Motta d'Affermo
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Stato: | ![]() |
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Regione: | ![]() |
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Provincia: | ![]() |
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Coordinate: |
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Altitudine: | m s.l.m. | ||
Superficie: | 14 km² | ||
Abitanti: |
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Densità: | 68 ab./km² | ||
Frazioni: | Torremuzza | ||
Comuni contigui: | Pettineo, Reitano, Tusa | ||
CAP: | 98070 | ||
Pref. tel: | 0921 | ||
Codice ISTAT: | 083059 | ||
Codice catasto: | F773 | ||
Nome abitanti: | Mottesi | ||
Santo patrono: | San Luca San Rocco | ||
Giorno festivo: | 18 ottobre 16 agosto | ||
Sito istituzionale | |||
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Motta d'Affermo (Motta d'Affermu in sicilianu) è un comune di 953 abitanti in provincia di Messina.
[modifica] Storia
Storia Motta D'Affermo ha origine come piccolo insediamento sorto dalla diaspora degli abitanti di Halaesa in età tardo-imperiale romana e con la successiva colonizzazione bizantina (VII-IX sec.). Infatti Sparto, antico nome del centro, è un toponimo di chiara derivazione ellenica,dato che sia nel greco antico che in quello moderno significa ginestra. Infatti, ancora oggi questo arbusto filamentoso con odorosi fiori giallastri connota fortemente le colline del territorio di Motta, soprattutto durante la primavera. Dopo la dominazione araba (827-1060), Ruggero gran Conte, tra la fine del XI e l'inizio del XII secolo ripopolò numerosi insediamenti con coloni lombardi, pugliesi e calabresi provenienti dai territori già sotto il dominio e l'influenza normanna. In questa ricolonizzazione fu coinvolto anche il vecchio casale di Sparto, intanto entrato sotto il dominio di uno dei 136 cavalieri che accompagnavano il normanno. Il primo esponente feudale di cui si abbia notizia fu Roberto de Sparto che nel 1266, per sostenere la causa legittima di Manfredi, venne sconfitto con altri cavalieri a Benevento da Carlo d'Angiò e venne espropriato del dominio del casale. Sparto, nel 1270, veniva affidato a Hugues de Brusa, un soldato mercenario francese. Nel 1272 il maestro delle regie difese Dreuv de Lazabard (Zavaterius) viene nominato signore di Sparto. Nel 1278 il monaco brasiliano Pafnuzio del cenobio di S. Maria di Sparto è nominato da papa Nicolò II, egumeno di S. Maria della Grotta di Palermo. Nel 1296 Giovanna Chiaramonte è titolata come signora del casale nel catalogo dei baroni di re Giacomo. Nel 1344 Costanza Chiaramonte vende il casale a Blasco D’Alagona. L’atto di vendita costituisce il primo documento descrittivo del territorio. Nel 1375 il casale è ceduto da Artale D’Alagona a Raimondo Ripa, che ne ratifica il possesso solo sulla carta. Intorno al 1380 un cavaliere, Muchius Albamonte alias de Fermo, ripopola il casale, ristruttura il castello e si proclama signore e barone di Motta di Sparto. Nel 1392 Muchius viene ucciso durante alcuni scontri e la moglie Margherita Ventimiglia rivendica il possesso del feudo. Nel 1452 Giovanni Albamonte viene nominato barone di Motta de Firmo. Nel 1380 tra le prime iniziative si deve ricordare la costruzione della chiesa di Maria SS. degli Angeli. Questa, essendo la Matrice, era costruita a spese della UNIVERSITAS ed era luogo di culto e di riunione per il popolo soprattutto quando si dovevano prendere delle decisioni importanti. Uno di questi eventi fondamentali fu la stipula dei Capitoli tra il consiglio civico ed il barone Giovanni Elia Minaguerra de Albamonte celebrata nel 1544 all'interno della stessa chiesa. A quel tempo Motta era già una realtà importante con la sua fortezza, le sue chiese, i suoi edifici pubblici, le case dei borghesi e dei popolani. Ma fu negli edifici di culto e nei loro arredi che la comunità espresse il meglio delle sue possibilità, anche perché tali edifici erano luoghi sacralizzati dalla sepoltura dei cittadini che, intanto, distinguendosi nelle varie attività dell'artigianato e dell'agricoltura, si erano organizzati in piccole società di mutuo soccorso e confraternite. Tra le chiese che furono frutto dell'iniziativa di queste associazioni ricordiamo la grande chiesa di S. Rocco (1575) e le chiese di San Sebastiano e S. Luca (sec. XVI), queste ultime due purtroppo non più esistenti. Nel 1557 il feudo passa a Vincenzo Bonaiuto. Nel 1607 il re Filippo III addirittura elegge marchesato, in favore di Modesto Gambacurta, la baronia di Motta di Fermo. Nel 1632 il feudo risulta proprietà del Monte dei Pegni di Palermo. Nel 1633 Gregorio Castelli acquista il Marchesato di Motta, che diventa prerogativa del suo Casato per più di tre secoli con il titolo di Principe di Torremuzza, Signore e Marchese di Motta. Tra i suoi successori da ricordare Mons. Gioacchino Castelli, Vescovo di Cefalù, e Gabriele Lancillotto Castelli (1727-1792), grande archeologo, mecenate e fondatore della Real Accademia degli Studi di Palermo (Università). Nel frattempo nel 1812 la feudalità veniva abolita e il paese si organizzava in comune autonomo. Nel 1844 avvenne il passaggio del centro dalla diocesi Cefalù a quella di Patti. La popolazione si accrebbe particolarmente tra la metà del Settecento ed il successivo secolo XIX. Toccata in modo massiccio dalla emigrazione Motta ha registrato, purtroppo, un deciso calo demografico ed economico.
