Sezione Universitaria della Società Alpinisti Tridentini
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La Sezione Universitaria della Società degli Alpinisti Tridentini (SUSAT) è una Sezione della Società degli Alpinisti Tridentini (SAT) e una sottosezione del Club Alpino Italiano (CAI)
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[modifica] Storia
[modifica] La fondazione
La vita e le azioni del prof. Torquato Taramelli sono legate al suo profondo senso di nazionalismo e di riscatto degli italiani, in un periodo molto movimentato della storia della nostra penisola, che trovava presso la società trentina di allora un forte radicamento. Proprio in quegli anni viene fondata la SAT (1872) e sin da subito questa associazione si caratterizza per la ricerca e la tutela dell'identità trentina.
Il forte attaccamento alla propria terra, la naturale propensione alla montagna e la fede nel futuro sono gli elementi che caratterizzano anche la prima Società Studentesca, fondata a fine '800 da Cesare Battisti, che tentò, inutilmente, di inserire tale organizzazione all'interno della SAT. Quest'ultima ridusse solamente il canone di iscrizione per i giovani, acquisendo così l'appoggio numerosi studenti, più che altro delle scuole secondarie di Trento e Rovereto, marginalmente universitari.
Nel frattempo (1906) all'interno della SAT prende vita la Sezione Audax, una specie di antesignano dell'attuale Club Alpino Accademico, costituita da un gruppo di giovani soci scelti, addestrati alla scoperta e ricerca sul territorio alpino, che sotto il vessillo bianco-azzurro e il motto "Ardisci e spera", si preparano per il grande giorno e per compiere allora il proprio dovere.
Nel 1907 si formò un sodalizio semiclandestino, denominato Robur et animus, impegnato in attività alpinistiche nei dintorni di Trento (scoperta del territorio e valorizzazione delle palestre di roccia dei Bindesi, Vela, Romagnano, Calisio, ecc.).
A livello nazionale, nel CAI, operavano già dal 1904 alcune Stazioni universitarie, che raccoglievano in tutto, nelle varie Università, circa 250 soci, prevalentemente giovani facoltosi o comunque ristrette cerchie di appassionati.
Nel tentativo di creare anche nella SAT una Sezione Universitaria, la Sezione Audax fa perno sul gruppo Robur et animus e, grazie all'impegno del comitato promotore formato da Mite Ghezzer, Bruno Bonfioli e Ferrante Giordani, il 4 aprile del 1909, nella sede della Società Studenti si tenne l'assemblea costitutiva della SUSAT. Ghezzer venne nominato presidente e fu grazie al suo impegno che l'autorità governativa dell'Imperiale e Regio (KuK) Capitanato Distrettuale di Trento, il 3 luglio 1910 riconobbe l'associazione, dopo aver rifiutato il nulla-osta ben quattro volte con motivi per nulla plausibili.
[modifica] I primi anni di attività (1910-1914)
L'attività della SUSAT nei primi anni di vita è molto varia, ma sempre improntata allo spirito idealistico verso la natura e la patria dei suoi fondatori. Alcune iniziative proposte sono veramente originali:
- la raccolta degli itinerari di montagna (Itinerari alpinistici trentini)
- l'archivio fotografico
- il deposito degli attrezzi, delle carte e delle tende
- le lezioni di cartografia e di glaciologia
Inoltre viene proposto l'alpinismo come sport di massa e non più riservato solo agli aristocratici, cercando di divulgarne la pratica tra i giovani, preparandoli fisicamente e moralmente. Nasce in questi anni la prima rudimentale scuola di roccia. Si attivano anche le prime manifestazioni a carattere alpinistico, con la realizzazione di settimane alpinistiche:
- 1910 da Trento al Gruppo di Brenta - Presanella - Cevedale
- 1911 Catinaccio - Sella - Marmolada - Pale di San Martino
Vengono attivati anche degli accantonamenti/tendopoli (1912 al rifugio XII Apostoli e 1913 al Grass d'Oven in Vallesinella).
