Maria Pia di Sassonia Coburgo Braganza
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Maria Pia di Sassonia Coburgo Braganza (Lisbona, 13 marzo 1907 - Verona, 6 maggio 1995) affermò dopo la morte in esilio senza discendenti dell'ultimo re Manuele II di Portogallo di essere l'unica legittima erede al trono di Portogallo, essendo sua sorellastra, nata dalla relazione del penultimo re, Carlo di Portogallo, con Amelia Laredo e Murca, e di essere dunque la XXI duchessa di Braganza.
Le pretese di Maria Pia di Braganza erano basate su una lettera firmata del re, datata al giorno dopo la sua nascita, che conferiva alla bambina tutti gli onori, le prerogative, i privilegi, le obbligazioni e i diritti degli Infanti della casa di Braganza, compreso il diritto di successione al trono, sebbene ciò fosse in contrasto con le regole tradizionali, che escludevano dalla linea di successione i figli illegittimi nati da relazioni adulterine. La sua discendenza dal re viene confermata da un atto di battesimo, riconosciuto come autentico dalla Sacra Rota nel 1982, che cita come padre Carlo di Sassonia-Coburgo di Braganza.
Durante la giovinezza Maria Pia supportò la lotta contro il regime salazarista, sostenendo l’azione del generale Humberto Delgado.
La sua richiesta di ottenere la restituzione di parte delle proprietà che erano appartenute alla famiglia reale dei Sassonia Coburgo Braganza e che furono di conseguenza confiscate nel 1910 col passaggio dalla monarchia alla repubblica, fu respinta dalla Suprema Corte di Giustizia di Lisbona nel 1983.
Nel 1987 Maria Pia di Braganza avrebbe ceduto i suoi pretesi diritti dinastici a Rosario Poidimani, un imprenditore vicentino di origine siciliana, sebbene questi non fosse suo parente di sangue. Rosario Poidimani assunse il nome di dom Rosario di Sassonia Coburgo Braganza e si dichiarò XXII duca di Braganza secondo la "linea costituzionale". Nel 2007 il presunto erede al trono di Portogallo è stato arrestato per truffa [1].
Note
- ↑ La notizia è stata riportata da quotidiani on-line del 23 e 24 marzo 2007: Reuters, Varesenews, Quotidiano Nazionale, Corriere della Sera).