Partito Repubblicano Italiano
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Partito Repubblicano Italiano | |
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Partito politico italiano | |
Leader | Francesco Nucara |
Fondazione | 12 aprile 1895 |
Sede | |
Coalizione | Casa delle Libertà |
Ideologia | Repubblicanesimo, liberalismo |
In Parlamento | 2 deputati, 1 senatore |
Partito europeo | Partito Europeo dei Liberali, Democratici e Riformatori |
Organo ufficiale | La Voce Repubblicana |
Sito internet | www.pri.it |
Il Partito Repubblicano Italiano (PRI) è il più antico partito politico italiano ed è l'unico ad aver sempre mantenuto immutati nome, simbolo e basi ideologiche fondanti (come riconosciuto anche dall'appartenenza al partito europeo ELDR dalla fondazione e precedentemete all'ELD-LDE, sempre dalla fondazione fino alla trasformazione di questo in ELDR). Il primo congresso si svolse a Bologna il 12 aprile 1895.
Attualmente aderisce alla coalizione del centrodestra italiano, denominata Casa delle Libertà. Il suo segretario nazionale è Francesco Nucara.
[modifica] Storia
[modifica] Il Risorgimento e l'Unità d'Italia
Come il PLI e il Partito Radicale, anche il PRI affonda le proprie radici politiche, culturali, ideali nel Risorgimento, per la precisione nel filone democratico, mazziniano, radicale e rivoluzionario, i cui massimi rappresentanti sono Giuseppe Mazzini, Carlo Cattaneo, Carlo Pisacane e Aurelio Saffi. I repubblicani, in contrapposizione con i moderati, raccolti attorno alla monarchia dei Savoia e al suo braccio e mente politica, Cavour, si opponevano alla guerra regia, ai plebisciti, alle annessioni e alla "piemontesizzazione" dell'Italia, sostenendo invece la necessità di una sollevazione del popolo per conseguire l' Unità, un'Assemblea Costituente, il suffragio universale in luogo di quello ristretto e censitario. Negli anni immediatamente successivi all'Unità, i repubblicani, visto il trionfo e l'egemonia dei moderati, si estraniarono dalla vita politica, predicando l'astensionismo elettorale. Ciò non comportò certo l'inattività politica, anzi: i repubblicani furono in prima fila nel reclamare una soluzione decisa per l'unione all'Italia del Veneto e di Roma, e diedero vita alle prime organizzazioni del movimento dei lavoratori (associazioni operaie, casse mutue, cooperative, scuole popolari). Nel 1871, per iniziativa di Mazzini, venne fondato a Roma il Patto di fratellanza tra le Società operaie. La morte di Mazzini, l'anno seguente, e la propaganda degli Internazionalisti, misero in difficoltà i repubblicani, che tuttavia riuscirono a mantenere un radicamento a livello locale e popolare anche se limitato alla Romagna, alle Marche, all'Umbria, al litorale toscano e al Lazio, che rimarranno sempre le roccaforti repubblicane; i repubblicani rimasero infatti una delle forze politiche elitarie, rappresentanti il ceto medio laico e progressista.
[modifica] La fine dell'astensionismo e la nascita del Partito Repubblicano Italiano
L'astensionismo elettorale rischiava di isterilire l'azione politica dei repubblicani, così venne deciso, in occasione delle elezioni politiche del 1880, di partecipare, da allora in avanti, alle consultazioni elettorali. A dimostrazione della composizione sociale e del radicamento repubblicano, tra i deputati vi furono Giovanni Bovio e Napoleone Colajanni, uomini di cultura e quindi rappresentanti della borghesia medio-piccola colta, ma anche l'operaio Valentino Armirotti, cui seguì più tardi un altro operaio, Pietro Giuseppe Zavattari, a testimonianza anche di un certo radicamento nella classe operaia. Nel 1895 si costituì ufficialmente come forza politica organizzata con strutture permanenti. La fine secolo vede il PRI stipulare alleanze con i socialisti e con i radicali, grazie alle quali conquista il governo di grandi città come Milano, Firenze, Roma, ma ciò non porta alla formazione di un grande partito democratico di sinistra, perché da una parte i socialisti vedono ascendere alla guida del loro partito i massimalisti, incompatibili con le forze laiche e progressiste borghesi, e dall'altra gli stessi repubblicani non possono vantare un radicamento nelle masse (tranne le eccezioni citate) così come i radicali, ed entrambi si mantengono elitari, destinati quindi a rimanere marginali nell'epoca della società di massa. La decisione inoltre di non partecipare ai governi (fino al 1909) impedì al PRI di dare seguito alle sue enunciazioni programmatiche, in particolare la lotta ai monopoli e il riscatto del Mezzogiorno. Il PRI finì così per lasciarsi coinvolgere nel sistema trasformista giolittiano.