Iniziata la propria attività con circa 100 soci, nel 1914 si arrivò a contarne 320 (tra cui 8 studentesse): considerando che gli studenti universitari trentini non erano più di 300, si comprende quale successe riscuotesse tra i giovani la SUSAT. Nel 1912, considerato che l'iscrizione alla Sezione era riservato solo agli studenti, venne istituito il gruppo degli Amici della SUSAT. Nel 1914 questi erano circa 50, tra cui Cesare Battisti, Giovanni Pedrotti, Ettore Tolomei, Guido Larcher e Guido Rey.
Nel 1914 l'Impero entra in guerra: la tendopoli organizzata a San Martino di Castrozza non può essere effettuata, la maggior parte dei susatini venne chiamata sotto le armi, ma la maggior parte di loro era già passata in Italia portandosi dietro tutto il materiale pazientemente raccolto in 5 anni di attività, consegnato al Comando Supremo di Roma, e anche i soldi della cassa sociale (pari a 1.020 lire), entrati a far parte del Fondo profughi della Commissione dell'emigrazione trentina.
All'entrata in guerra dell'Italia, la maggior parte dei susatini si arruolò nei battaglioni volontari: dei 141 arruolati, 24 caddero e numerose sono le medaglie d'oro assegnate al valore di quei ragazzi.
[modifica] La ricostruzione (1914 - 1941)
La fine della Prima Guerra Mondiale vede il ritorno alla normalità anche per le attività alpinistiche, escludendo la partecipazione di alcuni susatini all'impresa di Fiume. In Trentino si riuniscono i sopravvissuti alla guerra: rimangono esclusi dalla SUSAT i soci riparati in Italia che non si erano arruolati e quelli rimasti a combattere con l'Austria.
Gli anni venti vedono la trasformazione della SUSAT in SUCAI Gruppo susatino, seguendo l'impostazione centralizzatrice di allora. La successiva evoluzione vede la trasformazione e inglobazione all'interno dei Gruppi Universitari Fascisti (1927), a cui corrisponde il passaggio degli studenti alpinisti trentini in grembo alla SAT.
Le successive iniziative della SUSAT/GUF vedono l'organizzazione, nel luglio/agosto 1941, della prima scuola di roccia intitolata a Giorgio Graffer presso il rifugio Pedrotti alla Tosa.
[modifica] La storia recente (1947 - oggi)
Nel 1947 viene ricostituita la SUSAT, dopo i numerosi problemi sorti nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Nel 1961 i susatini si prendono l'impegno di gestire il rifugio Monzoni "Torquato Taramelli": diventerà la seconda casa di tante generazioni di giovani, in cui trascorrere parte delle vacanze estive, ma anche qualche giornata invernale, gestendo la struttura, in piena libertà. Il rifugio costituisce quindi quella naturale consecutio dei principi posti alla base della SUSAT oltre 50 anni prima.
L'attività della Sezione però non si concentra unicamente sul rifugio: nel gruppo di Cima d'Asta, nel 1971, viene realizzato un sentiero attrezzato intitolato a Giulio Gabrielli, seguendo un vecchio percorso di guerra.
[modifica] La SUSAT nelle pubblicazioni della SAT
Concludendo la storia della SUSAT desidero recuperare la parte introduttiva del testo scritto da Guido Larcher per la pubblicazione La SAT - Cento anni - 1872-1972, in quanto sempre attuali, anche se scritte più di 30 anni fa:
Che una sezione della SAT con poche decine di iscritti, una sede precaria, bilanci sottilissimi, direttivi evanescenti e militanza ridotta ambisca far parlare di sé fino a presentare una propria storia, può sembrare quanto meno presuntuoso. In effetti, però, a chi non si fermi all'apparenza delle cose, si svelano subito i motivi che legittimano pienamente questa aspirazione.
Sono, in primo luogo, motivi che risalgono al passato, agli anni tumultuosi e pieni di speranza e di aspettazione che caratterizzarono la vita trentina nel primo '900, e agli anni travolgenti della prima guerra mondiale. Ma sono anche, a ben vedere, le ragioni del presente che fanno della Sezione Universitaria della SAT non solo un'entità che trascende la mera somma numerica dei suoi iscritti, ma anche un insieme omogeneo, vivo, in cui i problemi attuali - alpinistici e non - trovano una risonanza particolare, immediata e risposte originali, spesso in contrasto con quelle più comunemente accettate.
