Grecia antica
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Grecia antica è il termine utilizzato per descrivere la civiltà sviluppatasi nella Grecia continentale, nelle isole del Mar Egeo, sulle coste occidentali della Turchia, in Sicilia e nell'Italia meridionale (Magna Grecia).
La cultura greca, nonostante la conformazione geografica del continente favorisse l'insorgere di molteplici unità politiche a sé stanti, fu un fenomeno omogeneo, che interessò tutte le genti elleniche, accomunate dalla stessa lingua e dalla stessa religione.
Dal punto di vista cronologico non esistono date certe e universalmente accettate per l'inizio e la fine del periodo greco antico. Ufficialmente viene fatto iniziare con la data della I^ Olimpiade (776 a.C.), anche se alcuni storici propendono per retrodatare l'inizio della storia antica della Grecia verso il 1000 a.C.. La data tradizionale per la fine del periodo greco antico viene generalmente fatta coincidere con la morte di Alessandro Magno, nel 323 a.C., o con l'integrazione della Grecia nell'Impero romano nel 146 a.C..
[modifica] Origini
Si ritiene generalmente che le popolazioni indoeuropee degli achei, degli ioni e degli eoli provenienti da nord siano migrate nella penisola greca verso la fine del III millennio a.C.
Verso il 1600 a.C., grazie anche all'influsso della civiltà minoica, nelle maggiori città del Peloponneso, della Beozia, della Tessaglia e dell'Attica come Micene, Tirinto, Argo, Tebe e Atene vi fu l'ascesa di una nuova civiltà, quella dei micenei.
A partire dal 1400 a.C., l'espansione acheo-ionica si rivolse alle isole egee, causando il crollo della civiltà cretese, e più tardi alle coste dell'Asia Minore, come testimoniato dall'epopea omerica della Guerra di Troia.
Verso il 1200 a.C., due nuove ondate migratorie, una dal nord, i cosiddetti popoli del mare, e una dai Balcani di popolazioni indoeuropee, i dori, posero fine all'egemonia micenea, causando un periodo di decadenza.
[modifica] Medioevo ellenico (XII-IX secolo a.C.) o Alto Arcaismo
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Per approfondire, vedi la voce Medioevo ellenico. |
Il periodo successivo all'invasione dorica, comunemente designato come i "secoli oscuri" della storia greca, fu caratterizzato da una profonda crisi culturale ed economica.
Sotto la spinta delle genti settentrionali i flussi migratori verso le isole dell'Egeo e le coste dell'Asia Minore, in cerca di terre coltivabili e di materie prime, portarono a un progressivo spopolamento di alcune regioni.
Fenomeni quali la diminuzione dei commerci, l'abbandono dell'economia di palazzo, l'esclusivo utilizzo dell'agricoltura e dell'allevamento quali risorse economiche, associati alla scomparsa della scrittura e dell'architettura micenea caratterizzarono la fase di transizione tra il II e il I millennio a.C.
Anche dal punto di vista politico si ebbero trasformazioni istituzionali: le piccole comunità indipendenti, le future città-stato, furono governate da un capo militare, subentrato al re (wanax) miceneo e coadiuvato da un'assemblea di anziani, nobili e proprietari terrieri. Col tempo emersero dinamiche territoriali quali il progressivo abbandono dei palazzi e la conseguente occupazione di nuove mete insediative, quali la pianura, caratterizzata da una relativa carenza di centri abitati.
Tuttavia, non si deve pensare che il cosiddetto Medioevo ellenico, etichetta tipica della storiografia dell'Ottocento, sia stato un periodo caratterizzato da un oscurantismo di tipo culturale ed economico della Grecia. Al contrario, questa fase vide l'emergere di fenomeni che si svilupperanno a tutto tondo a partire dall'VIII secolo a.C. e che sono alla base della creazione della forma istituzionale della polis.
Anche se, sulla scorta delle evidenze archeologiche, alcuni studiosi moderni hanno optato per un'ipotesi che vede in questa fase il prevalere della pastorizia sull'agricoltura, attività che prevede forme di vita nomade, sembra erroneo pensare all'età buia come a un'epoca di isolamento o di definitiva interruzione dei traffici.