[modifica] La Prima guerra mondiale e l'avvento del fascismo
Allo scoppio della Prima guerra mondiale il PRI si schierò dalla parte degli interventisti, collocandosi nel filone democratico-irredentista; obiettivo dei repubblicani era correre in aiuto della Francia, patria dei Diritti dell'Uomo, contro gli Imperi centrali (Germania e Austria-Ungheria), visti come gli emblemi dell'autoritarismo e della reazione, nonché per liberare e unire all'Italia Trento e Trieste. Dopo la guerra il PRI ritentò un'accordo con le altre forze di sinistra (Convegno di Firenze, 1918), ma fallì perché il PSI era ormai sotto il controllo dei massimalisti. Il fascismo nascente mise subito nel mirino il PRI, che, come gli altri partiti antifascisti, venne messo fuori legge nel 1926.
[modifica] L'antifascismo e la Resistenza
Molti esponenti e militanti repubblicani vennero arrestati o inviati al confino, altri dovettero recarsi in esilio. Il PRI si impegnò nella lotta antifascista, invitando i suoi aderenti ad entrare nel movimento Giustizia e Libertà. Nel 1927 aderì alla Concentrazione Antifascista. Il PRI fu anche in prima fila durante la guerra civile spagnola (comandante del Battaglione Garibaldi era Randolfo Pacciardi), raccogliendo per primo il celeberrimo appello di Carlo Rosselli "Oggi in Ispagna, domani in Italia!". L'occupazione tedesca della Francia, dove si erano rifugiati numerosi antifascisti, mise in difficoltà i già complicati rapporti tra i vari esponenti del PRI. La lotta contro il nazifascismo vide la partecipazione dei repubblicani, attraverso le proprie formazioni armate, le Brigate Mazzini, ma anche nelle formazioni di Giustizia e Libertà. Alcuni repubblicani manifestarono, perciò, l'intenzione di entrare nel Partito d'Azione, ma prevalse la tendenza a ricostituire il partito, sostenuta dagli esponenti storici Giovanni Conti, Cipriano Facchinetti, Oliviero Zuccarini e Cino Macrelli.
[modifica] Il PRI fuori dal CLN
Pur facendo parte dei CLN provinciali delle zone occupate dai nazifascisti per non compromettere l'unità della lotta, il PRI rimase fuori dai governi del CLN, ponendo un'imprescindibile pregiudiziale repubblicana, basata su una condanna senza appello per i Savoia, considerati complici del fascismo, nonché rei di aver sostenuto una condotta poco edificante dopo l'8 settembre, oltre che l'avversione all'istituto monarchico in sé.
[modifica] L'elezione dell'Assemblea Costituente e il PRI nel governo
Presentatosi all'elezione dell'Assemblea Costituente (1946), il PRI ottenne il 4.4% (per dettagli vedi tabella sotto), confermandosi forte nelle regioni dove tradizionalmente era forte, di scarso seguito tra le masse, egemonizzate dai partiti marxisti e cattolico, ma di grande prestigio, selezionatore di una valida classe dirigente, rappresentante del ceto medio progressista. Caduta la Monarchia, il PRI vedeva soddisfatta la sua pregiudiziale fondamentale ed entrava nel governo formato dai partiti di massa e guidato da Alcide De Gasperi (per gli esponenti repubblicani nei governi, vedi sotto). Nell'autunno, confluisce nel PRI la Concentrazione Democratica Repubblicana guidata da Ugo La Malfa e Ferruccio Parri, usciti dal Partito d'Azione nel febbraio (altri dirigenti del Partito d'Azione ad entrare nel PRI sono Oronzo Reale e Michele Cifarelli).