Con questo vogliamo dire che la SUSAT è stata ed è in realtà, qualcosa di più di una semplice sezione della nostra Società (ed inevitabilmente anche qualcosa di meno, specialmente dal punto di vista formale, organizzativo e ... contabile!).
Agli inizi questa diversità della SUSAT si manifestò nell'avere essa improntato le sue attività alla massima autonomia nei confronti della Società madre, pur nel rispetto dei suoi principi fondamentali. E soprattutto si avvertì nella tensione, univoca ed unanime, che seppe creare e nutrire verso il problema più sentito di quegli anni: cioè quello dell'identità nazionale della gente trentina e della collocazione del Trentino entro quel contesto storico-sociale dal quale solo le alterne vicende della politica internazionale avevano potuto strapparlo.
In altre parole, l'opera della SUSA. si rivelò come azione più o meno scopertamente politica, di rottura netta, totale con il regime allora imperante e di paziente preparazione al giorno in cui tutto sarebbe stato messo in discussione. In tal modo l'alpinismo, altrove visto e vissuto soltanto come sport o evasione, nel Trentino di allora, e per la sua gioventù studiosa in particolare, venne a significare qualcosa di più alto e serio, spirituale e concreto al tempo stesso, sintetizzando il tradizionale attaccamento dei trentini alla loro terra, la loro naturale propensione alla montagna e alla fede assoluta in un destino ritenuto più giusto, al cui manifestarsi doveva tendere ogni energia.
La prima SUSAT seppe così soddisfare una delle esigenze più profondamente sentite dai giovani trentini. E benché altri motivi ispirassero indubbiamente i primi susatini, quella loro oscura aspirazione vero l'eroico di cui parlava nel 1913 - con parole che si sarebbero rivelate profetiche - il prof. Lorenzoni, anziano amico di quei giovani, appare oggi, anche all'osservatore più critico, un dato incontrovertibile, il segno di una breve, eccezionale stagione.
Tuttavia quello che più ci attira, nel riandare oggi col pensiero a quei tempi, non è tanto l'aspetto politico delle vicende della SUSAT - che tra l'altro rientra nell'affresco più vasto della storia della SAT - quanto quei motivi o spunti nei quali crediamo di intravvedere una continuità ideale tra l'esperienza dei primi susatini e quella che è stata la nostra esperienza (e che immagino e spero sarà quella di molti altri giovani).
Alludo, in particolare, all'atteggiamento verso la montagna e verso l'alpinismo: al sentimento naturale della montagna come presenza familiare, come dato ineliminabile della nostra esperienza vitale, e alla visione dell'alpinismo come pratica sportiva lontana da qualsiasi divismo o affettazione. Una visione fondamentalmente serena, pacata, umana, che si armonizza bene con la caratteristica delle nostre montagne, che fra le tante sono quelle dal volto più umano.
[modifica] I Presidenti della S.U.S.A.T.
Ricordiamo di seguito i Presidenti della Sezione che si sono succediti nel tempo:
- Ghezzer Mite (1910)
- Bonfioli Bruno (1911)
- Marchi Camillo (1912-1913)
- Cristofolini Giuseppe (1914-1915 e 1919)
- Lunelli Italo (1920)
- Videsott Renzo (1921)
- Caracristi Fabio (1922)
- Marchi Renato (1947)
- Tambosi Giovan Battista (1948)
- Giovannini Giulio (1949)
- Leonardi Guido (1950)
- Cescotti Giuseppe (1951)
- Graffer Renzo (1952)
- Poda Alberto (1953-1954)
- Gabrielli Giulio (1957-1959)
- Marolda Alberto (1960-1961)
- Moreli Paolo (1962-1964)
- Armani Giorgio (1965)
- Larcher Guido (1966 e 1968)
- Larcher Tino (1967)
- Todesca Giuseppe (1969-1970)
- Boschetti Andrea (1971-1974)
- Dallapè Paolo (1975-1979)
- Covi Giulio (1980-1982)
- Dallapè Paolo (1983-1985)
- Conti Roberto (1986-1988)
- Amadori Maurizio (1989-1991)
- Bizzaro Monica (1992-1994)
- Baldessari Paola (1995-1996)
- Zanghellini Sandro (1997-oggi)
[modifica] Voci correlate
- Lista degli argomenti di alpinismo - elenco di argomenti e termini riguardanti l'alpinismo.