Sepoltura di Maometto a Medina
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La sepoltura di Muhammad a Medina avvenne nella stanza della casa che il Profeta si fece erigere al momento della sua emigrazione (egira) dalla città higiazena natia di Mecca (nell'attuale Arabia Saudita). In questo ambiente Muhammad visse e infine morì nel 632 fra le braccia di ʿĀʾisha e sotto il pavimento della stanza fu inumato dopo essere stato lavato dal cugino ʿAlī ibn Abī Ṭālib e avvolto in un semplice sudario, secondo il rito preislamico che anche l'Islam tuttavia conservò.
Accanto a lui furono poi sepolti i primi due califfi, Abū Bakr e ʿUmar ibn al-Khaṭṭāb e il luogo divenne presto una moschea che permise a Medina di diventare la seconda città santa dell'Islam. Essa ricevette per lunghi secoli le massime cure da parte dei devoti musulmani che usano visitarla dopo aver assolto a Mecca l'obbligo del pellegrinaggio, detto ḥajj.
La visita, o ziyāra, è però vista con sfavore dal radicalismo dei Wahhabiti ma la loro ostilità per ciò che essi considerano un'inammissibile devozione nei confronti di un uomo, sia pur importante come Muḥammad, non è riuscita a impedire l'arrivo di grandi masse di pellegrini che non accetterebbero mai il divieto di accedere ai cenotafi del Profeta e dei suoi due primi successori alla guida politica e spirituale della Comunità islamica (Umma). Il tempo concesso per affacciarsi a una piccola apertura che consente di dare uno sguardo ai sarcofagi contenuti in una piccola edicola eretta all'interno della moschea è tuttavia assai limitato. A vigilare, con metodi talora assai spicci, è la speciale forza di polizia delegata dalle autorità saudite a controllare il regolare svolgimento dei riti religiosi che, per il ḥajj, muove ogni anno un numero programmato massimo di circa 2 milioni di fedeli provenienti da tutto il mondo islamico nel corso del mese islamico di dhū l-ḥijja.