In questo periodo, noto come Età del ferro, si assiste alla nascita della produzione del ferro, dovuta anche alla difficile reperibilità di stagno e rame, metalli che la Grecia non dispone se non in minime quantità, ma necessari per la produzione del bronzo. Gli stili ceramici caratteristici di questo periodo sono il protogeometrico e il geometrico, che propongono motivi antirealistici, particolarmente stilizzati.
[modifica] Età arcaica (VIII-VI secolo)
Verso la fine del IX secolo a.C. si iniziarono ad intravedere le avvisaglie di una progressiva trasformazione politica ed economica che interessò il mondo greco.
Le mutate condizioni socio-economiche, dovute all'incremento demografico, al contatto con le popolazioni ricche e progredite delle isole orientali dell'Egeo e delle coste dell'Asia Minore e a una ripresa degli scambi commerciali, indebolirono lentamente l'istituto monarchico a favore dell'aristocrazia, che nell'VIII secolo a.C. prese il potere in tutta l'area egea.
[modifica] La polis
Le poleis erano veri e propri centri politici, economici e militari, retti da governi autonomi e indipendenti.
L'agglomerato urbano era costituito dalla città, solitamente circondata da mura, e dal territorio circostante adibito prevalentemente all'agricoltura e all'allevamento. Il centro vitale della polis era l'agorà, sede del mercato e delle assemblee popolari, assieme all'acropoli, luogo fortificato per la difesa dei cittadini e che ospitava il tempio della divinità tutelare.
Secondo alcuni studiosi, la struttura della città-stato, associata alla particolare conformazione geografica del territorio, fu uno dei principali ostacoli all'unità politica greca. Anche i giochi pubblici contribuirono a rinsaldare l'unità culturale ellenica. Oltre a quelli memei, istmici e pitici, i più importanti furono i giochi Olimpici in onore di Zeus. Questa manifestazione che si svolgeva ogni quattro anni ad Olimpia divenne tanto famosa che la data della I Olimpiade (776 a.C.) servì da punto di partenza della datazione greca.
[modifica] Colonizzazione greca e contrasti socio-politici
Tra l'VIII ed il VII secolo a.C. vi fu un consistente fenomeno migratorio che ebbe notevoli ripercussioni sull'assetto sociale, politico ed economico della Grecia arcaica.
Il movimento colonizzatore, causato dai gravi contrasti di classe, dalle guerre tra città e dall'aumento della popolazione, che fece crescere il fabbisogno di terre e materie prime, interessò sia l'area orientale (Tracia e Mar Nero), sia quella occidentale (Magna Grecia, Francia e Spagna).
Le conseguenze socio-economiche della colonizzazione greca furono notevoli: l'espansione e l'incremento degli scambi commerciali e delle attività artigianali ed industriali e l'introduzione della moneta favorirono la formazione di una nuova classe di commercianti ed industriali, che progressivamente misero in crisi il predominio dell'aristocrazia.
Il mutato assetto sociale ebbe delle inevitabili ripercussioni politiche, in quanto il ceto medio, presa coscienza della propria forza e della propria importanza, cominciò ad avanzare richieste per una parificazione giuridica con la vecchia aristocrazia.
Tra il VII e il VI secolo a.C. i continui contrasti sociali, acuiti dal malcontento delle classi meno abbienti, portarono da un lato alla codificazione scritta delle leggi, iniziata nelle colonie, dall'altro al sorgere della tirannide.
Così figure semi-leggendarie di legislatori, quali Zaleuco di Locri, Diocle di Siracusa e Dracone di Atene si affiancarono a uomini ambiziosi e senza scrupoli, come Gelone di Siracusa e Policrate di Samo, che con colpi di stato si impadronirono del potere in moltissime città greche. Ben presto alcune di queste, come Corinto, Tebe, Sparta ed Atene, salirono alla ribalta della scena ellenica, espandendo la propria influenza sulle città limitrofe.
A Sparta, il potere, anche se nominalmente attribuito a due re secondo la costituzione attribuita a Licurgo, fu di fatto nelle mani di un'oligarchia. Anche grazie alla rigida disciplina dell'esercito, Sparta raggiunse col tempo una vera e propria supremazia in tutto il Peloponneso.
Ad Atene, invece, la monarchia fu abolita nel 683 a.C. e le riforme di Solone garantirono un sistema semi-costituzionale di governo timocratico- oligarchico. Alla fine del VI secolo, dopo la tirannia di Pisistrato e di Ippia, grazie a Clistene nacque uno stato in cui il potere fu assegnato ad un'assemblea di tutti i cittadini liberi di sesso maschile.
