Flegetonte
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«...seguita il terzo fiume, chiamato Flegetonte, il quale è interpetrato “ardente”: volendo per questo ardore darne l’autore ad intendere che, poi che il peccatore è divenuto nella tristizia della sua perdizione, incontanente diviene nell’ardore della gravità de’ supplìci...»
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(Boccaccio, Esposizioni XIV.43)
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Flegetonte o Piriflegetonte è uno dei fiumi che scorrono dell'Ade, l'oltretomba nella mitologia greca. Il fiume infernale scorre attorno a Erebo che rappresenta la parte più tenebrosa dell'Ade e confluisce, assieme al Cocito, nell'Acheronte.
Il termine Piriflegetonte è quello più antico ricorrendo nell'Odissea ove viene menzionato da Circe quando impartisce a Ulisse le istruzioni per evocare Tiresia: egli deve compiere il rituale presso la roccia situata esattamente alla confluenza del Cocito e del Piriflegetonte[1].
Platone nel Fedone[2] lo descrive come un fiume di fuoco che alimenta una vasta palude ignea. Secondo Platone, nel fiume ardente sono immersi, come supplizio, i parricidi e i matricidi.
Il Flegetonte viene citato nell'Eneide[3] nell'invocazione compiuta da Enea al momento del suo ingresso negli inferi. L'eroe troiano sta seguendo le istruzioni della Sibilla per raggiungere il Tartaro e rivedere lo spirito del proprio padre Anchise. Il Flegetonte viene successivamente descritto[4] come un fiume impetuoso e fiammeggiante che circonda le alte mura del Tartaro.
Nelle Metamorfosi di Ovidio, Ascalafo viene asperso con l'acqua del Flegetonte e trasformato in un gufo[5] come punizione per aver condannato, con la sua delazione, Proserpina a rimanere per sempre nel regno dei morti.
Flegetonte e Cocito sono indicati nella Tebaide[6] di Stazio come due divinità[7] stillanti, rispettivamente, fuoco e lacrime che aiutano Minosse nel giudizio delle anime. Il riferimento staziano verrà ripreso da Dante Alighieri nel XIV canto dell'Inferno in cui Virgilio spiega a Dante che all'origine del Flegetonte, come per altri fiumi infernali, vi sono le lacrime che stillano dalla statua di Minosse.
[modifica] Note
- ↑ Odissea, opera citata, X.513 (pag. 287).
- ↑ Fedone 112.
- ↑ Eneide VI.265.
- ↑ Eneide VI.553-556.
- ↑ Un uccello meschino e messaggero di sventure (venturi nuntia luctus, ignavus bubo, dirum mortalibus omen) come lo descrive il poeta latino. L'episodio della trasformazione è contenuto in Metamorfosi V.543-550.
- ↑ Tebaide 8.21.
- ↑ La questione dell'origine divina dei due fiumi viene, tuttavia, discussa e criticata da Cicerone in De natura deorum 3.17.
[modifica] Bibliografia
[modifica] Fonti primarie
- Omero, Ὀδυσσεία (Odissea)
- Platone, Φαίδων (Fedone)
- Publio Ovidio Nasone, Metamorphoseis
- Publio Papinio Stazio, Tebaide
- Publio Virgilio Marone, Aeneis
[modifica] Fonti secondarie
- Omero, Odissea, traduzione di Rosa Calzecchi Onesti 1963-1997, Giulio Einaudi Editore, Torino 1997
- Arianna Punzi, Boccaccio lettore di Stazio pp 135-145 in Semestrale di Studi (e Testi) italiani n. 6, DISp - Sapienza Università di Roma
- Giuseppina Secchi Mestica, Dizionario universale di mitologia, Edizione CDE su licenza Rusconi Libri, Milano 1992
- Scheda su Flegetonte con estratti delle ricorrenze in vari testi letterari classici [1]. In Theoi Project. Guide to greek mithology.