Amor sacro (Tiziano)
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Amor sacro e amor profano |
Tiziano, 1513 |
Olio su tela, 118 × 279 cm |
Roma, Galleria Borghese |
Amor sacro e amor profano è un dipinto ad olio su tela di cm 118 x 279 realizzato nel 1513 dal pittore italiano Tiziano. È conservato alla Galleria Borghese a Roma.
La committenza del dipinto è stata desunta da un suo dettaglio: lo stemma sulla fontana è infatti quello di Niccolò Aurelio, un politico veneziano, e probabilmente il dipinto è stato commissionato da lui in occasione delle sua nozze con Laura Bagarotto (di cui aveva mandato a morte il padre, accusato di alto tradimento) nel 1514. Nelle intenzioni, l'opera doveva essere non solo un importante dono di nozze e di riconciliazione con la moglie, ma anche un atto politico da cui derivasse un'opera immortale, simbolo dello splendore della sua casata presso i veneziani.
La tela raffigura due donne, una vestita e una nuda, che siedono all'estremità di una fontana di pietra riccamente scolpita dietro la quale si vede un paesaggio illuminato da un tardo sole pomeridiano. Le due donne, di simile perfezione, sono somiglianti e potrebbero sembrare la stessa persona. La figura a sinistra simboleggia la "felicità breve in terra" con l'attributo del vaso di gioie e l'altra a destra la "felicità eterna e celeste" con in mano la fiamma ardente dell'amore di Dio. L'impianto rispecchia quindi la concezione neoplatonica tipica di Marsilio Ficino secondo la quale la bellezza terrena è specchio di quella celeste e la sua contemplazione prelude alla perfezione ultraterrena. L'amor profano, ammantato di rosso, è raffigurato in piena luce, mentre l'amor sacro è fasciato da ricche vesti e si staglia contro uno sfondo ombroso: il bilanciamento luministico, cromatico e compositivo assume quindi anche un preciso significato simbolico. L'opera è di grande importanza per quanto riguarda la poetica di Tiziano: si tratta infatti dell'unica tela interpretabile in chiave neoplatonica (corrente caratteristica dell'ambiente toscano, cui si contrapponeva l'aristotelismo tipico di Venezia). Vi è inoltre un altro livello di lettura dell'opera, oggi considerato piuttosto superato, che allude al comportamento di una buona moglie deve tenere in privato e in società, all'immagine irreprensibile che deve dare di sé la moglie di un personaggio politico come Niccolò Aurelio.
Il titolo, indice di una lettura moralistica non propria dell'autore, è di epoca settecentesca e contrasta con l'ormai acclarato intento dell'autore di esaltare l'amore nell'entrambe le sue forme e di affermare che la contemplazione della bellezza del creato non allena la capacità di percepire la perfezione divina ma anzi la amplifica.
Lo sfondo su cui sono collocate le due figure è la contrapposizione di due orografie differenti e contrapposte: a sinistra, dietro all'amor profano, si nota un paesaggio montuoso, con un sentiero in salita percorso da un cavaliere diretto al castello. Viene letto come metafora di percorso faticoso da compiere per giungere alal virtù, che si conquista con fatica e rinunce o, alternativamente, come allusione al carattere "secolare" e "civile" dell'amor profano; a destra il paesaggio è pianeggiante, disteso, punteggiato da greggi al pascolo che evocano le utopie bucoliche e in lontananza si scorge una coppia ed una chiesa. Si contrappone al paesaggio di sinistra legandosi alla sfera religiosa e spirituale.
Un ruolo fondamentale nell'identificazione delle due donne in Venere e Proserpina è stato rivestito dalla fontana-sarcofago, connotata da simboli di morte e vita. Nella parte destra, infatti, il sarcofago presenta una raffigurazione di Venere in riferimento alla Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna e all'episodio in cui la dea si punge un piede nel soccorrere Adone aggredito da Marte (fu in particolare il Clerici a dare una svolta critica significativa in questo senso). Nella parte sinistra, è riconoscibile il ratto di Proserpina.
L'opera risente profondamente dell'opera di Giorgione, soprattutto nello sfondo e nell'uso di tonalismi: si può quindi considerare un'opera di transizione nella maturazione artistica del pittore.
[modifica] Riferimenti bibliografici
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[modifica] Collegamenti esterni
- Galleria Borghese - Sito Ufficiale
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