Naufragio della London Valour
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Il nome della nave mercantile London Valour, battente bandiera della Gran Bretagna, è legato ad una sciagura navale avvenuta all'imboccatura del porto di Genova il 19 aprile 1970, quando l'imbarcazione affondò a poche decine di metri dall'ingresso nello scalo marittimo dopo avere cozzato a causa di una forte mareggiata contro la diga flangiflutti. Nel disastro morirono venti marinai della nave, in gran parte personale di bordo di nazionalità indiana e filippina.
Il naufragio della London Valour è stato la più grande tragedia marittima avvenuta nel capoluogo della Liguria.
Indice |
[modifica] La nave
Costruita e varata nel 1956 come petroliera nei cantieri della Furness Shipbuilder Co. Ltd. di Haverton Hill-on-Tees, la London Valour era stata trasformata dieci anni dopo, nel 1966 in bulk carrier nei cantieri INMA (Industria Navali Meccaniche Affini) della Spezia.
[modifica] La tragedia
La mattina del 9 aprile 1970 la London Valour era alla fonda posizionata a circa 1300 metri a sud della diga foranea Duca di Galliera.
All'improvviso si abbatte sulla città una libecciata di enorme violenza; verso le 2,30 del pomeriggio, la nave inizia a scarrocciare, segno che l'ancora non fa più presa sul fondo, e viene sbattuta dal vento fortissimo verso gli scogli della diga.
Sul posto convergono immediatamente rimorchiatori, ormeggiatori, motovedette della Capitaneria di porto e dei Carabinieri; anche semplici barcaioli che tentano di dare una mano.
Nel frattempo, i genovesi assistono a migliaia, impotenti, alla tragedia che si sta svolgendo sotto i loro occhi. La poppa della nave si schianta contro le rocce; alle 2,45 si riesce a gettare un doppio filo di nylon tendendolo tra la diga e il ponte della nave; si tratta di un cosiddetto va-e-vieni, sul quale scorre una carrucola munita di imbragature, per permettere di poter trarre in salvo un naufrago alla volta.
La nave si spezza in due tronconi; l'equipaggio, composto in gran parte da marinai filippini si ritrova così diviso in due gruppi. La rudimentale tecnica del va-e-vieni, seppur necessaria in quel frangente, si rivela deleteria: il filo di nylon, a causa dei movimenti della nave sbattuta dal fortunale, si rilascia all'improvviso per poi tendersi all'estremo, sbalzando così in aria i naufraghi imbragati sulla carrucola, che vanno a perire sfracellati sugli scogli.
La tragedia assume dimensioni ancora più toccanti quando Dorothy, la moglie del capitano della London Valour, Edward Muir, che si trovava a bordo assieme al marito, viene sbalzata dall'imbragatura e catapultata nel mare in tempesta. Il capitano, dopo aver assistito alla morte della moglie, rifiuta gli aiuti dei soccorritori, si slaccia il giubbotto di salvataggio e si getta volontariamente in mare, con un atto di suicidio. Periscono anche il radiotelegrafista Eric Hill, sua moglie, e sedici uomini dell'equipaggio.
Da ricordare il comportamento eroico del comandante dei Vigili del Fuoco di Genova, Rinaldo Enrico, che, a rischio della vita, si era levato in volo con un elicottero per lanciare salvagenti ai naufraghi; operazione vanificata dal fatto che, con le falle apertesi nei serbatoi di nafta della nave, il combustibile si era riversato in mare e aveva avvolto i naufraghi impossibilitati a raggiungere le ciambelle. Il comandante Enrico perì non molto tempo dopo durante una delle sue tante operazioni di salvataggio.
La nave finì incagliata e semi-affondata; soltanto la parte superiore delle sovrastrutture sporgeva ancora dalla superficie. Circa un anno dopo la tragedia, il relitto venne trascinato via da due rimorchiatori con lo scopo di farlo affondare nell'abisso delle isole Baleari (circa 5000 m nel punto più profondo); ma lo scafo, per le sue cattive condizioni, affondò a sole 90 miglia al largo di Genova. Giace adesso a 2600 m di profondità.
La ruota del timone della nave, recuperata, fu donata all'Ospedale San Martino, che aveva curato i naufraghi superstiti; la campana della nave è invece conservata presso la chiesa anglicana del capoluogo.
[modifica] Musica
Alla tragedia della London Valour è ispirata una canzone di Fabrizio de André, intitolata Parlando del naufragio della London Valour, scritta assieme a Massimo Bubola ed inserita nell'album Rimini, del 1978. Si tratta di un testo arduo, nel quale il ricordo della tragedia e dei suoi protagonisti è espresso in modo da potervi scorgere addirittura metafore di natura storica e politica. Un altro possibile collegamento diretto tra De André e la tragedia della London Valour è il fatto che il poeta Riccardo Mannerini, ex marinaio a bordo di cargo mercantili e coautore assieme a De André dell'album Tutti morimmo a stento (1968), era amico personale del comandante Enrico dei Vigili del Fuoco.
[modifica] Collegamenti esterni
- London Valour e il ricordo dei soccorritori L'imbarcazione e gli uomini del salvataggio dei superstiti
- Il ricordo della tragedia dal sito dedicato a Riccardo Mannerini
- Altra succinta relazione della tragedia
- Articolo sulla sciagura della London Valour del com. Augusto Meriggioli
- Pagina da Canzoni contro la guerra dedicata alla canzone di Fabrizio De André e contenente un'interpretazione del testo in chiave di metafora storico-politica, di Franco Senia
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