baghdad in Kuwait. Appare chiaro che l'Iraq dispone ancora di larghe risorse prima che si facciano sentire gli effetti dell'embargo, e il Pentagono ha accertato che gli iracheni stanno preparando linee difensive sotterranee e hanno intenzione di sabotare i pozzi petroliferi del Kuwait.
  • 29 novembre - il Consiglio di Sicurezza ONU vota la risoluzione 678, con cui legittima l'uso della forza contro l'Iraq e fissa alla mezzanotte del 15 gennaio 1991 il termine per il ritiro delle truppe dal Kuwait.
  • 30 novembre - in un ultimo tentativo di risolvere la crisi in maniera diplomatica, Bush invita Tareq Aziz alla Casa Bianca e decide di inviare Baker a Baghdad, ma l'unico incontro che si realizza sarà quello tra Baker e Aziz a Ginevra il 9 gennaio 1991.
  • 6 dicembre - Saddam libera gli ultimi 300 ostaggi occidentali trattenuti e afferma: «Siamo abbastanza forti da poter fare a meno degli scudi umani».
  • 3 gennaio - a Washington viene messa ai voti la decisione di Bush di usare la forza contro l'Iraq: camera e senato la approvano, ma un sondaggio rivela che solo il 47% degli americani è favorevole alla guerra (ad agosto era il 73%).

[modifica] Il dopoguerra

Le perdite della coalizione furono molto limitate e decisamente inferiori alle aspettative: 378 morti, di cui oltre 300 erano americani; circa la metà di queste perdite fu dovuta ad incidenti non legati al fuoco nemico. Quelle irachene invece sono più difficili da stimare: le valutazioni variano da circa 20.000 ad oltre 100.000 morti, fra cui diverse migliaia di civili.

Il presidente americano Bush si attenne al mandato dell'ONU, evitando di penetrare in profondità in territorio iracheno e di rovesciare il regime di Saddām; questo anche per timore che un vuoto di potere portasse ad una situazione ancora peggiore (come una guerra civile in Iraq, o un allineamento fra Iran ed Iraq). Bush optò invece per una politica di contenimento:

Il primo presidente Bush
Il primo presidente Bush
  • Costrinse l'Iraq a rinunciare alle armi di distruzione di massa (Weapons of Mass Destruction o WMD: armi chimiche, biologiche e nucleari) ed ai missili a medio-lungo raggio. Nel 1991 gli ispettori dell'ONU incaricati di verificare l'effettivo disarmo iracheno scoprirono diversi programmi "proibiti" (uno dei quali avrebbe potuto portare a una bomba nucleare in pochi anni), che furono largamente smantellati. Tuttavia il timore che potessero essere ripresi fece proseguire le ispezioni fino al dicembre 1998, quando Saddām espulse gli ispettori con l'accusa di essere spie americane.
  • I paesi della regione acconsentirono ad ospitare basi americane, che servirono alle aviazioni di USA ed UK per imporre all'Iraq due no fly zones (regioni entro le quali l'ONU aveva vietato i voli militari iracheni), una nel nord ed una nel sud del Paese. Quella settentrionale favorì la formazione di un'entità curda quasi indipendente da Baghdad; quella meridionale non impedì la repressione della ribellione degli sciiti del sud. Fra il 1991 ed il 2003 le no fly zones portarono a numerose scaramucce (come i bombardamenti di postazioni contraeree irachene).
  • Evitò di abolire le sanzioni economiche imposte nell'agosto 1990, per rendere impopolare il regime e per ostacolarne il riarmo. Più tardi le nefaste conseguenze delle sanzioni sulla popolazione irachena spinsero a un loro leggero allentamento attraverso l'introduzione del programma Oil for Food, che permetteva all'Iraq di vendere petrolio in cambio di generi di prima necessità.

Questa politica fu proseguita senza grandi cambiamenti dall'amministrazione Clinton (1993-2000).

Tuttavia con l'ascesa alla presidenza americana del secondo presidente Bush (2001), e specialmente dopo gli attentati terroristici dell'11 settembre 2001, gli Stati Uniti si dimostrarono sempre più insofferenti di questa situazione, tanto che nel 2003 raccolsero una seconda coalizione, rovesciando il regime di Saddam Hussein (vedi Guerra in Iraq).

[modifica] Voci correlate

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