[modifica] La guerra fredda e il centrismo
Nel settembre 1946, pochi mesi dopo le elezioni per l'Assemblea Costituente, si verifica l'evento che caratterizzerà il PRI per tutti gli anni a venire: l'adesione al partito di Ugo La Malfa, già esponente di spicco del Partito d'Azione.
Al XIX Congresso del 1947 (per dettagli vedi sotto),si scontrarono due tendenze, quella del segretario, Pacciardi, favorevole ad una collaborazione al governo col PCI, e quella di Conti e Facchinetti, che invece riteneva il PCI responsabile dell'inefficienza del governo, e voleva interrompere la collaborazione. Prevalse quest'ultima tendenza, e il PRI ritirò i propri ministri dal governo. Ciononostante, Pacciardi (confermato segretario), rifiutò l'anticomunismo e la divisione in blocchi della guerra fredda, e non fece entrare il partito nel IV governo De Gasperi, che escludeva le sinistre. Ma il radicalizzarsi della politica del PCI, in ossequio alle nuove direttive di Mosca, convinse il PRI ad entrare nel governo, cosa che avvenne nel dicembre del 1947.
[modifica] Le prime elezioni repubblicane del 1948 e l'alleanza di centro
Le elezioni del 1948 vedono quindi il PRI saldamente schierato nel campo della democrazia occidentale, a fianco della Democrazia Cristiana, ma anche un cattivo risultato: il 2,5% dei voti. L'alleanza con il centrismo dura fino al 1957, quando i repubblicani ritirano l'appoggio esterno al governo Segni; Randolfo Pacciardi, messo in minoranza, lascia la direzione del partito. Nel 1959 Ugo La Malfa assume la direzione de "La Voce Repubblicana". Nel 1965 diventa segretario del partito.
[modifica] Anni sessanta e settanta: la guida di Ugo La Malfa
Dai primi anni sessanta il PRI rientra stabilmente nella maggioranza di governo. Tale collaborazione andrà in crisi nel 1974, per dissidi in materia di politica economica. In quell'anno, infatti, La Malfa esce, e con lui il PRI, dalla maggioranza per insanabili divergenze sulla politica economica col ministro del Bilancio. Il politico siciliano era fautore di una gestione rigorosa della finanza pubblica, basata su scelte capaci di privilegiare gli investimenti piuttosto che le spese.
Nei primi mesi del 1979, il capo dello Stato affida a Ugo La Malfa l'incarico di formare il nuovo governo. È la prima volta dal 1948 che un politico non democristiano riceve l'incarico. Il tentativo però non riesce, e il 21 marzo viene varato il quinto governo Andreotti, del quale la Malfa è comunque vicepresidente. Cinque giorni dopo La Malfa muore, colto da un male improvviso. In settembre il Pri elegge Bruno Visentini presidente e Giovanni Spadolini segretario del partito.
[modifica] Anni ottanta: Spadolini e la nascita del pentapartito
Negli anni ottanta Spadolini prima e il figlio di Ugo, Giorgio La Malfa poi, legano il PRI al pentapartito, che dal 1983 al 1990 governa l'Italia. Il PRI romperà con la maggioranza nel 1991 in merito alla "legge Mammì" sulle telecomunicazioni.
Gli avvenimenti più importanti degli anni ottanta possono esser così riassunti.
Nel giugno 1981 Giovanni Spadolini diventa il primo presidente non DC del Consiglio dei ministri dal 1948. Spadolini assume la direzione de "La Voce Repubblicana". Nel 1983 il PRI raccoglie con Spadolini oltre il 5% dei voti, massimo storico del partito.
Nel luglio 1987, all'indomani delle elezioni politiche del 14 giugno, Giovanni Spadolini viene eletto alla carica di presidente del Senato. Il 12 settembre dello stesso anno il Consiglio nazionale elegge il suo successore: il nuovo segretario politico del PRI è Giorgio La Malfa.
[modifica] Anni novanta: Giorgio La Malfa segretario
La Malfa porta i repubblicani all'opposizione, non partecipando al governo Andreotti VII (1991), e facendosi portabandiera della questione morale. Dopo lo scoppio di Tangentopoli lo stesso La Malfa risulterà momentaneamente indagato e lascerà l'incarico di segretario che sarà assunto per qualche mese da Giorgio Bogi. Bogi mira a guidare il partito all'interno di una più ampia coalizione di centrosinistra in Alleanza Democratica, ma la linea non è condivisa da tutto il partito.
