Concentrazione Antifascista
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Concentrazione Antifascista viene fondata a Parigi nel 1927 da fuoriusciti antifascisti, allo scopo di riunire le forze nella lotta contro il fascismo.
La Concentrazione venne fondata a Parigi nell'aprile 1927 dai partiti di sinistra; l'iniziativa venne presa dall'ex sindacalista rivoluzionario Alceste De Ambris e dal giornalista Luigi Campolonghi. Vi entrarono a far parte i repubblicani e i socialisti, mentre ne rimasero fuori sia i liberali e i popolari, sia i comunisti.
Il programma della Concentrazione, pubblicato sul settimanale La Libertà era piuttosto moderato, visto che in esso non erano presenti riferimenti all'Assemblea Costituente e alla Repubblica, né rivendicazioni sociali.
La Concentrazione venne criticata da Carlo Rosselli per quella che lui definiva la "passività aventiniana", ovvero il nutrire la speranza in un intervento del Re per uscire dal fascismo, nonché l'appoggiarsi a forze, oltre alla monarchia, all'Esercito e alla Chiesa, chiaramente succubi e complici del Regime.
Anche un altro illustre antifascista, Gaetano Salvemini, esortò dalle colonne della Libertà gli esuli all'autocritica, quindi interruppe i rapporti con la Concentrazione.
Vista la passività del Re nell'accettare i provvedimenti presi dal Gran consiglio del fascismo in materia di designazione del primo ministro e perfino di successione al trono, la Concentrazione si orientò verso la scelta repubblicana.
Nel 1931 venne esteso alla Concentrazione l'accordo stipulato tra il Partito Socialista e Giustizia e Libertà, che prevedeva una suddivisione dei compiti (i giellini dirigevano le azioni in Italia, Concentrazione all'estero) e l'inclusione di Giustizia e Libertà nel comitato esecutivo.
L'accordo fu tuttavia segnato da numerosi contrasti: i socialisti e i repubblicani criticarono come un' "invasione di campo" il programma pubblicato da Rosselli nel primo numero dei Quaderni di Giustizia e Libertà, giudicato operaistico e giacobino.
Un altro motivo di contrasto era dato dal fatto che il Partito Socialista si stava orientando verso un accordo con il Partito Comunista, e non voleva prolungare i rapporti con le organizzazioni borghesi del Partito Repubblicano e di Giustizia e Libertà.
Questo portò, nel maggio 1934, allo scioglimento di Concentrazione.