Dagli inizi dell'VIII secolo, la ripresa economica e la reintroduzione della scrittura mediante l'alfabeto fenicio favorirono l'inizio della grande stagione culturale greca.
È a quest'epoca si può far risalire la composizione scritta dell'Iliade, dell'Odissea, delle opere di Esiodo e della poesia lirica di Alcmane, Callino, Stesicoro e Tirteo.
Contemporaneamente, anche la speculazione filosofica iniziò a muovere i primi passi nelle colonie greche orientali ed ebbe tra le figure di spicco pensatori come Talete, Anassimandro, Anassimene ed Eraclito.
[modifica] Età classica (V-IV Secolo)
[modifica] Guerre persiane
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Per approfondire, vedi la voce Guerre persiane. |
Nella Ionia (la moderna costa egea della Turchia) le città greche, fra cui Mileto ed Alicarnasso, si ribellarono al giogo persiano dando vita alla Rivolta Ionica (499 a.C.).
Le città rivoltose chiesero aiuto alle grandi poleis della madre patria, ma solo Atene intervenne con appena 20 navi. A queste si unirono 5 vascelli della piccola città di Eretria, situata nell'isola di Eubea.
Pur conseguendo iniziali successi, le forze greche soccombettero alle persiane a causa della loro inferiorità. I Persiani, riconquistate tutte le postazioni perdute, cinsero d'assedio Mileto e la rasero al suolo nel 494 a.C..
Il Gran Re persiano, Dario I, dopo aver ristabilito la sua supremazia sulle città ribelli d'Asia minore, volse le sua attenzione sulle due poleis che avevano contribuito alla rivolta nei suoi confronti, ed inviò dei suoi emissari per portare la richiesta di "acqua e terra": un atto simbolico di grande effetto che significava la sottomissione totale, per mare e per terra. Alcune città, spaventate si sottomisero. Atene, intuito il pericolo chiese aiuto a Sparta, che lo negò, adducendo il pretesto che nella città si stavano celebrando le feste in onore di Apollo, durante le quali era vietato combattere. In realtà Sparta non volle portare aiuto agli Ateniesi, in quanto gli Spartani erano sempre molto restii nell'abbandonare il proprio territorio ed erano preoccupati che Atene diventasse troppo potente.
Nel frattempo Dario, approfittando della divisione tra le città greche, inviò una spedizione militare per punire Atene ed Eretria. Nel 490 a.C. le truppe Persiane sotto la guida dei comandanti Dati e Artaferne si mossero verso l'isola di Eubea e conquistarono Eretria. Con essi c'era Ippia, il figlio dell'ex tiranno di Atene Pisistrato cacciato dalla città e che sperava nella vittoria persiana per ristabilire la propria egemonia su di essa. In seguito i Persiani sbarcarono in Attica e fu lo stesso Ippia a consigliare al Gran Re di schierare l'esercito nella piana di Maratona, a soli 42 KM da Atene: qui nell'aperta pianura la famigerata cavalleria persiana avrebbe potuto manovrare con facilità. Gli Ateniesi si stanziarono sulle colline che dominavano la piana. I Greci in 11000 dopo alcuni giorni di esitazione si strinsero in falange e portarono per primi l'attacco contro 30000 Persiani. I primi erano guidati dal nobile Milziade, che in quell'occasione rivestiva la carica di polemarco, un arconte con funzioni militari. Alla fine morirono solamente 200 Greci e ben 6000 Persiani. La vittoria dei Greci fu annunciata da Fidippide ad Atene.