Nel gennaio 1994, con La Malfa tornato segretario, il partito sceglie di collocarsi al centro, nella coalizione del Patto per l'Italia di Segni e Martinazzoli. Nella quota maggioritaria però nessun seggio va ai repubblicani. Nella quota proporzionale il PRI presenta candidati nelle liste del Patto Segni e risulta eletta solo una esponente repubblicana, Carla Mazzuca Poggiolini. L'ipotesi centrista di fatto fallisce. Con la "discesa in campo" di Berlusconi molti ex-repubblicani aderiscono a Forza Italia. Ha inizio una diaspora repubblicana:
- quasi subito aderiscono a Forza Italia: Piergiorgio Massidda, Luigi Casero, Guglielmo Castagnetti, Jas Gawronski, Mario Pescante, Denis Verdini e Alberto Zorzoli;
- Giorgio Bogi lascia il partito e rimane in Alleanza Democratica, successivamente fonda il movimento della Sinistra Repubblicana che confluirà nei Democratici di Sinistra con altri illustri repubblicani (Stelio De Carolis, Antonio Duva, Andrea Manzella, Libero Gualtieri e Stefano Passigli);
- nel corso degli anni '90 altri esponenti repubblicani si collocano in formazioni di centrosinistra: Antonio Maccanico prima fonda l'Unione Democratica poi confluisce nei Democratici, ai quali aderisce anche il sindaco di Catania Enzo Bianco.
Alle elezioni europee del 1994 il PRI si ripresenta col proprio simbolo e raccoglie lo 0,7% dei voti che consentono al segretario La Malfa di entrare nell'europarlamento.
[modifica] L'adesione all'Ulivo
Nel 1995 il PRI entra nell'Ulivo. Preso atto dell'impossibilità di dar vita a un'alternativa centrista, il partito repubblicano, così come il Partito Popolare Italiano, decide di avvicinarsi alle forze di centrosinistra con l'intento di creare uno schieramento di unità nazionale che sappia affrontare i problemi del paese. Nel frattempo in Parlamento La Malfa riesce a ricostituire una piccola presenza repubblicana: due deputati di origine repubblicana, eletti nelle file dei Progressisti, accettano di tornare nel PRI: si tratta di Luciana Sbarbati e Denis Ugolini. La deputata Carla Mazzuca Poggiolini invece non accetta di lasciare Segni e quindi esce dal partito.
Alle elezioni politiche del 1996, il PRI si presenta quindi nell'alleanza di centrosinistra (nel maggioritario) e con la lista composita Partito Popolare Italiano-Unione Democratica (nella quota proporzionale), sostenendo la candidatura di Romano Prodi a capo del Governo. Due sono i deputati eletti: Luciana Sbarbati e Giorgio La Malfa che subito abbandonano il progetto dell'Unione Democratica di Maccanico (cui aderivano anche Alleanza Democratica e i liberali di Valerio Zanone) e scelgono di andare nel gruppo misto. Nel corso della legislatura poi i due deputati repubblicani si uniranno al gruppo di Rinnovamento Italiano per poi distaccarsene formando un piccolo gruppo denominato "Federalisti, Liberaldemocratici e Repubblicani" con l'adesione al partito anche del deputato Gian Antonio Mazzocchin.
Nel 1997-98 tra gli esponenti ex-repubblicani che non accettano la scelta di centrosinistra del partito nasce un piccolo movimento guidato da Armando Corona (esponente della Massoneria) denominato Unità Repubblicana (adotta come simbolo tre foglie di edera, una verde, una bianca e una rossa) che si colloca nel centrodestra, vicino a Forza Italia. Il movimento nel 1998 aderirà per breve tempo al progetto dell'UDR (Unione Democratica per la Repubblica), ma se ne distaccherà dopo la scelta dell'UDR a favore del Governo D'Alema I, confermando una scelta di centrodestra.
