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Tempio greco - Wikipedia

Tempio greco

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Tipologie di templi
Tipologie di templi

Il tempio può essere considerato la più impegnativa realizzazione dell'architettura greca. La codificazione che, in età arcaica, verrà sviluppata per l'architettura templare diventerà con l'ellenismo il linguaggio universale del mondo mediterraneo.

Indice

[modifica] Caratteristiche

L'edificio vero e proprio era per i Greci la casa del dio (oikos), ovvero la cella (naos). Questa ospitava la statua della divinità, mentre il culto si svolgeva su un altare antistante, all'esterno di esso ma dentro il recinto sacro (temenos) in cui si situava il tempio ed altri edifici ad esso connessi. Il luogo sacro (santuario) poteva ad esempio ospitare una serie di costruzioni di uso pratico, come i "tesori" (thesàuroi), che ospitavano i doni votivi - preziosi o anche di terracotta - offerti dalle città o da semplici cittadini, sale per banchetti (hestiatòria) e portici (stoai). L'ingresso all'area sacra poteva essere sottolineato da propilei.

Sulla superficie superiore (stilobate) di una piattaforma, sopraelevata rispetto al terreno circostanze, per mezzo di pochi gradini (crepidoma), si elevava la struttura della cella del tempio, caratterizzata dalle colonne. La disposizione delle colonne determina la clasificazione dei tipi di pianta del tempio greco, che ci è stata tramandata da Vitruvio (De architectura, 3,2):

  • tempio in antis: sulla facciata sono presenti due colonne tra due ali di muro che prolungano in avanti le pareti laterali della cella;
  • tempio prostilo: la fronte della cella presenta un colonnato antistante (prostòon);
  • tempio anfiprostilo: sia la fronte che il retro della cella presentano il colonnato;
  • tempio diptero: la peristasi presenta, anche sui lati lunghi, una doppia fila di colonne;
  • tempio pseudodiptero: la peristasi presenta una sola fila di colonne, ma posta ad una distanza doppia rispetto ai muri della cella, ossia nella posizione in cui si troverebbe il colonnato esterno di un tempio diptero, che sia privo però della seconda fila più interna.
  • tempio periptero: il colonnato (ptèron) circonda tutti e quattro i lati della cella (naos) creando un porticato quadrangolare (peristasi);
  • tempio pseudoperiptero che ha una notevole diffusione in età ellenistica e quindi romana, caratterizzato da colonne della peristasi addossate come semicolonne o lesene ai muri esterni della cella che poteva in tal modo essere realizzata con una maggiore ampiezza; quest'ultima tipologia viene citata da Vitruvio (De architectura, 4,8,6) tra quelle ritenute anomale. Vitruvio invece non menziona la tipologia del tutto priva di colonnato esterno (oikos), che ai suoi tempi era ormai scomparsa.

Viene inoltre citato il tempio ipetro (hypaethros), nel quale - per le dimensioni colossali del tempio che rendevano impossibile realizzare il tetto - la cella (o la sua navata centrale) risultava scoperta.

Lo spazio fra il colonnato in facciata e l'ingresso alla cella (naos) prende il nome di pronaos, mentre il corrispondente spazio sul retro della cella prende il nome di opistodomos. Il naos corrisponde alla cella, dove vi era la statua della divinità. Quando vi è un'altra cella all'interno della cella (caratteristica soprattutto dei templi dorici in Sicilia), allora si parla di adyton.

A seconda del numero delle colonne presenti in facciata, il tempio è inoltre definito come "distilo" ("con due colonne"), "tetrastilo", "esastilo", "ottastilo" o persino "dodecastilo" (rispettivamente con quattro, sei, otto o dodici colonne sulla facciata). Il numero delle colonne laterali è proporzionato a quello delle colonne in facciata, e di solito è pari al doppio (raramente), al doppio + 1, o al doppio + 2 di esse: per esempio un tempio esastilo avrebbe normalmente dodici, o più frequentemente tredici o quattordici colonne sui lati lunghi.

I colonnati erano edificati sulla base del sistema trilitico, cioè "a tre pietre": due sostegni verticali ed un elemento orizzontale, che copre lo spazio tra i due. Da questo vengono elaborati i diversi ordini architettonici, caratterizzati da precisi rapporti proporzionali tra i diversi elementi che lo compongono. La colonna, costituita da capitello, fusto ed eventualmente base, è sormontata da una trabeazione, composta a sua volta da architrave, fregio e cornice. Sui lati corti, facciata e retro, gli spioventi del tetto determinano la presenza di un frontone, sul quale a sua volta poggiano - agli angoli e al vertice - statue decorative generalmente in terracotta dipinta, gli acroteri.