[modifica] Evoluzione demografica
Abitanti censiti
[modifica] Edifici pubblici
Gli edifici pubblici più importanti del comune sono:
- Il Castello (XII- XIII sec.)
- Il Palazzo Minneci (XVII sec)
- La Torre di Torremuzza (XIII sec.)
[modifica] Monumenti
Gli edifici ed i monumenti religiosi più importanti sono:
- Chiesa Madre (Maria SS. degli Angeli,1380)
- Chiesa di San Rocco (1657)
- Chiesa di San Pietro (XIII-XIV sec.)
- Chiesa di San Antonio Abate (1549)
- Chiesa della Madonna delle Grazie (1649)
- Chiesa di Maria SS. Annunziata (1850)
- Chiesa di S. Croce
- Oratorio di San Filippo Neri (1575)
- Convento di S. Maria di Sparto (di epoca bizantina)
- Il Calvario
[modifica] Edifici religiosi non più esistenti
- Chiesa di San Carlo Borromeo - Chiesa di San Sebastiano - Chiesa di San Luca - Chiesa di San Giacomo - Chiesa di S. Chiara - Chiesa della Madonna della Catena - Chiesa della Madonna della Divina Provvidenza - Monastero di S. Maria degli Angeli
[modifica] Castello
Esistente sin del 1260. Ampliato nel 1380. Modificato dal 1652 al 1668. Rinnovato nella distribuzione e rivestito di stucchi dal 1738 al 1815. Parzialmente demolito e ricostruito dal 1954 ad oggi.
[modifica] Chiesa madre
Edificata nel 1380. Rifondata nel 1453. Ampliata nel 1647, nel 1706 viene costruita la cappella del Crocifisso e nel 1712 il presbiterio. Nel 1765 venne realizzata la volta e nel '73 su progetto di Giovan Francesco D'Alessandro viene interamente stuccata. Il nuovo prospetto principale fu realizzato dal 1812 al 1814. Nel 1831 si realizza il nuovo campanile. Restaurata dal 1995 al 1998.
[modifica] Chiesa di San Rocco
Edificata nel 1657, il portale monumentale è del 1697, il transetto e la cupola furono realizzati dal 1712 al '16, insieme ai primi lavori di stuccatura. Nel 1764 iniziarono i lavori per la nuova facciata e il campanile, ultimato nel 1776. Andrea Gigante elaborò un progetto per gli stucchi realizzato nel 1783. Clemente Lo Cascio nel 1818 finì di stuccare la chiesa con l'ordine corinzio delle colonne. Nel 1843 su progetto dell'architetto Ragonese fu realizzato il nuovo altare maggiore.
[modifica] Chiesa di San Pietro
Costruita intorno al 1300. Modificata a partire dal 1778 con l'aggiunta del portale, della rampa monumentale, del portale e della volta.
[modifica] Chiesa della Madonna delle Grazie
Costruita nel 1649, modificata nel 1823 e restaurata nel 1987.
[modifica] Chiesa di Sant'Antonio Abate
Edificata nel 1549. Ampliata nel 1811 con la costruzione dell'abside. Stuccata nel 1852.
[modifica] Oratorio di San Filippo Neri
Già chiesa di S. Rocco. Edificato intorno al 1575. Trasformato in sede della confraternita delle Anime del Purgatorio dopo la costruzione di una chiesa nell'attiguo sito (1657). La zona presbiteriale è stata stuccata nel 1718 da Pietro Antonio Aversa e l'aula nel 1742. Vito D'Anna vi dipinse la pala d'altare.
[modifica] Chiesa di santa maria Annunziata
Costruita intorno al 1850 in sostituzione dell'abbazia rurale di S. Maria di Sparto. Stravolta completamente nel 1965. Opere gaginiane.
[modifica] Palazzo Minneci
Costruito nel XVII secolo e ampliato nel settecento.
[modifica] Chiesa di San Luca
Della chiesa si ha notizia già nel 1538. Ne 1601 venne realizzata la navata laterale. Restaurata nel 1719 e alla fine dell'ottocento. Demolita nel 1964 per far posto al palazzo municipale.
[modifica] Chiesa di San Carlo
Esistente fin dai primi del cinquecento. Ampliata nel 1654 e stuccata nel 1720. Ristrutturata dal 1806 al '15. Intorno al 1950 crollò il tetto e nel 1962 fu demolita per far posto al salone parrocchiale.
[modifica] Monastero di Santa Maria degli Angeli
Istituito nel 1549, riedificato dal 1749 al 1760. nel 1949 crollò una parte della chiesa che venne demolita del tutto. Nel 1980 vi si edificò la casa canonica.
[modifica] Amministrazione comunale
Sindaco: Sebastiano Adamo dal 28/05/2002
Centralino del comune: 0921 336086
Email del comune: disponibile non disponibile
[modifica] Bibliografia
- Pettineo A., Gli Albamonte e la Baronia di Motta di Fermo: due secoli di storia , saggio in "Storia dei Nebrodi - 3", Brolo 1995
- Pettineo A., Andrea Gigante e la chiesa di San Rocco a Motta d'Affermo, Messina 1996.
- Pettineo A., La Motta di Sparto, alias di Fermo: un insediamento tra potere feudale e monachesimo greco, saggio in "Miscellanea Nebroidea, contributi alla conoscenza del territorio dei Nebrodi", S. Agata Militello 1999.
- Pettineo A., Venanzio Marvuglia? Troppo moderno! Fatti e documenti inediti sulla facciata della Matrice di Motta d’Affermo, in "Paleokastro" rivista trimestrale di studi sul territorio del Valdemone, n. 1, aprile-maggio 2000.
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