[modifica] L'ingresso nella Casa delle Libertà
A fine legislatura (dopo cinque anni di governi dell'Ulivo a guida Prodi, D'Alema e Amato) il PRI cambia schieramento: il XLII congresso del partito, che si svolge a Bari nel gennaio del 2001, decreta l'adesione alla Casa delle Libertà.
L'on. Luciana Sbarbati, in aperta polemica con i vertici del PRI per questa decisione, esce dal partito alla guida di un piccolo gruppo di scissionisti (5% dei voti congressuali) che daranno vita al Movimento Repubblicani Europei, alleato del centrosinistra ed oggi membro della Federazione dell'Ulivo.
Alla scissione a sinistra corrisponde però anche un recupero di attrattiva verso destra: in seguito alla scelta di centrodestra riconfluiscono nel PRI gli esponenti del movimento di Unità Repubblicana, tra cui il leader Armando Corona.
[modifica] La segreteria di Nucara e l'ingresso nel governo
Il 6 ottobre 2001 Giorgio La Malfa, dopo 14 anni, lascia la segreteria del partito per assumerne la presidenza. Il consiglio nazionale del partito elegge come nuovo segretario nazionale l'on. Francesco Nucara.
Ad ottobre del 2002 il XLIII Congresso nazionale del partito che si svolge a Fiuggi conferma le scelte del congresso di Bari e la collocazione del partito nell'alleanza della CdL. A giugno del 2003, riprendono le pubblicazioni de "La Voce Repubblicana", sotto la direzione di Francesco Nucara.
Nel maggio 2004 piove una tegola sul partito da parte della magistratura. Il tribunale di Roma, infatti, annulla temporaneamente i risultati del congresso del 2001 per un presunto mancato rispetto dello statuto del partito. Tali risultati, confermati dal successivo congresso di Fiuggi, saranno infine convalidati dal tribunale.
Nell'aprile 2005, a seguito della crisi di governo determinata dalla sconfitta della CdL alle elezioni regionali, il PRI acquista maggiore visibilità nel nuovo esecutivo: La Malfa viene nominato ministro per le Politiche Comunitarie e Nucara vice-ministro per l'Ambiente.
Nell'ottobre 2005, all'indomani dell'approvazione della nuova legge elettorale proporzionale, ci sono alcune frizioni con la coalizione: il PRI contesta alcuni aspetti della normativa (decisa contro il suo avviso) e cala il gelo nei rapporti con gli alleati, in attesa della conferenza programmatica del 3 febbraio 2006, dove interviene lo stesso Berlusconi con un saluto ed il PRI riconferma la sua alleanza con la CdL ed avvia un legame elettorale con Forza Italia.
Intanto, proprio in vista delle nuove elezioni politiche del 2006, il PRI ottiene il riconoscimento dell'esclusività del simbolo dell'edera: il Tribunale di Roma emette un'ordinanza vietando al Movimento Repubblicani Europei e ai Repubblicani Democratici l'uso contemporaneo del simbolo dell'edera e della parola "Repubblicani", che resta diritto esclusivo del PRI.
[modifica] Le elezioni politiche del 2006
In occasione delle Politiche 2006 si crea un rapporto elettorale tra PRI e Forza Italia, che gli garantisce un diritto di rappresentanza parlamentare ospitando candidati repubblicani nelle proprie liste alla Camera dei Deputati. Al Senato, il PRI si presenta in alcune regioni con liste e simbolo propri, ma vi è comunque un candidato nelle liste di FI, il senatore uscente Antonio Del Pennino, nella circoscrizione regionale della Lombardia. Il dato complessivo del partito al Senato è di poco più di 45.000 voti pari allo 0,3% (va però considerato che era presente solo in alcune regioni). Questo l'andamento della lista nelle regioni in cui è stata presente, in nessuna supera lo sbarramento necessario per eleggere senatori: il risultato maggiore è lo 0,6% registrato in Calabria.
Il PRI elegge i due deputati repubblicani inseriti a fini elettorali nelle liste di FI, il presidente La Malfa e il segretario Nucara, ma anche il senatore Antonio Del Pennino (anch'egli inserito nella lista di FI), dopo la rinuncia all'elezione di Roberto Formigoni (in quanto presidente della Regione Lombardia), il 12 luglio 2006 rientra in Senato poiché era il primo dei non eletti. Si completa così l'elezione dei tre parlamentari repubblicani previsti.
