Camillo Porzio
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Camillo Porzio (Napoli 1525 - Napoli 1580?) fu avvocato e storico: È soprattutto famoso per aver scritto la celebre opera storica La congiura dei Baroni (titolo completo La congiura dei Baroni del regno di Napoli contra il re Ferdinando I).
[modifica] La Vita
Nato a Napoli alla fine del 1525, primogenito di sette fratelli, Camillo Porzio era figlio di Simone Porzio, famoso professore di filosofia presso l'Università di Napoli. Camillo fin dall'infanzia si trovò a suo agio nell'ambiente accademico e fu sempre attratto dagli studi umanistici, anche se preferì poi la giurisprudenza alla filosofia. La pratica dell'avvocatura a Napoli era -tratto caratteristico del Regno di Napoli - la strada più corta verso la carriera e forse la ricchezza. Per perfezionarsi si recò all'Università di Bologna poi a Firenze e Pisa, dove nel frattempo il padre era stato nominato dal Granduca Cosimo I Lettore Primario di Filosofia. Qui si laureò nel 1552 in Utroque iure (Diritto civile e Diritto canonico). La prestigiosa carica occupata dal padre aprì al giovane studente le porte della corte medicea dove poté frequentare alcune delle maggiori personalità della politica e della cultura dell'epoca: inoltre poté allacciare utili contatti con la corte vicereale di Napoli, dato che Eleonora di Toledo, moglie del Granduca, era figlia del Viceré di Napoli, Don Pedro de Toledo (Pietro di Toledo). Subito dopo la laurea tornò a Napoli dove era già tornato il padre, gravemente malato. Alla sua morte, nel 1554 Camillo prese la direzione della famiglia, riuscendo presto a diventare uno dei più celebri avvocati della città e ad incrementare la già cospicua fortuna paterna fino all'acquisto del fondo di Centola -un vero e proprio feudo- nel 1559, il che, assieme al suo attivo sostegno al governo vicereale e ad amicizie altolocate, lo inserì di diritto nella "nobiltà di toga" napoletana. Questo quadro di rispettabilità pubblica e successo sociale doveva essere in forte contrasto con la sua vita privata, dato che sappiamo che in quegli stessi anni in seguito ad un'avventura amorosa fu aggredito e sfregiato a colpi di coltello: ignoriamo i particolari della vicenda e l'estensione delle ferite ma sappiamo che l'operazione di chirurgia plastica che fu praticata quale doveva essere a quei tempi, ottenne risultati accettabili.
[modifica] Le opere storiche
L'attività del Porzio negli anni della maturità era divisa fra l'attività di Avvocato, L'amministrazione del feudo e gli incarichi pubblici nel governo della città: inoltre era anche attivo negli ambienti culturali della città (ed evidentemente anche in altri ambienti, come si è visto). Pur non avendo più la rilevanza culturale del passato, i circoli culturali napoletani erano ancora in contatto con aree più vivaci, come Roma o Firenze. Fra gli uomini più in vista Girolamo Seripanno, Generale degli Agostiniani, poi Arcivescovo di Salerno e infine Cardinale dal 1554 fu sempre amico del Porzio, e lo incoraggiò agli studi storici. A Firenze aveva conosciuto Paolo Giovio, il quale a quanto pare aveva lamentato l'assenza di una storia sulla Congiura dei baroni che egli indicava come principale causa della discesa, anni dopo, di Carlo VIII in Italia. Porzio intorno al 1560 si decise a colmare la lacuna dopo aver letto il resoconto a stampa del Processo contro Francesco Coppola, Conte di Sarno e Antonello Petrucci, Segretario del Re. La fonte, ovviamente di parte (era stata stampata e diffusa dal Re Ferdinando I per giustificare la crudeltà della repressione) era d'altronde adatta a chi come il Porzio, vedeva la progettata opera come un monito contro possibili ribellioni contro Il governo Vicereale. Seguendo l'esempio del Giovio (primo storico ad accludere un ricco apparato bibliografico alle sue opere maggiori) Porzio pubblicò in apertura del suo resoconto la bibliografia a cui aveva fatto riferimento, che però appare singolarmente incompleta, visto che alcune fonti documentarie importantissime, come le istruzioni del re ai suoi ambasciatori, o i registri della Cancelleria aragonese, non furono neanche consultate. Porzio condusse la narrazione, che egli voleva pubblicare in latino (Il titolo stesso è un evidente omaggio a Sallustio; la maggior parte dei contemporanei parlava di guerra o rivolta dei baroni) basandosi su quattro tipi di fonti
- la tradizione orale conservatasi a Napoli; Poiché si riferiva ad eventi vecchi di circa ottanta anni è lecito dubitare della loro accuratezza.
- Opere storiche di autori non Napoletani, dal Machiavelli al Comminges
- I menzionati Processi Stampati
- Le opere -allora inedite- di Tristano Caracciolo, soprattutto il De Varietate Fortunae scritto in seguito alla caduta della dinastia aragonese.
In base alle fonti indicate non è possibile considerare il Porzio come uno storico moderno; nella sua opera si lamenta una mancanza di dettagliati riferimenti storico-georafici (solo 4 date citate in tutta l'opera), una concezione retorica della narrazione che va a scapito della verità storica e un uso alquanto goffo del concetto di Divina Provvidenza che nonostante il termine cristiano in Porzio non è altro che una ripresa di antiquate concezioni semipagane (fatum), o veterotestamentarie (colpe che vengono scontate dalle generazioni successive). Non si possono attribuire le omissioni a prudenza, in quanto l'autore, notoriamente uomo d'ordine, ricco ed appartentente al Ceto dominante, godeva di autorità di amicizie altolocate, inoltre aveva scelto di trattare di fatti lontani nel tempo, avvenuti sotto una diversa, estinta, Dinastia, dietro la sollecitazione di uno degli uomini più in vista della Curia; si può affermare che anzi Il Porzio godesse di una libertà d'azione senza precedenti Ma nonostante le lacune sul piano storiografico La congiura dei Baroni è comunque un'opera pregevole dal punto di vista letterario e accurata dal punto di vista storico, con pochi veri e propri errori, obiettiva ed organica.
Dopo "La congiura dei Baroni", Porzio mise mano ad una Istoria d'Italia intesa come continuazione dell'Historiarum sui temporis libri XLV di P. Giovio, che lasciò incompiuta in due volumi allo stato d'abbozzo, pubblicati nell'ottocento ma di problematica interpretazione e comunque di scarso valore storiografico. Abbiamo anche una Redazione del regno di Napoli al marchese di Mondesclar testo cortigianesco e privo di interesse anche aneddotico.
Camillo Porzio morì a Napoli, non sappiamo esattamente quando, ma in ogni modo la data deve collocarsi attorno al 1580.