Dolce Stil Novo
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Il Dolce Stil Novo è un importante movimento poetico italiano che si è sviluppato nel tredicesimo secolo.
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[modifica] Origine dell'espressione "Dolce Stil Novo"
L'origine dell'espressione è da rintracciare nella Divina Commedia di Dante Alighieri (Canto XXIV del Purgatorio): in essa infatti il rimatore guittiniano Bonagiunta da Lucca definisce la canzone dantesca "Donne ch'avete intelletto d'amore" con l'espressione Dolce Stil Novo, distinguendola dalla produzione precedente, come quella del "Notaro" (ovvero Jacopo da Lentini), per il modo di poetare luminoso e semplice, libero dal "nodo" dell'eccessivo formalismo stilistico.
Secondo alcuni critici moderni, tra cui G. Baldi, sarebbe più corretto parlare di rime dolci e leggiadre (Purg. XXVI), in quanto con l'espressione Dolce Stil Novo Dante descrive soltanto il suo stile poetico e non quello del movimento a cui il nome è stato assegnato.
[modifica] Il movimento
Nasce a Firenze, e infatti fiorentini sono quasi tutti i componenti del movimento stilnovistico, escludendo Cino da Pistoia e lo stesso Guinizzelli. Il manifesto di questa nuova corrente poetica è la canzone del bolognese Guinizzelli "Al cor gentil reimpara sempre amore": in questo componimento egli esplicita quale sarà il perno intorno al quale si svilupperà tutta la poesia stilnovista: un cuore gentile sarà sempre toccato dall'amore. Questa teoria, avvalorata nel componimento da molteplici sillogismi, rimarrà la base della poesia di Cavalcanti e Dante, di generazione successiva, che vedranno in Guinizzelli il loro maestro. La corrente del "Dolce Stil Novo" segue e contrasta, grazie ad un approccio e ad una visione dell'amore del tutto innovativi, la precedente corrente letteraria dell' "amor cortese". QUesta corente infatti introduce nei testi riferimenti filosofici o morali o religiosi, tanto che autori contemporanei (Orbiciani ad esempio) si lamentarono della oscurità delle poesie.
[modifica] L'amore
Si afferma un nuovo concetto di amore, e quindi un nuovo concetto di donna, vista ora come donna angelo: la donna, nella visione stilnovistica, ha la straordinaria virtù di nobilitare l'animo dell'uomo e di fare da tramite fra questo e Dio, che inizia attraverso lo scambio d'un occhiata fugace. Per questo nella canzone "Al cor gentil rempaira sempre Amore", Guido Guinizzelli immagina di doversi giustificare di fronte al Sommo Fattore che lo interroga sul motivo per cui indirizzò ad un essere umano le lodi e l'amore che a Lui solo convengono; a tali domande egli risponde con le seguenti parole: "Tenne d'angel sembianza / che fosse del tuo regno; / non me fu fallo, s'in lei posi amanza" (vv. 57-60). Questi ultimi tre versi esprimono il seguente concetto: la donna da me amata era così simile ad un angelo del tuo regno che non mi fu colpa ("fallo") se in lei riposi il mio amore ("amanza").
[modifica] Lo stile
Gli stilnovisti si distinguono per la scelta di un lessico di carattere elevato, di un volgare colto con inserti latini e provenzali e di parole dai suoni dolci, in contrapposizione con le scelte lessicali più aspre e dure della poetica di Guittone d'Arezzo e più in generale degli esponenti della poesia cortese toscana.
[modifica] Autori
I principali esponenti di questa corrente letteraria sono tutti toscani, e sono: Dante Alighieri, Guido Cavalcanti, Lapo Gianni, Gianni Alfani, Cino da Pistoia, Dino Frescobaldi. Di questi Dante e Cavalcanti hanno dato il maggior contributo, mentre Cino da Pistoia svolse l'importante ruolo di mediatore tra lo Stil Novo ed il primo Umanesimo, tanto che nelle sue poesie si notano i primi tratti dell'antropocentrismo. Questi poeti appartenevano ad una cerchia ristretta di intellettuali, che di fatto costituivano una aristocrazia, non di sangue, ma di nobiltà d'animo: essi erano contraddistinti da una aristocrazia culturale e spirituale. Erano tutti molto eruditi, e appartenevano all'alta borghesia universitaria. Il pubblico a cui si rivolgono è una stretta cerchia di eletti, capaci di comprendere le loro produzioni: l'istruzione retorica, infatti, non era più sufficiente a comprendere appieno tali poesie. Fortemente radicata in questi autori è la concezione che per produrre poesie d'amore siano necessarie conoscenze scientifiche e teologiche: da qui il disprezzo verso i guittoniani, non sempre dotati di tali conoscenze.