[modifica] Le dimissioni di La Malfa
Una bufera nel partito si scatena in occasione del referendum costituzionale del giugno 2006, quando Giorgio La Malfa si dissocia dalla delibera della maggioranza della direzione nazionale che dà indicazione (non vincolante) di seguire l'orientamento della Casa delle Libertà di votare "Sì" alla riforma costituzionale. La Malfa è contrario all'approvazione della riforma e presenta le proprie dimissioni da presidente del partito, con queste motivazioni:
Va comunque notato che il Partito, pur avendo dato indicazione di voto, aveva lasciato libertà di scelta ai propri iscritti.
A luglio il Consiglio Nazionale del Partito "prende atto" dell'irrevocabilità delle dimissioni di La Malfa dalla carica di Presidente del partito (la carica è prevista solo opzionalmente dallo statuto e pertanto non viene nominato un nuovo presidente), dopo che il segretario Nucara gli aveva scritto una lettera per chiedere di ritirare le proprie dimissioni e dopo che il Consiglio Nazionale unanimemente gli aveva fatto direttamente la stessa richiesta. Nucara in Consiglio Nazionale delinea una nuova linea del partito, sostenendo, tra l'altro, che è "l'ora della tuta":
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«Ora è il tempo che qualcuno o molti dismettano gli abiti delle feste quirinalizie e indossino la tuta da lavoro. Il nostro riferimento deve essere la casa comune europea dell'ELDR. Finora abbiamo sottovalutato questa opportunità. Oggi dobbiamo ripartire da lì e trovare con i liberaldemocratici europei un'intesa che ci porti "a pensare europeo" ed a calare nelle nostre teste e in quelle degli italiani un pensare europeo.»
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Tale nuova linea si avvicina nettamente (fin quasi a coincidere) alle posizioni espresse da La Malfa e, anche se in maniera minore, a quelle dalla minoranza interna, riaprendo anche le porte ai transfughi.
[modifica] Repubblicani, Liberali, Riformatori
Il 16 marzo 2007 si forma la componente poltica Repubblicani, Liberali, Riformatori nel Gruppo Misto alla Camera dei Deputati. Vi aderiscono i deputati del PRI, Giorgio La Malfa e Francesco Nucara, e Giovanni Ricevuto, eletto in Forza Italia per il Nuovo PSI e attualmente non legato ad alcun partito.
Il 18 marzo è stato stipulato un patto federativo tra il Partito Repubblicano Italiano e il Partito Liberale Italiano nella logica della comune appartenenza al partito liberaldemocratico e riformatore europeo, denominato Eldr. Un comitato interpartitico si assumerà il compito di coordinare iniziative a livello politico e parlamentare e di promuovere liste comuni per le prossime elezioni. Il patto dovrà però essere approvato dai rispettivi imminenti congressi.
[modifica] Risultati elettorali
Immagine:Pri.jpg – PRI alle Elezioni Politiche | ||||
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Elezione | Parlamento | Voti | % | Seggi |
1946 1948 1953 1958 1963 1968 1972 1976 1979 1983 1987 1992 1994 (con AD) 1996 (con L'Ulivo) 2001 (con la CDL) 2006 |
Costituente Camera Senato Senato (con US in alcune regioni) Camera Senato Camera (con il PR) Senato Camera Senato Camera Senato Camera Senato Camera Senato Camera Senato Camera Senato Camera Senato Camera Senato Camera Senato Camera Senato Camera Senato Camera Senato (solo in alcune regioni) |
1.003.007 652.477 594.178 607.792 437.988 262.484 405.574 - 420.419 - 626.567 620.658 954.597 917.989 1.134.936 846.505 1.110.209 1.052.772 1.874.512 1.452.912 1.429.628 1.248.641 1.722.465 1.562.139 - - - - - - - 45.133 |