Dieci anni dopo il successore di Dario, Serse I, guidò contro i Greci un grande esercito, il cui numero colpì l'immaginazione dei Greci, non abituati a simili cifre: si diceva che l'esercito di Serse ammontasse a un milione di uomini e che per rifornirsi d'acqua avesse seccato il fiume Scamandro, nella Troade. In realtà pare più probabile che si aggirasse intorno ai 100.000 soldati, una cifra comunque enorme per le piccole città-stato greche. I Greci stabilirono un primo sbarramento alle Termopili, un passo facile da difendere in caso di inferiorità numerica. Dopo tre giorni di battaglia i Persiani scoprirono un passaggio che aggirava lo schieramento nemico e presero alle spalle i Greci. Per coprire la ritirata dell'intero esercito, il re spartano Leonida tenne impegnati i Persiani sacrificando se stesso e 300 Spartani che preferirono morire piuttosto che fuggire. Superate le Termopili, Serse avanzò verso l'Attica. Nel frattempo, Temistocle, vista l'impossibilità di sconfiggere via terra l'avanzata persiana, fece evacuare Atene ed organizzò una flotta per opporsi a quella persiana. L'esercito di Serse diede alle fiamme Atene, ma la flotta ateniese, forte di 310 navi, impegnò quella persiana, che raggiungeva le 1207 unità, e la sconfisse duramente a Salamina, nel 480 a.C.. Serse ritornò in Persia lasciando al comando delle truppe Mardonio con il compito di riprendere l'offensiva in primavera.
Nel 479 a.C., l'esercito greco comandato dallo spartano Pausania sconfisse i Persiani a Platea costringendoli a ritirarsi. Contemporaneamente, una flotta greca comandata dall'ateniese Santippo sconfisse la flotta persiana a Micale. La seconda guerra persiana si concluse effettivamente nel 478 a.C. quando i Greci espugnarono la città di Sesto che costituiva l'ultima piazzaforte persiana in Europa.
[modifica] Egemonia di Atene
Dopo la vittoria sui Persiani, nel 477 a.C., Atene, consolidata la propria supremazia navale, si fece promotrice dell'istituzione della Lega delio-attica, una confederazione di città greche, che aveva per scopo il mantenimento di una marina da guerra per la continuazione della guerra. Sparta, alleata di Atene dai tempi delle guerre persiane, accettò che Atene assumesse il comando della Lega in quanto allora non era interessata ad esercitare la propria egemonia al di fuori del Peloponneso. Coloro che erano contrari all'alleanza tra le due città e comprendevano che esse avrebbero prima o poi lottato per l'egemonia assoluta sulla Grecia furono giustiziati o esiliati. Lo spartano Pausania fu murato vivo dentro il tempio di Atena Calcieca nel 471 a.C. circa, mentre Temistocle fuggì da Atene per non subire la stessa sorte e dopo lunghe peregrinazioni nel Peloponneso e nello Ionio, nel 465 a.C. si recò alla corte del Re dove trascorse gli ultimi anni della sua vita.
Nel 466 a.C. la Lega delio-attica colse la sua più importante vittoria quando la flotta, al comando di Cimone, sconfisse quella persiana presso il fiume Eurimedonte, in Licia.
Poco dopo, nel 465 a.C., l'isola di Taso si ribellò all'egemonia ateniese, ma dopo un assedio di due anni fu conquistata da Cimone e riportata all'interno della Lega.
Nel 463 a.C. Sparta chiese aiuto ad Atene contro i Messeni che si erano ribellati alla sua autorità ed erano assediati sul monte Itome. Tuttavia, a causa del sospetto che gli Ateniesi potessero favorire i ribelli, gli Spartani rimandarono a casa il contingente ateniese nel 462 a.C.. Atene ne fu molto irritata ed ostracizzò Cimone, il quale era stato il maggiore alleato di Sparta ed il principale promotore della missione. In conseguenza dell'uscita di scena di Cimone, Atene mutò radicalmente politica estera: strinse alleanza con Argo ed i Tessali, i quali erano stati alleati dei Persiani o comunque neutrali ai tempi delle guerre persiane. Questa alleanza portò Atene in rotta di collisione con Sparta, di cui Argo era un'acerrima rivale per l'egemonia nel Peloponneso.
All'esterno Atene impegnò la Lega in una difficile spedizione in Egitto in soccorso di una rivolta locale contro i Persiani, ma l'esito fu disastroso: nel 454 a.C. circa le truppe ateniesi furono circondate e totalmente sconfitte dai Persiani. Prendendo a pretesto questa disfatta per rianimare tra i Greci la paura di una nuova invasione persiana, Atene trasferì il tesoro federale dall'isola di Delo al Partenone, rafforzando così la propria egemonia all'interno della Lega.
