Settimio Odenato
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Settimio Odenato o Odenato (greco: Ὁδαίναθος, Hodainathos; arabo: أذينة, "piccolo orecchio"), forma latinizzata del nome Odainath, fu sovrano del regno di Palmira, durante la seconda metà del III secolo, che riuscì a salvare l'Impero romano dalla minaccia dei Sassanidi.
Il suo nome gentilizio Septimius sta ad indicare che la sua famiglia di appartenenza ricevette la cittadinanza romana sotto la dinastia dei Severi, diventando la famiglia più importante di Palmira dal 190. Odenato era figlio di Settimio Hairān, senatore e capo di Tadmor, figlio di Wahballath.
Non è certo l'anno preciso in cui Odenato divenne sovrano di Palmira, ma una iscrizione risalente al 258 accenna a lui come «l'illustre console nostro signore».
Zenobia, la sua celebre moglie, fu un abile alleata per la sua politica.
Dopo la sconfitta e la prigionia dell'imperatore Valeriano nel 260 nella battaglia di Edessa per opera dei Persiani, lasciò le province dell'impero Romano d'Oriente abbandonate a sè stesse e alla mercé dei Persiani. Una simile prospettiva non era molto auspicabile nè dal regno di Palmira ne dagli altri domini della regione.
Inizialmente Odenato cercò di ingraziarsi le amicizie del sovrano persiano Shapur I, ma quando i suoi doni vennero sdegnosamente rifiutati da quest'ultimo, Odenato capì che l'unica possibilità era abbracciare la causa di Roma contro i Persiani. Lo stato di neutralità che aveva fatto la fortuna del regno di Palmira venne mutato in favore di una attiva politica militare, che portò in breve tempo alla sua rovina, pur dando fama al suo sovrano. Come prima azione Odenato si diede all'inseguimento dei Persiani, di ritorno in patria dal loro saccheggio di Antiochia, e prima che potessero attraversare il fiume Eufrate inflisse loro una pesante sconfitta.
Quando due usurpatori, il tribuno militare Tito Fulvio Iunio Quieto e suo fratello Macriano minore, reclamarono a sè il trono dell'Impero Romano nel 261, Odenato si schierò dalla parte di Gallieno, figlio e co-imperatore con Valeriano. Odeanto attaccò e giustiziò l'usurpatore Quieto ad Emesa ed ottenne come ricompensa per la sua lealtà alte cariche onorifiche nel 262. Pur potendo avere la possibilità di impossessarsi a sua volta del seggio imperiale, egli accettò di diventare luogotenente per l'Impero d'Oriente con il titolo di totius Orientis imperator.
Con una serie di rapide e vittoriose campagne, Odenato attraversò l'Eufrate e liberò le città di Edessa, Nisibis e Carre, spingendosi fin nell'interno dell'Impero Persiano e mettendo sotto assedio la stessa capitale Ctesifonte. Probabilmente durante queste campagne riportò il territorio del regno d'Armenia nei possedimenti imperiali. Grazie alle vittorie di Odenato, l'autorià imperiale in Oriente venne ripristinata, e lo stesso imperatore Gallieno non disdegnò di portare in trionfo il bottino ed i prigionieri di guerra ottenuti dal suo luogotenente nel 264. Odenato condivise le sue vittorie in Oriente con suo figlio maggiore Hairan (Erode) oltre al titolo onorifico, proprio delle regioni orientali, di re dei re. Mentre supportava il consolidamente del potere imperiale in Oriente, Odenato diede vita ad un proprio impero indipendente che ebbe vita breve, l'impero di Palmira, ma durante il suo regno nè questo nè altri episodi furono mai motivo di discordia con Roma.
Odenato venne assassinato insieme a suo figlio Hairan da suo nipote Maconio mentre era in procinto di recarsi in Cappadocia per affrontare i Goti, non ci sono prove che nell'omicidio ci fossero coinvolgimenti da parte dell'Impero Romano. Il trono di Palmira venne occupato da sua moglie Zenobia, in qualità di reggente per suo figlio Vaballato, ancora minorenne.