Federico de Comelli von Stuckenfeld
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Federico Comelli von Stuckenfeld (Gradisca d'Isonzo, 17 marzo 1826 – Gradisca d'Isonzo, 10 agosto 1892) è stato un ingegnere e scrittore italiano.
Federico Comelli nasce a Gradisca d'Isonzo il 17 marzo 1826 da Barbara Fabbris e dal nobile Giuseppe, ricco possidente terriero. Viene battezzato il 22 marzo col nome di Federico Antonio. La condizione agiata della famiglia gli permette di proseguire gli studi sino alla laurea in ingegneria ottenuta presso l'università di Vienna. Il soggiorno nella capitale dell'impero influisce certamente sulla personalità dello scrittore. Possiamo affermare con una certa sicurezza che egli si trova nella città allo scoppio dei tumulti del 1848 (ha 22 anni) e che qui matura quella presa di posizione anti-asburgica che caratterizzerà tutta la sua vita. Tornato a casa nel 1850, subentra a Leopoldo Antonio Comelli nella direzione dell' Eco dell'Isonzo, di cui possiamo ritenere fosse il vero promotore. L'esperienza, che era iniziata il 15 novembre 1849, dura almeno sino al 26 aprile 1850, ma sui motivi che portano alla sua fine non abbiamo notizie. Cinque anni più tardi esce dalla tipografia Seitz di Gorizia l'almanacco Il me pais che raccoglie l'intera produzione in friulano di Comelli. Si sposa con Anna Carolina Galvani (non abbiamo la data del matrimonio, ma considerando l'anno di nascita del primo figlio - 1858 - supponiamo che il matrimonio sia avvenuto tra il 1856 e il 1857), dalla quale ha tre figli e tre figlie. Nel 1857 esce l'opuscolo stampato dalla tipografia Trombetti-Murero Delle tre linee di ferrovia studiate nel Friuli orientale che riunisce due interventi pubblicati sull'“Annotatore friulano”. Probabilmente sino alla fine del 1861 è ancora a Gradisca: in calce ai suoi interventi sulla “Rivista Friulana” troviamo ancora la formula «Dalla riva destra dell'Isonzo». La professione di ingegnere e in particolar modo i problemi con le autorità austriache lo portano a girare l'Italia. Difficile stabilire con esattezza gli spostamenti e la durata dei vari soggiorni. Nel 1862 esce a Torino sulla “Rivista Contemporanea” Il Friuli e il suo popolo, Pietro Zorutti e la contessa Caterina Percoto. Sempre nello stesso anno appare sul Politecnico "L'arte monumentale ed il popolo". Certa è la sua presenza nel 1866 a Firenze, presenza confermata da una lettera inviatagli in quella città dall'amico Carlo Favetti. Missiva che verrà intercettata dalle autorità austriache addosso ad un certo Giuseppe Foraboschi e i cui toni irredentistici causeranno l'arresto di Favetti. Il soggiorno fiorentino dovette essere legato alla costruzione della ferrovia umbro-aretina, della linea Perugia-Terontola-Arezzo che da Foligno univa Roma a Firenze . Di questo impegno abbiamo un preciso riferimento nella Relazione sul provvedimento d’acqua per la città di Gorizia. Tutto lascia pensare che la permanenza fiorentina fu piuttosto lunga, coincidendo almeno con la durata dei lavori, che terminarono 12 dicembre 1866 con l'inaugurazione. Nel 1867 è probabilmente a Venezia, una lettera inviatagli da Domenico Turazza? affronta il progetto realizzato da Comelli di un acquedotto per la città lagunare. Tra il 1867 e il 1874 si collocano un soggiorno napoletano e un viaggio in Belgio , di cui purtroppo non è possibile stabilire con precisione né gli anni né la durata. Con maggiore esattezza possiamo invece delimitare il periodo trascorso in Sicilia e più precisamente a Termini Imerese per la edificazione del porto. Le lettere da qui inviate ai figli abbracciano un arco di tempo che va dal 1874 al 1881 anno in cui muore la moglie Anna Galvani. Le ultime notizie vedono Comelli dedicarsi dal 1885 al 1887 al progetto dell'acquedotto di Gorizia. Nella già citata relazione finale si allude inoltre ai due anni di studi compiuti precedentemente lungo il fiume Recca per l'acquedotto di Trieste. Nel 1887 esce a Gorizia sul giornale “Pro Patria” l'articolo La lingua, la donna, e il “Pro Patria”. All'inizio dell'anno successivo è a Napoli dove gli viene indirizzata una lettera da Serramelli e sempre lo stesso, nel febbraio 1888, spedirà altre due missive a Gradisca . Durante il 1892 si occupò attivamente alla realizzazione di un numero unico dedicato a Gradisca d’Isonzo, lavoro che sarà dato alle stampe 25 settembre e che Federico però non potrà vedere in quanto il 10 agosto 1892 muore a causa di una «paralisi polmonare repentina».
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