[modifica] Origini del tempio greco

Secondo quanto suggerisce Vitruvio (De architectura, 2,1,3) la struttura del tempio greco trasse la sua origine da primitivi edifici in argilla e travi di legno, inizialmente usati come abitazione, la cui pianta sembra essere stata caratterizzata da una terminazione curva, sostituita solo alla fine dell'VIII secolo a.C. da piante rettangolari.

Uno dei più antichi esempi precedenti delle strutture templari è rappresentato da una monumentale tomba di Lefkandi, nell'isola di Eubea, datata agli inizi del X secolo a.C. si trattava di un edificio a pianta stretta e allungata (10 x 45 m), terminante sul fondo ad abside, con pareti in argilla e legname protette da un ampio tetto a spioventi. Il tetto sporgeva oltre le pareti, sostenuto da una fila di 67 sostegni in legno esterni, che sono il primo esempio di una peristasi. L'edificio, suddiviso internamente in più vani fu utilizzato per la ricca sepoltura di una coppia regale e costituiva forse un heroon (ovvero tomba-santuario di un capo, considerato come un protettore divino)[1].

Un altro esempio più recente riguarda una struttura rinvenuta negli scavi sotto il tempio di Apollo Dapnephòros a Eretria, lunga 35 m, ancora terminante ad abside e con il tetto sostenuto da una fila di sostegni centrali, risalente alla fine dell'VIII secolo a.C.. Un periptero dedicato ad Artemide, con il pronao a pianta semicircolare costituito sempre da sostegni in legno, è stato recentemente scoperto presso Patrasso (ad Ano Mazaraki[2].

Mentre nella Grecia continentale sembra essere diffusa la pianta "ad abside" (anche detta "a forcina") a Creta sono attestati nel VII secolo a.C. edifici a pianta rettangolare e con copertura piana: tra gli esempi maggiormente noti è il tempio A di Priniàs (intorno al 625-620 a.C.), privo di ordini architettonici e con decorazioni scolpite, per il quale la presenza di un focolare interno richiama la struttura micenea del megaron[3]. In Asia Minore vengono eretti a partire dall VIII secolo a.C. i grandi templi di Samo e di Eretria.

Il tempio di Isthmia, costruito nella prima metà del VII secolo a.C. e sede dal 582 a.C. dei Giochi Istmici in onore di Poseidone, presenta una cella meno allungata (1:4) e proporzioni ancora più allargate considerando la peristasi, di 7 x 18 colonne. I muri della cella erano costruiti in opera quadrata con blocchi regolari di pietra calcarea. La copertura del tetto con tegole in terracotta rese necessario la sostituzione dei semplici pali usati come sostegno con colonne. La cella era suddivisa all'interno in due navate da una fila di sostegni centrali. L'uso delle tegole è ancora attestato nel corso dello stesso secolo nei santuari di Perachora e di Delfi.

Il tempio del santuario di Apollo a Thermo, in Etolia (intorno al 625 a.C., preceduto da edifici più antichi con pianta absidata), presentava i muri della cella in mattoni crudi poggiati su una piattaforma in pietra dove resta traccia dell'appoggio delle colonne in legno della peristasi. La cella era ancora a due navate e presentava un profondo opistodomo sul retro. Le sue pareti esterne erano decorate da un fregio su lastre di terracotta dipinte.

[modifica] Tempio dorico e il suo sviluppo

Dopo un lungo periodo di sviluppo nei periodi geometrico e orientalizzante, il tempio dorico comparve nella sua conformazione canonica nel VII secolo a.C.. Basandosi anche su fonti antiche, si suppone che gli elementi decorativi dell'ordine dorico fossero in origine elementi funzionali di una struttura di legno. Ad esempio i triglifi sembrano derivare dalla testata delle travature della copertura, mentre le metope non sarebbero altro che l'evoluzione delle tamponature fra una trave e l'altra. Ciò sarebbe confermato anche dalla posizione dei triglifi, posti in corrispondenza di ciascuna colonna e quindi razionali dal punto di vista strutturale; così come le guttae situate al di sotto dei triglifi, che non rappresenterebbero altro che le teste dei chiodi originari.

L'origine dell'ordine dorico dall'architettura in legno è anche confermata da fonti letterarie come Plutarco, che descrive l'antico tempio di Hera ad Olimpia con ancora presenti alcune colonne di legno, che venivano progressivamente sostituite da colonne in marmo man mano che si deterioravano.

