Patrizio (titolo)
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Patrizio è un titolo nobiliare.
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[modifica] Il titolo di Patrizio
A partire dall'VIII secolo il titolo di patrizio venne utilizzato per indicare quella classe nobiliare che governava su di un comune, quindi un municipio, o su una repubblica aristocratica. Tale titolo fu ritenuto molto importante, tant'è vero che pur essendo un titolo non rilasciato dall'autorità reale o di un principe o di un sovrano in generale, fu adottato da molti nobili aventi titoli nobiliari molto più alti. I patriziati più importanti d'Italia furono quelli delle quattro repubbliche marinare, cioè: Amalfi, Pisa, Genova e Venezia.
Le modalità di trasmissione dei titoli patriziali in queste quattro republiche :
Patrizio di Amalfi (m)
Nobile Patrizio di Pisa (mf)
Patrizio Genovese (m)
Patrizio Veneziano (mf)
La lettera (m) sta ad indicare che il titolo patriziale va dato ai maschi, mentre le lettere (mf) indicano che il titolo patriziale va dato a maschi e femmine.
Questi quattro patriziati, pur essendo in teoria posti all'ultimo gradino della scala nobiliare, furono equiparati alla più alta nobiltà (cioè nella scala araldica vennero posti come importanza allo stesso livello del titolo di Duca non sovrano e di Principe non sovrano), perché il sovrano delle republiche marinare, quindi prima il Conte, poi il Prefetto ed infine il Duca per Amalfi; il Signore per Pisa e anche il Podestà; il Console, il Podestà, il Capitano del Popolo ed in fine il Doge per Genova e il Doge anche per Venezia, veniva eletto all'interno del proprio patriziato; quindi tutti i patrizi erano potenzialmente dei sovrani. Oggi il titolo patriziale è superiore al titolo di Nobile Civico, ed inferiore al titolo di Signore e Consignore.
In età moderna, dopo il XII secolo, si formarono diversi Patriziati in alcune Università (gli antichi Municipi) in Italia. Questi patriziati moderni gestivano autonomamente il governo della città che di conseguenza non aveva un signore feudale. Per tale motivo l-apparteneza di una famiglia ad un patriziato civico dava a questa famiglia un grande prestigio e ancora oggi, pur essendo quello di patrizio, come si è detto, un titolo tra i più bassi nella scala gerarchica nobiliare, viene considerato uno dei più prestigiosi in quanto, fra l'altro, indice di sicura antichità della famiglia che lo porta.
Questo perché mentre gli altri titoli nobiliari venivano concessi per brevetto, cioè per Diploma di Nobilitazione o per Lettere Patenti da parte dell'autorità Imperiale, Papale, Reale, Ducale o Principesca; quindi come venivano dati potevano essere anche negati alla famiglia per varie motivazioni. Il titolo di Patrizio invece non era altro chè l'ufficializzazione della nobiltà patrizia che risiedeva in una specifica famiglia, cioè quelle famiglie che pur non avendo un titolo nobiliare ricoprivano cariche di governo cittadino o repubblicano o militari; quindi con l'ascrizione nel Libro D'Oro del patriziato venivano nobilitati in modo ufficiale. Questo titolo prima di essere dichiarato tale, era una qualità, qualifica e prerogativa che era radicata in una specifica famiglia, quindi quando la si individuava, per mezzo dell'ascrizione al patriziato le veniva ufficializzata la condizione nobiliare di cui godevano. Dato che la nobiltà patrizia è una qualità che risiede in una famiglia e la si tramanda con i geni, era l'unica nobilta che non poteva essere negata dall'autorita sovrana, cioè Imperiale, Papale, Reale, Ducale, Principesca. Tale nobiltà Patrizia poteva essere riconosciuta soltando dal patriziato della città o repubblica nella quale la famiglia risiedeva, in quanto il patriziato era sovrano.
In Italia vi furono relativamente poche città demaniali che poterono avere il diritto e il privilegio di autogovernarsi senza subire il "giogo" di un signore feudale. Tra queste vi furono anche centri oggi ormai piccoli e periferici, come per esempio Amantea in Calabria o Giovinazzo in Puglia, ma che anticamente godevano di un prestigio e di un potere affatto trascurabili. Simile al patriziato erano le Piazze nobili , ovvero quei Comuni che avevano diritto ad autogovernarsi ma attraverso l'istituzione di una nobiltà civica. In questo secondo caso venivano dette Piazze aperte distinguendosi dalle Piazze Chiuse rappresentate appunto dai patriziati.