Intorno al 460 a.C. comparve sulla scena ateniese Pericle, capo del partito popolare. La sua azione politica si rivolse verso il rafforzamento delle istituzioni democratiche, alle quali avrebbero potuto accedere anche i cittadini delle classi meno abbienti. In politica estera accentuò l'egemonia ateniese all'interno della lega delio-attica, trasformandola di fatto in un impero coloniale, controllato dalla sua potente flotta. Nell'età di Pericle la cultura e le arti ebbero un grande sviluppo: vissero in questo periodo i drammaturghi Eschilo, Aristofane, Euripide e Sofocle, i filosofi Aristotele, Platone e Socrate, gli storici Erodoto, Tucidide e Senofonte, il poeta Simonide e lo scultore Fidia.
[modifica] Guerra del Peloponneso
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Per approfondire, vedi la voce Guerra del Peloponneso. |
La crescita della potenza ateniese entrò presto in conflitto con la Lega peloponnesiaca, guidata da Sparta.
Un primo scontro tra le due città si concluse nel 445 a.C. con un pace trentennale, di poco posteriore alla pace di Callia, stipulata tra Atene e la Persia.
Nel 431 a.C. iniziò la guerra vera e propria, interrotta dalla pace di Nicia del 421 a.C.. Questa fase fu caratterizzata dalle annuali invasioni peloponnesiache dell'Attica che avevano l'obiettivo di costringere Atene alla resa distruggendo le sue campagne ed i suoi raccolti. Il progetto spartano fallì perché Atene si riforniva di grano via mare in Eubea e nel Mar Nero. Alle invasioni peloponnesiache gli Ateniesi risposero con sistematiche incursioni lungo le coste del Peloponneso, saccheggiando e devastando le terre degli Spartani e dei loro alleati. Neppure la peste del 430-428, durante la quale morì Pericle, riuscì a piegare Atene. Anzi, nel 425 a.C. gli Ateniesi guidati dal demagogo Cleone riuscirono a catturare 292 Spartani, tra cui 120 spartiati (l'elite politica e militare spartana), mettendo in grave difficoltà Sparta. Questa rispose nel 424 a.C. inviando nella Calcidica un esercito comandato da Brasida, il quale occupò la città di Anfipoli che rivestiva un'enorme importanza per Atene per via dei suoi boschi da cui gli Ateniesi traevano il legname per costruire la loro potente flotta. Lo storico Tucidide, allora comandante militare della regione, fu esiliato da Atene per non essere riuscito a difendere Anfipoli dall'attacco spartano. Nel 422 a.C. Cleone tentò di riconquistare la preziosa città, ma sia lui sia Brasida caddero in battaglia. Ormai stanche della guerra e private dei loro generali più bellicosi, Atene e Sparta stipularono la pace di Nicia nella primavera del 421 a.C che ponse fine alla prima fase della guerra del Peloponneso.
Nel 418 a.C., Atene stipulò un'alleanza con le città di Argo, Elea e Mantinea con l'obiettivo di indebolire il controllo spartano sul Peloponneso, ma Sparta sconfisse l'esercito di Atene ed Argo nella battaglia di Mantinea. Alla vittoria spartana seguì il rovesciamento del governo democratico di Argo e l'instaurazione di un governo oligarchico filospartano, il quale però ebbe vita breve e già nel 417 a.C. ad Argo tornarono al potere i democratici riportando la città sulle sue tradizionali posizioni antispartane.
Nel 415 a.C. Alcibiade riuscì a convincere gli Ateniesi a compiere un'ambiziosa spedizione in Sicilia con l'obiettivo di rendere tributaria l'isola rafforzando Atene nei confronti di Sparta e dei suoi alleati. A causa di rivalità interne, appena sbarcato in Sicilia Alcibiade fu richiamato ad Atene per difendersi dall'accusa di aver profanato i sacri Misteri Eleusini. Il generale ateniese, anziché consegnarsi alla propria patria per il processo, preferì cercare asilo presso gli Spartani in modo da poter vendicarsi dei suoi oppositori interni che lo avevano costretto all'esilio. Privata del suo comandante più valido, la spedizione ateniese si concluse nel 413 a.C. con un totale fallimento: l'esercito fallì l'assedio a Siracusa e fu quasi completamente annientato.
