L'ultimo del Clan de Paperoni
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L'ultimo del Clan de Paperoni è il primo capitolo della Saga di Paperon de' Paperoni, maxiserie a fumetti realizzata dallo statunitense Don Rosa che narra la storia del papero più ricco del mondo.
Pubblicato originariamente nel 1992 sulla danese Anders And & Co., venne successivamente edita in vari altri paesi del mondo, come la statunitense Uncle Scrooge n.285 (1994) e l'italiana Zio Paperone n. 70 (1995).
[modifica] Trama
L'ultimo del Clan de Paperoni |
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Titolo originale:
D.U.C.K.: sul bordo inferiore della banconota in basso, quasi al centro della vignetta d'apertura del capitolo
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Il Clan de Paperoni, dopo aver toccato il massimo del suo splendore grazie alle imprese di Malcolm de Paperoni, è ormai in disarmo. Il Castello de Paperoni, su Colle Fosco, nella brughiera scozzese, è ormai abbandonato da secoli, da quando, nel 1675, un terribile mastino ha iniziato a terrorizzare gli abitanti del circondario, costringendo i de Paperoni ad una precipitosa fuga.
Da allora il terreno è stato utilizzato impunemente dai Whiskervilles, che hanno pascolato le loro greggi sull'avito terreno dei de Paperoni, protetti da una leggenda che i loro avi avevano creato per impossessarsi illegalmente del terreno. Forti di una paura tramandata di padre in figlio, i Whiskervilles riescono a scacciare dal terreno per l'ennesima volta Fergus de Paperoni e il figlio, il piccolo Paperone, ultimo rappresentante del Clan.
Gravato dalle critiche del fratello Jake e del figlio, Fergus decide di spronare il piccolo Paperone regalandogli un kit da lustrascarpe, per poi fargli ottenere, con l'aiuto di un amico, lo scavatore di fossi Burt, la prima lezione della sua vita: nel mondo ci sono sempre persone che credono di essere più furbi degli altri, ed in tal modo si comportano. Quindi è necessario tenere sempre gli occhi aperti ed essere il più furbo dei furbi ed il più duro dei duri. Infatti Paperone, dopo aver lustrato per la prima volta nella sua vita le scarpe di Burt, si ritrova tra le mani un centesimo americano, inservibile a Glasgow. Il giovane Paperone, credendo di essere stato imbrogliato, trarrà ispirazione da questo incidente e farà di quella moneta la famosa Numero Uno, che secondo Amelia è l'origine della sua ricchezza e l'ingrediente fondamentale per ottenere il famoso tocco di Mida.
Da qui Paperone si rimbocca le maniche ed inizia una folgorante carriera: prima migliora il suo lavoro di lustrascarpe, quindi inizia a vendere prima legname, quindi torba, quindi, una mattina, ritorna al Castello de Paperoni, dove, attaccato dai Whiskervilles, vi si rifugia.
Qui avverrà un incontro fondamentale, che lo convincerà a varcare l'oceano e a dirigersi verso l'America: incontra, infatti, un simpatico signore, un papero distinto dalla chioma bionda, che lo guida tra le sale del castello, facendogli guardare le vestigia della passata gloria dei de Paperoni. Dal dialogo con questo signore Paperone matura l'idea di andare dallo zio Angus per aiutarlo nella sua attività di trasportatore di legname, ma soprattutto viene investito del titolo di ultimo del clan de Paperoni. E la prima impresa di Paperone è quella di scacciare i Whiskervilles dalle sue terre: prima imbottisce di torba una delle armature del castello, quindi le da fuoco per simulare la presenza di un fantasma tra quelle antiche terre, quindi sprona il suo cavallo che, come una spettrale apparizione, mette in fuga gli usurpatori, causando loro una canizie decisamente anticipata.
È l'inizio della grande epopea di Paperone che, senza saperlo, spronato dal fantasma del duca Quaquarone, si imbarca come mozzo su una nave-bestiame diretta a New Orleans nel 1880, portando con sé la dentiera d'oro e l'orologio da taschino del bisnonno.
Don Rosa ha avuto modo di dire che, quando scrisse la saga, non conosceva ancora la storia di Romano Scarpa Paperino e i gamberi in salmì, nella quale il Maestro veneziano introdusse il fratello minore di Paperone, Gedeone, scusandosi pertanto di non aver inserito il personaggio nella Saga. Sarebbe stato uno dei pochi fatti non-barksiani introdotti dall'artista del Kentucky nella sua immensa opera, ma certamente queste parole sono un attestato di stima nei confrotnti del Disney-italiano, che solo da alcuni anni iniziava ad essere apprezzato anche nella terra dello zio Walt.
[modifica] Voci correlate
Alcuni degli avvenimenti narrati in questo capitolo sono approfonditi in Decini e destini, sempre di Don Rosa.