La principale differenza tra patriziato e nobiltà civica e quindi tra Piazza Chiusa e Piazza Aperta era rappresentata dal fatto che le Piazze Chiuse avevano appunto il diritto (indicato nel nome) di accogliere al proprio interno nuove famiglie per solo ed esclusivo potere decisionale delle famiglie già iscritte senza neppure dover chiedere l'approvazione del Sovrano.
Il titolo di Patrizio venne utilizzato anche dai Bizantini, infatti essi a questo titolo davano molta importanza, in quanto rappresentava la dignità (cioè titolo) suprema dell'amministrazione dell' Impero Bizantino.
Inizialmente la voce di Patrizio stava ad indicare qualità e prerogativa nobiliare della famiglia, quindi chi era ascritto al patriziato doveva dire di essere ascritto ad un seggio patrizio, o aggregato al patriziato, o ascritto al libro d'Oro del Patriziato e non dire di avere il titolo patrizio di una determinata città. Però col tempo tale qualifica diventò un vero e proprio titolo nobiliare, che ha avuto origine dall'antica Roma.
Ai Patrizi Veneziani venivano date le seguenti qualifiche nobiliari: N.U. o N.H. che stavano ad indicare nobiluomo o nobilhomo, con N.D. si stava ad indicare la Nobildonna. Queste qualifiche spettano soltando ai Patrizi Veneziani.
Ai Patrizi Genovesi venivano date delle qualifiche nobiliari in base alla carica di governo che ricoprivano, queste qualifiche erano: Magnifico, Illustrissimo ed Eccellentissimo. Il Magnifico veniva indicato scrivendo per esteso la qualifica nobiliare, L'Illustrissimo con le lettere D.D. maiuscole, mentre L'Eccellentissimo con la lettera D. maiuscola.
In Sicilia il titolo di Patrizio, veniva dato ad alcuni sindaci di città, le città nelle quali venne utilizzato furono Catania e Messina.
Il titolo Patriziale venne usato anche nella Repubblica di San Marino.
Con la voce patriziale, in senso generico, oggi si sta ad indicare anche l'intera nobiltà italiana, cioè qualsiasi titolato.
[modifica] Le insegne
La corona di normale di patrizio era formata da un cerchio in oro tempestato di gemme preziose, ma veniva usata anche un'altra corona di foggia all'antica che era formata dal cerchio d'oro sormontato da quattro punte di lancia, alternate da quattro perle del tutto in oro. I Patrizi Genovesi utilizzavano una corona patriziale formata da cerchio tempestato di gemme preziose sostenente quattro fioroni d'oro (tre visibili) alternati da quattro perle in oro (due visibili). I Patrizi Veneziani utilizzavano una corona patriziale formata da cerchio anch'esso tempestato di gemme preziose, sostenenti otto fioroni d'oro (cinque visibili) alternati da otto perle (quattro visibili). La nuova corona normale di patrizio era formata da otto fioroni ed alternata da otto perle (visibili quattro fioroni e cinque perle) quindi era simile a quella di patrizio veneto e per distinguerla i fioroni di questa nuova corona vennero realizzati in modo diverso rispetto a quella veneziana e quando la si blasonava frontalmente venivano posti quattro fioroni e cinque perle. I Patrizi di San Marino utilizzavano le seguenti corone patriziali: cerchio d'oro tempestato di gemme preziose sestenente quattro fioroni d'oro (tre visibili) e quattro perle d'oro (due visibili); oppure cerchio in oro cordonato ai margini sostenente quattro punte di lancia in oro (tre visibili) e quattro globetti in oro (due visibili); venivano usate altre due corone, una era sormontata da dodici perle d'oro sostenute da punte (sette visibili), un'alta era sormontata da otto perle d'oro sostenute da punte (cinque visibili).
[modifica] Diritto
La Repubblica Italiana non riconosce i titoli nobiliari e, con l'entrata in vigore della Costituzione Italiana nel 1948, ha abrogato la regolamentazione della Consulta araldica, e pertanto il titolo di patrizio, come gli altri titoli nobiliari, non ha effetti civili. Va detto che la situazione attuale, sotto il profilo giuridico, trova sistemazione e regolamentazione, dopo l'entrata in vigore della Costituzione Italiana, nella esistenza di un'associazione privata, il "Corpo della Nobiltà Italiana" che rivendica una continuità ideale con la Consulta araldica.
[modifica] Bibliografia
- E. Genta, "Titoli nobiliari", in AA.VV., "Enciclopedia del diritto", Varese 1992, vol. XLIV, pag. 674-684.
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