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Petite messe solennelle - Wikipedia

Petite messe solennelle

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Petite messe solennelle
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Compositore: Gioachino Rossini
Tonalità:
Forma musicale: messa
Numero d'opera:
Epoca di composizione: 1863
Prima esecuzione: 14 marzo 1864
Pubblicazione: {{{pubblicazione}}}
Autografo: {{{autografo}}}
Dedica: Louise Pillet-Will
Durata media: 1h.30'
Organico: I versione: soli, coro, due pianoforti, armonium
II versione: soli, coro e orchestra
Movimenti: {{{movimenti}}}

La Petite messe solennelle è una composizione sacra di Gioachino Rossini.
Fu scritta nel 1863.

Indice

[modifica] Organico

Prevede il seguente organico:

Nella partitura originale di Rossini è prescritto che i solisti debbano cantare anche con il coro.
Per il secondo pianoforte Rossini non ha scritto una parte indipendente, bensì di raddoppio o rinforzo del primo.

[modifica] Struttura musicale

  • 1. Kyrie - coro
  • 2. Gloria
    • Gloria in excelsis Deo - coro
    • Et in terra pax - soli, coro
    • Gratias agimus tibi - soli (contralto, tenore, basso)
    • Domine Deus - tenore solo
    • Qui Tollis - soli (soprano, contralto)
    • Quoniam - basso solo
    • Cum Sancto Spirito - coro
  • 3.Credo
    • Credo - soli, coro
    • Crucifixus - soprano solo
    • Et resurrexit - soli, coro
    • Et vitam venturi - coro
  • 4. Offertorium (Prélude religieux) - pianoforte solo
  • 5. Sanctus - coro
  • 6. O salutaris hostia - soprano solo
  • 7. Agnus Dei - contralto solo, Coro

[modifica] Storia

Manoscritto fantasma, parola di musicologo
Il lavoro di revisione della versione originale della Petite messe solennelle da parte del musicologo statunitense Philip Gossett è stato piuttosto laborioso e, per molti versi, fortuito.

Come lo stesso Gossett ha raccontato in un'intervista[1], Rossini, per disposizione del committente, fece rappresentare l'opera nella cappella privata del conte Pillet-Wills. Al termine della rappresentazione, il compositore diede al conte una copia del manoscritto per coro, solisti, due pianoforte ed armonium.

In anni recenti, il ricercatore statunitense ha avuto non pochedifficoltà nel rintracciare a Parigi gli eredi Pillet-Wills. Solo fortuitamente, nel corso di una colazione di lavoro alla Chicago University è entrato in contatto con persone che conoscevano personalmente esponenti della famiglia parigina i quali, occasionalmente, avrebbero dovuto recarsi neli Stati Uniti di lì a poco tempo. Fu così possibile per Gossett conoscere gli eredi Pillet-Wills e rendere loro visita nel maniero di famiglia a nord di Parigi, onde recuperare una copia del prezioso manoscritto.

La versione originale della Petite messe è stata rappresentata per la prima volta in tempi moderni al Rossini Opera Festival di Pesaro nel 1997 e la rappresentazione ha avuto come giusta dedica la memoria del conte Jacques Pillet-Wills, morto un anno prima.

Rossini abbandonò la composizione di opere liriche dopo il successo ottenuto con la sua ultima composizione per il teatro, il Guglielmo Tell (1829). Da allora, quando aveva trentasette anni, si dedicò ugualmente alla composizione dedicandosi però alla musica da camera e sacra senza pubblicare alcun lavoro eppur lasciando capolavori specialmente in àmbito sacro.

Di questi, due sono considerati tra i migliori capolavori della musica del XIX secolo: lo Stabat Mater, composto nel 1831, e la Petite messe solennelle, composta nel 1863, cinque anni prima della sua morte ed ultimo peccato di vecchiaia, come il compositore amava definire i suoi lavori di età senile.

Capolavoro nuovo, quasi azzardato per anni in cui imperava il romanticismo, con la sua melodia, che solo in seguito sarà valutata come capolavoro rossiniano: esso anticipa i tempi della musica moderna dando nuovi indirizzi estetici e forme avveniristiche che si svilupperanno ben oltre la metà dell'Ottocento per giungere agli inizi del Novecento.

