Bruno Fanciullacci
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Bruno Fanciullacci (Pieve a Nievole Pistoia, 13 novembre 1919 - Firenze 15 luglio 1944) è una delle figure di "partigiano operativo" più amate e discusse della resistenza. Amato per il suo coraggio che si spingeva al limite dell'incoscienza e discusso per la sua partecipazione all'assassinio di Giovanni Gentile. Gli è stata conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria.
Nato a Pieve di Nievole in provincia di Pistoia da una famiglia di tradizioni socialiste che si trasferisce a Firenze nel 1934, il giovane Bruno trova lavoro come garzone di bottega e, poi, come inserviente d'albergo.
Frequenta personaggi della Firenze antifascita e viene arrestato nel luglio 1938 per essere, l'anno seguente, condannato a sette anni di reclusione per attività antifascista. Parte della pena gli è condonata e, all'inizio del 1943 viene assunto come operaio alla Fiat di Firenze.
Dopo l'8 settembre, il Partito Comunista Italiano promuove i GAP (Gruppi d'Azione Patriottica), formazioni ristrette di combattenti irregolari, con compiti di sabotaggio e guerriglia nei confronti delle forze nazi-fasciste. Fanciullacci, che era stato contattato in carcere dall'apparato clandestino del PCI, si unisce ad una di queste formazioni, distinguendosi subito per il coraggio. Partecipa a numerose e susseguenti azioni contro installazioni e uomini aderenti alla Repubblica di Salò o ritenuti collaborazionisti, fino all'eclatante, quanto discussa, "esecuzione" del filosofo Giovanni Gentile, avvenuta il 15 aprile 1944 al Salviatino, Firenze.
Dopo appena sei giorni (21 aprile), in via santa Maria, un gappista uccide un noto esponente fascista fiorentino, conosciuto come il "Pollastra", soprannome probabilmente dovuto al suo luogo di provenienza sito nei pressi del torrente Pollastra-Nocella. L'autore dell'agguato era (ed è rimasto) ignoto, ma la vox populi del tempo indicava l'esecutore in Fanciullacci. Il 23 aprile, mentre passeggia in Piazza Santo Spirito, Fanciullacci viene affrontato da alcuni parenti del "Pollastra", capeggiati da tale Lisi e determinati a chiedergli conto del suo presunto atto. Dopo un'animata discussione, Fanciullacci cerca di fuggire, ma viene raggiunto, malmenato ed accoltellato dai congiunti del "Pollastra", che lo lasciano a terra sanguinante.
Il gappista viene ricoverato in ospedale e piantonato dai fascisti. Piantonato "teoricamente", visto che i suoi compagni lo prelevano e lo trasferiscono in casa del pittore Ottone Rosai, per la convalescenza. Bruno torna presto in azione e il 9 luglio partecipa, con una decina di compagni, all'irruzione nel carcere di Santa Verdiana che porterà alla liberazione di 17 detenute.
É un'azione che suscita un forte clamore in tutta Firenze e le forze nazi-fasciste intensificano i controlli ed i rastrellamenti, finché Fanciullacci viene arrestato, il 15 luglio. Subito trasportato a Villa Triste per essere interrogato dalla famigerata "Banda Carità", Fanciullacci tenta di fuggire in una pausa dell'interrogatorio che si stava svolgendo in uno dei piani superiori della villa. A conferma del suo leggendario coraggio, si getta dalla finestra con le mali legate alla schiena, inseguito e colpito dalle raffiche dei carcerieri, procurandosi una grave frattura al capo che ne causerà la morte.
Il Comune di Pontassieve (Firenze) gli ha intitolato una via.