4,4 2,5 2,62 2,7 1,6 1,0 1,4 - 1,4 - 2,0 2,2 2,9 3,0 3,0 2,7 3,0 3,4 5,1 4,7 3,7 3,9 4,4 4,7 - - - - - - - 0,1 |
23 9 4 4 5 0 8 0 6 0 9 2 15 5 14 6 16 6 29 10 21 8 27 10 8 7 2 2 1 1 2 (in FI) 1 (in FI) |
Immagine:Pri.jpg – PRI alle Elezioni Europee | ||||
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Elezione | Parlamento | Voti | % | Seggi |
1979 1984 (con PLI) 1989 (con PLI e Federalisti) 1994 1999 (con FdL) 2004 (con Liberal Sgarbi) |
Parl. Europeo Parl. Europeo Parl. Europeo Parl. Europeo Parl. Europeo Parl. Europeo |
895.558 2.136.075 1.533.053 223.099 168.620 232.799 |
2,6 6,0 4,4 0,7 0,5 0,7 |
2 5 4 0 1 0 |
[modifica] Governi della Repubblica cui ha preso parte il PRI
Negli anni 1947-53 (Governi De Gasperi IV, V, VI e VII) Quattro ministeri:
- Carlo Sforza al Ministero degli Esteri fino al Governo De Gasperi VI. Firma il Trattato di pace con gli alleati e contribuisce all’adesione dell’Italia al Piano Marshall, al Patto Atlantico (4 aprile 1949) e al Consiglio d’Europa (5 maggio 1949). Conduce i negoziati e firma per l'Italia il 18 aprile 1951 il trattato istitutivo della Comunità europea del carbone e dell'acciaio (CECA).
- Giuseppe Facchinetti al Ministero della Difesa nel Governo De Gasperi IV, sostituito da Randolfo Pacciardi nel De Gasperi V.
- Ugo La Malfa è Ministro senza portafoglio nel Governo De Gasperi VI e Ministro per il Commercio Estero nel De Gasperi VII.
Nella terza Legislatura (1953-1958) il PRI offre il suo appoggio esterno. Il PRI rientra nel governo quando diventa chiara l'intenzione della DC di rinunciare all'alleanza con la Destra. Rimarrà nella maggioranza per tutti gli anni sessanta.
- Governo Fanfani IV (1960-1962)
Ugo La Malfa è Ministro del Bilancio e della programmazione economica. Amintore Fanfani e La Malfa lanciano: a) la nazionalizzazione delle industrie elettriche; b) l'imposta cedolare d'acconto (il repubblicano Bruno Visentini ebbe un ruolo importante nella preparazione tecnica di questa imposta); c) la Commissione della programmazione economica. Infine, per affrontare la questione degli squilibri settoriali e territoriali, Ugo La Malfa propone per primo l'avvio di una "politica dei redditi".
- Governo Rumor IV (1973-74)
Ugo La Malfa Ministro del Tesoro (fino al 28/02/1974)
- Governo Moro IV (novembre 1974-gennaio 1976)
Bruno Visentini ministro delle Finanze e Giovanni Spadolini Ministro dei Beni Culturali e Ambientali (primo della storia)
- Governo Andreotti V (marzo-aprile 1979)
Ugo La Malfa Vicepresidente del Consiglio e Ministro del Bilancio. Dopo la sua scomparsa (26/3/1979) è sostituito al Bilancio da Bruno Visentini. Giovanni Spadolini Ministro della Punbblica Istruzione (primo non DC della storia repubblicana)
- Governi Spadolini I e Spadolini II (1981-1982)
Il primo governo della Repubblica non guidato dalla DC.
Bruno Visentini ministro delle Finanze Giovanni Spadolini Ministro della Difesa
- Governo Andreotti VI (luglio 1989-marzo 1991)
Tre ministeri: Riforme istituzionali, con Antonio Maccanico, Industria, con Adolfo Battaglia, Poste e telecomunicazioni con Oscar Mammì.
- Governo Dini (gennaio 1995-maggio 1996)
Guglielmo Negri sottosegretario alla Presidenza per i rapporti con il parlamento.
- Governo Berlusconi II (giugno 2001-aprile 2005)
Francesco Nucara, sottosegretario al Ministero dell'Ambiente.
- Governo Berlusconi III (aprile 2005-aprile 2006)
Giorgio La Malfa, Ministro senza portafoglio alle Politiche comunitarie, e Francesco Nucara, viceministro dell'Ambiente.