Dopo la sfortunata spedizione ateniese contro Siracusa, numerosi alleati di Atene defezionarono e passarono dalla parte di Sparta. Quest'ultima ottenne inoltre l'alleanza ed il prezioso sostegno finanziario del Re di Persia grazie al quale poté armare una flotta con la quale mise in difficoltà Atene sul mare. Di fronte a questi gravi problemi, nel 411 a.C. ad Atene si impose un regime oligarchico che fu però rifiutato dai marinai, di fede democratica, della flotta ateniese di stanza nell'isola di Samo, i quali si proclamarono legittimi rappresentanti di Atene e richiamarono dall'esilio Alcibiade. Sospettato di trattare la resa agli Spartani, il governo oligarchico di Atene fu rovesciato ai primi del 410 a.C. fu restaurata la democrazia. Nonostante la distruzione del suo esercito in Sicilia, Atene riuscì ad armare nuovamente una flotta agguerrita con cui inflisse anche pesanti sconfitte agli Spartani, come nella battaglia di Cizico, nel 410 a.C., nella quale cadde anche il comandante spartano Mindaro.
Nel 407 a.C. a Nozio, in Ionia, il generale spartano Lisandro sconfisse la flotta ateniese di Antioco, un luogotenente di Alcibiade cui era stato ordinato di non accettare battaglia dagli Spartani. Pur avendo disobbedito ad un ordine di Alcibiade, quest'ultimo fu ritenuto responsabile della sconfitta ed esiliato definitivamente. Nel 406 a.C. Atenei vinse la flotta spartana presso le isole Arginuse, ma i comandanti ateniesi furono accusati di aver abbandonato i naufraghi e furono pertanto giustiziati. Per via di lotte intestine la città si privò in questo modo di un collegio di generali vittoriosi di cui in quel momento aveva un disperato bisogno. Nel 405 a.C. Lisandro sorprese la flotta ateniese presso Egospotami, sui Dardanelli e la distrusse completamente. In seguito alla sconfitta subita nella battaglia di Egospotami, Atene fu assediata e nel 404 a.C. fu occupata dagli Spartani, che vi instaurarono un governo oligarchico (regime dei trenta tiranni). Sparta impose inoltre la distruzione delle Lunghe Mura che congiungevano Atene al Pireo, lo scioglimento della Lega delio-attica e l'ingresso di Atene nella Lega peloponnesiaca. Pochi mesi dopo si arrese anche l'isola di Samo, utlima roccaforte ateniese nell'Egeo e la guerra poté dirsi conclusa.
L'anno seguente, nonostante la grave crisi istituzionale ed economica, il regime democratico fu restaurato sotto la guida di Trasibulo.
[modifica] Egemonia di Sparta e Tebe
La fine della guerra peloponnesiaca lasciò Sparta, che poteva contare sull'appoggio persiano, padrona della Grecia. La supremazia spartana fu, tuttavia, di breve durata, a causa del malcontento delle altre città per la politica filopersiana e per i contrasti socio-politici interni. La guerra di Corinto, che vide una coalizione di città greche, fra cui Argo, Atene e Tebe, contro Sparta, ebbe inizio nel 395 a.C. e si concluse nel 387 a.C., con la "pace del re" o trattato di Antalcida, che sancì il dominio persiano sulle città dell'Asia minore. L'alleanza tra Atene e Tebe, nel 378 a.C., fu seguita dall'occupazione tebana di Platea nel 373 a.C. e dalla sconfitta spartana nella battaglia di Leuttra del 371 a.C.. Il risultato della battaglia sancì la fine della supremazia di Sparta, costretta a sciogliere la lega peloponnesiaca. Negli anni seguenti, sotto la guida dei generali Pelopida ed Epaminonda, i Tebani invasero più volte la Messenia. L'egemonia tebana andò consolidandosi fino al 362 a.C., anno della battaglia di Mantinea, che la città beota vinse su una coalizione di Ateniesi e Spartani.