Il Partenone
Il Partenone

Le caratteristiche peculiari del tempio dorico sono:

  • il basamento del tempio (stilobate), su cui poggiano direttamente le colonne;
  • la colonna dorica manca sempre della base, a differenza degli altri stili che ne possiedono una;
  • la colonna: priva di base e poco slanciata, presenta larghe scanalature ed un lieve rigonfiamento a circa un terzo dell'altezza (entasis); è composta da rocchi di forma grossomodo cilindrica sovrapposti l'uno all'altro, e dal capitello, quest'ultimo composto da un elemento circolare convesso o tronco-conico (echìno) e da un blocco quadrato (àbaco o dado) postovi sopra;
  • la trabeazione costituita da: l’architrave formata da una fila di grandi blocchi lisci posti senza soluzione di continuità sopra le colonne; e il fregio, della stessa altezza e lunghezza dell'architrave, posto al di sopra di essa e costituito ad intervalli regolari da metope e triglifi, questi ultimi con guttae pendenti, piccoli elementi decorativi di forma cilindrica o tronco-conica;
  • il frontone, di forma triangolare, formato da una cornice che inquadra un muro triangolare chiamato timpano; la cornice è formata da: un elemento orizzontale (ghèison orizzontale) decorato sulla superficie inferiore con basse tavolette (mutuli) ornate da più file di guttae; e da due altri elementi inclinati convergenti con una parte più sporgente (ghèison obliquo) ai quali si appoggiavano le tegole di copertura del tetto e che erano coperti da terrecotte decorative dipinte.
Tempio d Nettuno a Paestum a fine Ottocento..
Tempio d Nettuno a Paestum a fine Ottocento..

Il tempio dorico fu prevalentemente utilizzato nella Grecia continentale e nelle colonie della Magna Grecia e della Sicilia.
Si segnalano gli esempi più significativi:

  • i templi dorici più antichi in Italia meridionale li abbiamo a Siracusa (dove il Tempio di Apollo ad Ortigia presenta ancora colonne monolitiche e tozze) e a Paestum (dove la cd. Basilica presenta una cella a due navate e conseguente fronte del tempio con numero dispari di colonne);
  • l'evoluzione del tempio dorico si può seguire a Paestum confrontando soprattutto i capitelli della c.d. Basilica, del Tempio di Cerere, del Tempio di Nettuno, oltre la forma delle colonne e la pianta dei templi;
  • i templi più colossali del mondo greco li abbiamo ad Agrigento (Tempio di Zeus Olimpio: 113 x 56 m., con colonne alte dai 14 ai 19 m., di 4,30 m. di diametro) e a Selinunte (Tempio G: 113 x 54 m., con colonne alte 16 m. e di 3,40 m. di diametro);
  • i templi dorici più belli e meglio conservati si trovano a Paestum (Tempio di Nettuno, Tempio di Cerere) e ad Agrigento (Tempio della Concordia);
  • i templi dorici ridotti a imponenti cumuli di rovine si possono ammirare a Selinunte ed Agrigento (distrutti dai Cartaginesi nel 409-406 a.C. o da terremoti avvenuti in epoca bizantina, VI-IX sec.d.C.);
  • i templi dorici che presentano stili diversi sono: a Selinunte il Tempio G (che, per il protrarsi della sua costruzione durata 120 anni, presenta un dorico arcaico sul lato est, mentre verso ovest è un dorico classico); a Paestum il cd. Tempio di Cerere (che presenta una peristasi dorica, mentre all'interno le colonne del pronao sono in stile ionico, unico esempio greco di commistione di stili!);
  • un pseudo-tempio dorico (per altro decisamente incompiuto) lo troviamo a Segesta, dove le colonne non presentano scanalature ed all'interno del tempio non vi è alcuna cella;
  • un tempio dorico trasformato (e tuttora utilizzato) come chiesa, è riconoscibile all'interno del Duomo di Siracusa (Tempio di Atena).

Il più importante esempio di edificio templare edificato in ordine dorico, anche se con proporzioni che si avvicinano allo ionico, è il Partenone. Nonostante le dimensioni enormi, ha delle proporzioni perfette nella corrispondenza fra le diverse parti e il tutto. L'equilibrio e i rapporti modulari che ne costituiscono la geometria di base non sono applicati rigidamente, ma si ritrovano anche diverse correzioni ottiche nelle colonne e nello stilobate per ovviare agli effetti della forte luce mediterranea ed evitare effetti di schiacciamento dovuti alle dimensioni.

