Daniele Barillà
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Daniele Barillà è il protagonista di uno dei più clamorosi errori giudiziari avvenuti in Italia. È stato arrestato l'11 febbraio 1992 nel comune di Nova Milanese per un grossolano scambio di persona: guidava una Fiat Tipo color amaranto con i numeri di targa quasi uguali a quelli di un narcotrafficante. Soprannominato ingiustamente l'Escobar della Brianza fu condannato a 18 anni, ha passato 7 anni, 5 mesi e 25 giorni in cercere, innocente. Il tutto nonostante i numerosi testimoni che lo scagionavano. Il dramma che ha vissuto Daniele, ha ahimè avuto ripercussioni sui suoi cari. Il papà è morto di crepacuore e la mamma ha sofferto molto.
Il caso è stato riaperto nel 1997 insieme ad altri processi, in seguito all'arresto del tenente colonnello Michele Riccio, responsabile dei ROS in Liguria e capo della DIA Genovese, la cui squadra (di cui faceva parte anche il famoso capitano Ultimo passato alle cronache per l'arresto di Totò Riina) aveva eseguito l'arresto. Scarcerato il 12 luglio 1999, è stato assolto il 17 luglio 2000 per non aver commesso il fatto.
Barillà ha ottenuto dalla Corte d’Appello di Genova la condanna dello Stato ad elargirgli un risarcimento pari a 4 milioni di euro per gli anni passati in carcere. Il risarcimento gli è stato successivamente negato e come ha fatto sapere in un intervista a Radio24 il 23 maggio 2006, è attualmente al centro di una nuova battaglia legale.
Nel 2005 alla sua storia è stata dedicata una fiction di Rai Uno dal titolo L'uomo sbagliato.Curioso è il fatto che mentre si girava nel carcere di Bergamo il film sul terribile errore giudiziario di Enzo Tortora, Daniele ha detto a un compagno di cella:" Un giorno gireranno un film anche su di me.."[citazione necessaria].