La Petite messe solenelle fu scritta per dodici cantanti, di cui quattro solisti, due pianoforti e un armonium. Rossini la volle anche orchestrare, nel 1867, sia perché spinto da più parti ma, soprattutto, ritenendo che se l'orchestrazione fosse stata fatta da qualcun altro musicista dopo la sua morte, l'opera non avrebbe avuto quella caratteristica per cui la scrisse.

Al riguardo, sulla partitura tenne a precisare:

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«"Petite messe solennelle", a quattro parti, con accompagnamento di due pianoforti, e di un armonium. Composta per la mia villeggiatura di Passy (nota: località presso Parigi). Dodici cantori di tre sessi, uomini, donne e castrati, saranno sufficienti per la sua esecuzione. Cioè otto per il coro, quattro per il solo, in totale di dodici cherubini: Dio mi perdoni l'accostamento che segue. Dodici sono anche gli Apostoli nel celebre affresco di Leonardo detto La Cena, chi lo crederebbe! Fra i tuoi discepoli ce ne sono alcuni che prendono delle note false! Signore, rassicurati, prometto che non ci saranno Giuda alla mia Cena e che i miei canteranno giusto e con amore le tue lodi e questa piccola composizione che è, purtroppo, l'ultimo peccato della mia vecchiaia.»
(Gioachino Rossini, Passy, 1863)

Dopo che il lavoro fu terminato, si peritava di scrivere ancora:

Collabora a Wikiquote
«Buon Dio, eccola terminata questa povera Messa. Ho fatto della musica sacra o della musica maledetta. Ero nato per l'opera buffa, io lo sai bene! Poca scienza, un po' di cuore, tutto qui. Sia Tu dunque benedetto e concedimi il Paradiso»
(Gioachino Rossini, Passy, 1863)

Ecco dunque che la Petite messe può essere considerata il testamento spirituale di Rossini, forse già presago della sua prossima morte.

L'esecuzione di quest'opera avvenne il 14 marzo del 1864 presso la cappella di famiglia della contessa Louise Pillet-Will, alla quale fu dedicata, in presenza di solo poche persone e di alcuni critici. Ottenne grande successo e fu replicata diverse altre volte.

L'opera si compone di quattordici pezzi ricchi di inventiva armonica e melodica e si inserisce fra le composizioni di spiccata originalità, fornite di un'alternanza tra musica da chiesa e musica profana: il Kyrie per soli, coro, pianoforti e armonium; il Gloria per soprano solo e coro, pianoforti e armonium; il Gratias agimus, un terzetto per mezzosoprano, tenore e basso; il Domine Deus, pagina affidata al tenore e preceduta da una introduzione pianistica; il Qui tollis, duetto tra soprano e contralto introdotto anch'esso dal pianoforte; il Cum Sancto Spiritu per soli e coro che conclude la prima parte dell'opera.

Il Credo rappresenta l'inizio della seconda parte della messa ed è per coro. Segue subito dopo il Crucifixus introdotto dal pianoforte, in cui si innesta la voce del soprano; l'Et resurrexit per soli e coro; il Preludio religioso per pianoforte solo, il brano strumentale più lungo dell'opera, che dura circa otto minuti; il Sanctus, un coro "a cappella"; l'O salutaria Ostia, penultimo brano per soprano solo e pianoforte; infine l'Agnus Dei che chiude la sequenza dei brani della messa, pieno di intensa melodia che presagisce una visione di pace duratura intonata dal contralto a cui fa eco il coro a voci sole e continuando con le voci corali che si uniscono al contralto solista e agli strumenti che concludono il capolavoro rossiniano.

[modifica] Discografia

Renata Scotto (soprano), Fiorenza Cossotto (mezzosoprano), Alfredo Kraus (tenore), Ivo Vinco (basso), Franco Verganti e Gianluigi Franz (pianoforti), Luigi Benedetti (armonium), Coro Polifonico di Milano, Giulio Bertola (direttore)

[modifica] Note

  1. Intervista di Philip Gossett a Julliard.edu.

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