[modifica] Tempio ionico

L’apparizione del tempio ionico, il più antico dei quali sembra essere il II Heraion di Samo, è databile intorno alla metà del VI secolo AC. Oltre alla forma, più leggera e slanciata del tempio dorico, si caratterizza per alcuni elementi innovativi:

  • la colonna: più slanciata rispetto a quella dorica, è munita di base (formata da due tori separati da una gola o scozia o trochilo), con scanalature intervallate da listelli piani e con capitello a volute
  • l’architrave: suddivisa orizzontalmente in tre fasce, ciascuna aggettante (sporgente) verso l'esterno rispetto a quella inferiore, e coronata superiormente da modanature
  • il fregio: continuo e scolpito con bassorilievi
  • la cornice: decorata con dentelli.

Esempi di templi ionici, testimoniati soprattutto nelle città greche dell’Asia Minore, sono il Tempio di Atena Nike sull’Acropoli, il tempio di Artemide ad Efeso, quello di Atena Poliade a Priene, ed il gigantesco tempio di Apollo a Dydyma, presso Mileto, di età ellenistica.

[modifica] Tempio corinzio

La struttura del tempio corinzio non è dissimile da quella dello ionico, se non per il capitello, decorato con foglie d’acanto. La leggenda vuole che lo scultore greco Callimaco sia stato ispirato casualmente da un cesto trovato vicino ad una tomba. Il cesto, lasciato da qualche familiare del defunto, era chiuso in alto da una pietra quadrata (una sorta di abaco) ed al di sotto di esso era cresciuta una pianta di acanto, le cui foglie fuoriuscivano attorno al cesto. Da notare inoltre che la base delle colonne può essere ulteriormente rialzata mediante l'uso di un plinto.

La nuova foggia del capitello apparve isolatamente già alla fine del V secolo AC nel tempio di Apollo a Bassae. Nel IV secolo AC troviamo il corinzio adottato nella tholos di Epidauro e nel Philippeion di Olimpia. Edifici templari interamente corinzi si hanno solo in età ellenistica ed avranno grandissima diffusione nell’architettura romana.

[modifica] Correzioni ottiche

I Greci, tenevano in grande considerazione la perfezione visiva del tempio, per questo sfruttavano una serie di correzioni ottiche per dare l'illusione di perfezione.Queste correzioni sono:

  • rastremazione delle colonne;
  • scanalature lungo il fusto;
  • entasi: rigonfiamento della colonna, a circa 1/3 dell'altezza, per ovviare all'effetto ottico di riduzione di diametro dovuto alla luce del sole;
  • interasse delle colonne: l'intercolumnio è maggiore tra le colonne in corrispondenza della cella, mentre viene ridotto tra le colonne laterali, sempre per correggere le distorsioni dovute alla luce del sole.
  • maggiore diametro delle colonne esterne dei prospetti nei templi peripteri, perché avendo come sfondo il cielo, se di pari diametro di quelle centrali, apparirebbero più snelle.
  • leggero incurvamento concavo verso il basso della trabeazione (al centro l'altezza dal pavimento è maggiore che non ai lati) per correggere la tendenza dell'occhio umano a vedere ricurve verso il basso le linee orizzontali che sostengono masse o volumi (il timpano).

[modifica] Note

  1. J. J. Coulton, Lefkandi II. The Protogeometric Building at Toumba, 2. The Excavation, Architecture and Finds (Annuals of the British School at Athens), London 1993.
  2. M. Petropoulos, "The Geometric Temple of Ano Mazaraki (Rakita) in Achaia during the Period of Colonization", in Emanuele Greco (a cura di), Gli Achei e l'dentità etnica degli Achei d'Occidente, (Tekmeria, 3) Paestum - Atene, 2002, pp. 143-164.
  3. La continuità con l'architettura micenea è testimoniata dalla costruzione di un tempio dedicato ad Hera in corrispondenza del megaron del palazzo di Tirinto, datato alla metà dell'VIII secolo a.C.: Ortolani 2006, p.18.

[modifica] Bibliografia

  • Giorgio Ortolani, "L'architettura greca e Vittorio Franchetti Pardo, L'ellenismo', in Corrado Bozzoni, Vittorio Franchetti Pardo, Giorgio Ortolani, Alessandro Viscogliosi, L'architettura del mondo antico, Editori Laterza, Bari 2006, ISBN 88 420 8055 1 , pp. 5-116 e 119-238.

[modifica] Voci correlate

[modifica] Altri progetti

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