Felice Le Monnier
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Felice Le Monnier nasce a Verdun in Francia l'1 dicembre 1806, da Jean Le Monnier e Jeanne Michaud.
In omaggio alla tradizione familiare, viene avviato alla carriera militare, la cui rigida disciplina però male si conciliava col suo carattere libero e insofferente. Fuggito dal prestigioso collegio Enrico IV di Parigi, il giovane ne viene espulso. Il padre, per punizione e per avviarlo a una professione, lo affida a un amico di famiglia che dirigeva una stamperia a Parigi. Costretto a diventare tipografo per castigo, Felice Le Monnier scopre così, quasi per caso, la propria vocazione. In breve tempo si impadronisce di tutti i segreti del mestiere e in pochi anni diventa proto (capo di tipografia).
La rivoluzione del luglio 1830 lo coinvolge direttamente. Le “quattro ordinanze” del ministro Polignac, sospendendo la libertà di stampa, provocano l’immediata reazione di tipografi ed editori e scatenano violenti scontri di piazza, ai quali Le Monnier partecipa attivamente con gli altri operai della tipografia. È la miccia che accende la rivolta e che porterà alla caduta di Carlo X e alla fine della dinastia borbonica.
I fatti del 1830 spingono Le Monnier a realizzare un sogno accarezzato da tempo: lasciare Parigi e cercare fortuna altrove, mettendo a frutto la propria professionalità. Le Monnier, educato agli ideali romantici, pensa alla Grecia, la cui lotta per l’indipendenza, raggiunta da pochissimi anni, aveva acceso la fantasia di tutta Europa. Partito da Parigi nel 1831, il giovane si ferma a Firenze: doveva essere solo una tappa del viaggio, diventerà invece la sua nuova patria.
[modifica] Il trasferimento a Firenze
Nella capitale del Granducato, Le Monnier non ha difficoltà a trovare lavoro ed entra nella tipografia di Passigli e Borghi. Nel 1837 si mette in proprio e fonda assieme a Borghi la Felice Le Monnier e C.: è l’origine della storica casa editrice Le Monnier, ancora oggi attiva nell’ambito del gruppo editoriale Mondadori. La nuova impresa per i primi anni agisce da semplice tipografia, ma Le Monnier, che nel 1840 ha raggiunto la piena proprietà di tutta l’azienda, coltiva un progetto ambizioso: diventare editore. È così che nel 1841 viene pubblicato il primo libro voluto, scelto e promosso da Felice: i Discorsi sulle storie italiane del canonico Giuseppe Borghi.
Nei decenni che seguono, Le Monnier, pur non interrompendo mai l’attività di stampatore per conto terzi (prassi, tra l’altro, comune a tutti gli editori italiani del XIX secolo), costruisce una delle realtà editoriali più solide e prestigiose d’Italia, sempre coerentemente guidata da una precisa e moderna filosofia, al contempo commerciale e culturale. Le Monnier si rivolge al nuovo vasto pubblico dei ceti medi, alla nuova borghesia emergente, unitaria e patriottica. Le sue scelte seguono il disegno, chiaro sin dall’inizio, di pubblicare opere che soddisfino, come egli stesso afferma, “il concetto politico e il criterio letterario”, ovvero che associno spirito patriottico e valore artistico. Il francese Le Monnier si candida a diventare l’interprete dei sentimenti risorgimentali dell’Italia moderata.
[modifica] La Biblioteca Nazionale
Il primo grande successo commerciale, l’Arnaldo da Brescia di Giovan Battista Niccolini (1843), è perfettamente in linea con queste premesse, e non manca di attirare l’attenzione della censura granducale. Il dramma di Niccolini inaugura la “Biblioteca Nazionale”, la prestigiosissima collana dalle rigorose copertine rosa che divenne in breve lo strumento della politica culturale di Le Monnier e la fonte dei suoi maggiori successi commerciali. La collana ospita classici della storia della letteratura italiana (Dante, Machiavelli, Petrarca), sempre curati e introdotti dai massimi specialisti, imprese mai tentate prima come la pubblicazione dell’opera completa di nuovi classici come Leopardi e Foscolo, gli scritti dei contemporanei più impegnati nella battaglia risorgimentale (Guerrazzi, D’Azeglio, Balbo, Gioberti, Amari). Si tratta di un contenitore flessibile, capace di accogliere trattati politici, romanzi, libri filosofici, in ogni caso opere capaci di coniugare qualità artistica e valore patriottico.
La Biblioteca Nazionale non esaurisce l’attività editoriale di Le Monnier, che stampa periodici e quotidiani, sia per conto terzi (La patria), che in proprio (La gazzetta del popolo, con un programma indipendentista, unitario, monarchico). Intuizioni che si riveleranno fortunatissime e destinate a svilupparsi nel futuro del marchio editoriale Le Monnier, sino ai giorni nostri, sono la pubblicazione di dizionari (a partire dal Vocabolario della lingua italiana di Pietro Fanfani del 1855) e di libri scolastici (dal 1856).
[modifica] La cessione dell’azienda e la morte
Nel 1865, deluso dal nuovo clima dell’Italia unita, che ritiene dominata da politicanti e lontana dagli ideali che hanno guidato le lotte risorgimentali, e iniziando a sentire il peso dell’età, Felice Le Monnier cede la proprietà dell’azienda ad una società anonima (Società Successori Le Monnier), formata da notabili fiorentini e toscani e presieduta da Bettino Ricasoli, che impresse alla casa editrice una politica editoriale culturalmente meno definita.
Felice Le Monnier , che era rimasto nella società in qualità di direttore fino al 1879, si spense a Firenze il 27 giugno 1884.