[modifica] Segretari
[modifica] dal 1895 al 1945:
[modifica] dal 1945:
- Randolfo Pacciardi (maggio 1945)
- Oronzo Reale (febbraio 1949)
- Oddo Biasini, Claudio Salmoni ed Emanuele Terrana, segreteria collegiale (giugno 1964)
- Ugo La Malfa (marzo 1965)
- Oddo Biasini (marzo 1975)
- Giovanni Spadolini (settembre 1979)
- Giorgio La Malfa (aprile 1987)
- Giorgio Bogi, vice-segretario reggente (febbraio 1993)
- Giorgio La Malfa (gennaio 1994)
- Francesco Nucara (ottobre 2001)
[modifica] Congressi
- I Congresso - Bologna, 1° novembre 1895
- II Congresso - Firenze, 27-29 maggio 1897
- III Congresso - Lugano, 8-9 settembre 1899
- IV Congresso - Firenze-Rifredi, 1-3 novembre 1900
- V Congresso - Ancona, 19 febbraio 1901
- VI Congresso - Pisa, 6-8 ottobre 1902
- VII Congresso - Forlì, 3-5 ottobre 1903
- VIII Congresso - Genova, 22-24 giugno 1905
- IX Congresso - Roma, 3-5 maggio 1908
- X Congresso - Firenze, 9 -11 aprile 1910
- XI Congresso - Ancona, 18-20 maggio 1912
- XII Congresso - Bologna, 16-18 maggio 1914
- XIII Congresso - Roma, 13-15 dicembre 1919
- XIV Congresso - Ancona, 25-27 settembre 1920
- XV Congresso - Trieste, 22-25 aprile 1922
- XVI Congresso - Roma, 16-18 dicembre 1922
- XVII Congresso - Milano, 9-10 maggio 1925
- I congressi dell'esilio (senza numerazione):
- Lione, 30 giugno - 1° luglio 1928
- Parigi, 29-30 giugno 1929
- Annemasse, 28-29 marzo 1931
- St. Louis, 27-28 maggio 1932
- Parigi, 23-24 aprile 1933
- Lione, 24-25 marzo 1934
- Parigi, 3 febbraio 1935
- Parigi, 11-12 giugno 1938
- Portsmouth, 9-10 ottobre 1943
- Congresso clandestino dell'Alta Italia
- Milano, 5 dicembre 1943
- XVIII Congresso - Roma, 9-11 febbraio 1946
- XIX Congresso - Bologna, 17-20 gennaio 1947
- XX Congresso - Napoli, 16-18 febbraio 1948
- XXI Congresso - Roma, 5-8 febbraio 1949
- XXII Congresso - Livorno, 18-21 maggio 1950
- XXIII Congresso - Bari, 6-8 marzo 1952
- XXIV Congresso - Firenze, 29 aprile - 2 maggio 1954
- XXV Congresso - Roma, 16-19 marzo 1956
- XXVI Congresso - Firenze, 20-23 novembre 1958
- XXVII Congresso - Bologna, 3-6 marzo 1960
- XXVIII Congresso - Livorno, 31 maggio - 3 giugno 1962
- XXIX Congresso - Roma, 25 -29 marzo 1965
- XXX Congresso - Milano, 7-10 novembre 1968
- XXXI Congresso - Firenze, 11-14 novembre 1971
- XXXII Congresso - Genova, 27 febbraio - 2 marzo 1975
- XXXIII Congresso - Roma, 14 -18 giugno 1978
- XXXIV Congresso - Roma, 22-25 maggio 1981
- XXXV Congresso - Milano, 27-30 aprile 1984
- XXXVI Congresso - Firenze, 22-26 aprile 1987
- XXXVII Congresso - Rimini, 11-15 maggio 1989
- XXXVIII Congresso - Carrara, 11-14 novembre 1992
- XXXIX Congresso - Roma, 4-6 marzo 1995
- XL Congresso - Roma, 9-11 aprile 1999
- XLI Congresso - Chianciano, 28-30 gennaio 2000
- XLII Congresso - Bari, 26-28 gennaio 2001
- XLIII Congresso - Fiuggi, 25-27 ottobre 2002
- XLIV Congresso - Fiuggi, 4-6 febbraio 2005
- XLV Congresso - Roma, 30 marzo - 1° aprile 2007