[modifica] Ascesa della Macedonia
Il regno di Macedonia si estendeva a nord della penisola greca, su un territorio prevalentemente montuoso. Salito al trono della Macedonia, Filippo II, dopo aver dato un nuovo ordinamento allo stato macedone ed aver riorganizzato l'esercito, con l'introduzione della falange macedone, rivolse il suo interesse alla politica estera. Egli si dedicò con grande cura in particolare all'addrestamento dell'esercito e organizzò la falange, una schiera di fanti armati di lunghe lance, ispirandosi alle tattiche di guerra dei Tebani. Dopo aver conquistato Anfipoli, Filippo intervenne nella "guerra sacra" iniziata nel 356 a.C. tra Tebe e i Focesi, che sconfisse nel 352 a.C., fermandosi alle Termopili. Dopo la Tessaglia, il re macedone conquistò anche la Tracia e nel 346 a.C. stipulò con gli Ateniesi la pace di Filocrate. Il potere esercitato da Filippo sulla parte settentrionale dell'Ellade destava non poche preoccupazioni in Atene, dove Demostene con le sue famose orazioni (Le 4 famose "Filippiche" che sono diventate l'invettiva per antonomasia)metteva in guardia contro la supremazia macedone sul territorio greco. Nel 339 a.C. Atene, Tebe ed altre città si coalizzarono per porre fine all'egemonia macedone e riconquistare le terre cadute in mano a Filippo. Nel 338 a.C. l'esercito macedone avanzò in Beozia e sconfisse l'armata greca nella battaglia di Cheronea. L'anno seguente, nel congresso di Corinto, venne stipulata un'alleanza tra la lega ellenica e la Macedonia, con l'obiettivo di una spedizione contro la Persia.
[modifica] Conquiste di Alessandro
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Per approfondire, vedi la voce Alessandro Magno. |
In seguito all'assassinio di Filippo II (336 a.C.), toccò a suo figlio Alessandro Magno proseguire il progetto paterno di conquista dell'impero persiano.
Sedata una rivolta tebana e lasciato Antipatro in Macedonia per controllare la inquieta situazione greca, Alessandro partì per l'Asia.
Dopo le vittorie presso il Granico e di Isso, Alessandro occupò l'Egitto, fondando la città di Alessandria. Nel 331 a.C. dopo la vittoriosa battaglia di Gaugamela Alessandro occupò Babilonia, Susa e Persepoli, decretando la fine dell'impero persiano.
In Grecia il reggente Antipatro sconfisse nella battaglia di Megalopoli gli Spartani, che avevano rifiutato di entrare nella Lega di Corinto e di riconoscere la supremazia macedone.
Alessandro intraprese il progettò di conquista dell'India, ma, dopo aver attraversato l'Indo, fu costretto a tornare indietro.
Nel 323 a.C. il grande re macedone morì per una febbre malarica; tramontò così il suo sogno della realizzazione dell'impero universale.
La spedizione di Alessandro può essere considerata uno degli eventi epocali nella storia del mondo antico. Grazie alle sue conquiste, infatti, la civiltà greca si diffuse nel mondo mediterraneo e orientale, ingenerando tali mutamenti culturali da determinare la fine dell'era classica e l'inizio dell'era cosiddetta ellenistica.
[modifica] Territorio
Gli abitanti dell’Antica Grecia vivevano in un territorio aspro e montuoso. La Grecia è circondata dall’acqua. Il territorio non è coltivabile: si coltivava grano, vigna e ulivo. Per i Greci il mare era molto importante. La maggior parte dei monti sono vulcani. Le coste sono frastagliate.
[modifica] Religione
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Per approfondire, vedi la voce Religione greca. |
[modifica] Bibliografia
- Bianchi Bandinelli, R. (a cura di), Storia e civiltà dei greci, Bompiani, Milano 1979
- Burckhardt, J., Storia della civiltà greca, Sansoni, Firenze 1992
- Davies, J.K., La Grecia classica, Il Mulino, Bologna 1983
- De Sanctis, G., Storia dei greci. Dalle origini alla fine del secolo V, La Nuova Italia, Firenze 1980
- Ehrenberg, V., Lo stato dei greci, La Nuova Italia, Firenze 1980
- Finley, M., La Grecia. Dalla preistoria all'età arcaica, Laterza, Bari 1972
- Flacelière, R., La vita quotidiana in Grecia nel secolo di Pericle, Rizzoli, Milano 1983
- Giannelli, G., Trattato di storia greca, Patron, Bologna 1976
- Gschnitzer, F., Storia sociale dell'antica Grecia, Il Mulino, Bologna 1988
- Murray, O., La Grecia delle origini, Il Mulino, Bologna 1983
- Musti, D., Storia greca, Laterza, Roma-Bari 2006
- Vernant, J.P., Mito e società nell'antica Grecia, Einaudi, Torino 1981
- Welwei, K.W., La polis greca, Il Mulino, Bologna 1988
[modifica] Voci correlate
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