Ernest Erbstein
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«Coraggio più sudore, più calma: uguale ricetta della vittoria.»
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(Ernest Erbstein)
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Ernest Erbstein detto Egri (Nagyvarad, Austria-Ungheria, 9 giugno 1898 - Superga, TO, 4 maggio 1949) è stato un calciatore e un allenatore ungherese, tragicamente scomparso nella tristemente nota tragedia di Superga.
Indice |
[modifica] Carriera da giocatore
Di origini ebree, nacque nel 1898 a Nagyvarad, l'odierna Oradea, nella parte ungherese dell'Impero Austro-Ungarico. Iniziò, e trascorse gran parte della propria carriera con il Bak Budapest, meritando più volte la convocazione nella nazionale ungherese. Trasferitosi in Italia nel 1924, giocò dapprima nell'Olimpia Fiume (oggi Rijeka), e nella stagione 1925-1926 nel Vicenza, dove gioca 28 partite. Chiuse infine la carriera negli Stati Uniti, agli Brooklyn Wanderers.
[modifica] Carriera da allenatore
Ritornato in Italia intraprese la carriera di allenatore, con una prima esperienza, nel campionato 1928-1929 a Bari, per poi passare alla Nocerina, al Cagliari (dove vinse il campionato di serie C), di nuovo a Bari, e con la Lucchese. Proprio a Lucca, Erbstein si impose all'attenzione generale, portando i toscani nel giro di 5 anni in serie A, e conquistando, nel 1938, un ottimo settimo posto.
Nel 1938-1939 Cuniberti chiamò Erbstein alla guida del Torino, arrivando secondi alle spalle del Bologna.
[modifica] Le leggi razziali e la guerra
L'anno dopo, nel 1940, a causa delle Leggi razziali fasciste che mettevano gli ebrei ai margini della società, Erbstein (di religione cattolica) decise di trasferirsi in Olanda, ma alla frontiera le autorià olandesi respinsero la sua famiglia, che si trasferì allora in Ungheria. Lì fu costretto a cambiare lavoro e scelse un settore a lui sconosciuto, quello dell'importazione di prodotti tessili dall'Italia. Nel frattempo si tenne in contatto per corrispondenza col presidente del Torino Ferruccio Novo, facendo anche diversi viaggi in Italia, durante i quali visionava giocatori da acquistare: Loik e Mazzola furono acquistati proprio grazie alle sue segnalazioni.
Nel marzo 1944 le truppe della Wehrmacht occuparono la capitale ungherese, ed Erbstein venne trasferito in un campo di lavoro coatto alla periferia della città. Con l'avvicinarsi delle forze dell'Armata Rossa e la caccia agli ebrei da parte delle Croci Frecciate, la situazione divenne sempre più pericolosa ed Egri trovò rifugio presso Raoul Wallenberg al consolato svedese, dove molti ebrei avevano trovato rifugio e dove rimase fino all'arrivo dei sovietici.
[modifica] Il Grande Torino e Superga
Dopo la guerra, fu rintracciato dal presidente Novo e fece il suo ritorno nella squadra granata in qualità di direttore tecnico. Il Torino, non appena ricominciò l'attività agonistica, continuò a vincere scudetti su scudetti. La sua supremazia non si limitava al campo, ma anche a tutto il resto: il vivaio, l'organizzazione di consulenti e osservatori, il tutto sotto la supervisione di Erbstein. Nella stagione 1948-1949, affiancato da Lievesley, tornò ad allenare, e con la solita facilità Mazzola e compagni conquistarono lo scudetto, il quinto consecutivo: era nata la leggenda del Grande Torino.
Il 4 maggio del 1949, la squadra e lo staff tecnico, che rientravano in Italia dopo aver disputato un'amichevole a Lisbona, si schiantarono contro la scarpata della Basilica di Superga. Morirono tutti.
[modifica] Bibliografia
- Leoncarlo Settimelli, L'allenatore errante. Storia dell'uomo che fece vincere cinque scudetti al Grande Torino, 2006, ISBN 8889702206