Callimaco
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Callimaco (Καλλίμαχος) (Cirene, 305 a.C. circa - Alessandria d'Egitto, 240 a.C. circa), fu un poeta greco.
Figlio di Batto e Mesatma, Callimaco veniva da famiglia che vantava una discendenza dal fondatore della città. Trascorsi i primi anni nella terra natia, fu costretto a recarsi in Egitto, ad Alessandria, dove fu prima allievo di Ermocrate di Iaso, per poi assumere l'incarico di maestro di scuola. Successivamente ad Atene fu discepolo del peripatetico Prassifane di Mitilene.
Incominciò a frequentare la corte di Tolomeo II Filadelfo, dove gli fu conferito il delicato compito di catalogare i testi della Biblioteca di Alessandria, fondata dallo stesso re. Da questa esperienza nacquero i Pinakes (o Tavole) della storia letteraria dei Greci. Successivamente entrò nelle grazie di Tolomeo III Evergete, che egli da poeta di corte esaltò con carmi encomiastici.
Scrisse moltissimo sia in versi sia in prosa: secondo la tradizione avrebbe scritto 800 libri. Per ciò che concerne i carmi, vanno ricordati quattro libri di elegie intitolati Aitia («Origini» o «Cause»), tredici Giambi, sessantatré Epigrammi, sei Inni, Carmi lirici (Festa notturna, Apoteosi di Arsinoe, Branco), l' Ecàle, l' epillio.
Dell'opera callimachea più rappresentativa, gli Aitia, possediamo circa duecento frammenti. È una silloge di elegie a carattere eziologico, nelle quali l'autore ricerca l'origine di miti, cerimonie e costumi. Callimaco, contrario al poema ciclico, utilizza miti nuovi e temi semplici in componimenti non lunghi, ma artisticamente elaborati. Egli è poeta dotto, che scrive per una cerchia limitata di persone colte.
Amante della ricerca erudita e del labor limae, influenzò la poesia ellenistica e quella romana. Senza di lui, infatti, non sarebbero nati carmi di Catullo, di Virgilio, di Tibullo, di Properzio. Callimaco, pur non essendo dotato di potenza creatrice, si eleva tra i contemporanei per l'efficace brevità e concisione dei suoi carmi nonché per la levigatezza formale. Contrario alla concezione platonica dell'arte, propone una poesia non didascalica, ma piuttosto orientata al diletto; è arguta, ironica, elegante, con uno stile vivace, conciso ed espressivo. Non manca una certa prolissità, propria dell'epica antica, né infrequente è il ricorso a gioci di parole, neologismi ed etimologie.
Non diversamente da Omero, Callimaco va giudicato come uno dei più grandi artisti della grecità, l'archetipo di un nuova concezione della poesia, quasi precorritrice di quella moderna. Fu maestro di Eratostene di Cirene, e fu inoltre tra i primi ad utilizzare il genere del simposio per le questioni non filosofiche, ma storiche e letterarie, come faranno in seguito Didimo, Plutarco e Ateneo.
[modifica] Bibliografia
Per una ampia bibliografia callimachea si rimanda a:
- Luigi Lahnus, Nuova bibliografia callimachea (1489-1998), Alessandria, Edizioni dell'Orso, 1998
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