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Odissea (Omero) - Wikipedia

Odissea (Omero)

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Nota disambigua - Se stai cercando altri significati, vedi Odissea.
Testa di Odisseo - Particolare di gruppo marmoreo del II sec. a.C. - Museo archeologico nazionale di Sperlonga
Testa di Odisseo - Particolare di gruppo marmoreo del II sec. a.C. - Museo archeologico nazionale di Sperlonga

L'Odissea (Greco: Ὀδύσσεια, Odusseia) è uno dei due grandi poemi epici Greci attribuiti all'opera del poeta Omero. La datazione del poema viene comunemente fatta risalire al periodo tra l'800 a.C. e il 700 a.C.. L'argomento del poema è in parte una continuazione dell'Iliade, e tratta principalmente delle avventure capitate all'eroe Greco Odisseo (o Ulisse, alla latina) durante il suo lungo viaggio di ritorno verso la sua patria Itaca, dopo la caduta di Troia. Si compone di ventiquattro libri, per un totale di 12.110 esametri.

Il poema è uno dei testi fondamentali della cultura classica occidentale, e viene tuttora comunemente letto in tutto il mondo sia nella versione originale che attraverso le numerose traduzioni.

L'Odissea si presenta attualmente in forma scritta, mentre in origine il poema era tramandato oralmente da abili ed esperti aedi. Nella narrazione si servivano di un metro regolare chiamato "esametro dattilico" o "esametro epico". Ciascuno dei 12110 esametri del testo originale è composto da 6 piedi, ciascun piede è alternativamente un dattilo o uno spondeo.

Tra gli aspetti più interessanti del testo c'è la sua sorprendentemente moderna trama non-lineare. Inoltre, diversamente da come accade in altri poemi epici, lo svolgersi degli avvenimenti sembra fatto dipendere tanto dalle scelte e dalle azioni dei personaggi femminili e degli schiavi, quanto dalle gesta degli eroi e dei guerrieri.

In Italiano, così come in altre lingue, la parola "odissea" ha finito per diventare sinonimo di un lunghissimo e faticoso viaggio così come di un'impresa apparentemente senza fine.

Indice

[modifica] Datazione

L'opera, insieme all'Iliade, viene composta nella Ionia d'Asia intorno al IX secolo a.C., anche se alcuni autori ne pospongono la nascita intorno al 720 a.C..

L'originale più antico dell'opera risale al VII secolo a.C., ed è questo che il tiranno ateniese Pisistrato usa quando, nel VI secolo a.C., decide di uniformare e dare forma scritta ad un poema che fino ad allora si era tramandato quasi esclusivamente per forma orale.

Quest'ultima forma, però, continuerà fino al III secolo d.C. in Egitto, con tutti i cambiamenti e le mutazioni inevitabili nella forma orale.

[modifica] Lingua e stile

La lingua dell'Odissea mescola forme appartenenti a diversi dialetti greci. Le forme attiche sono decisamente minoritarie e si possono probabilmente spiegare come modificazioni effettuate nella redazione di Pisistrato, le forme eoliche e ioniche, invece, sono entrambe molto presenti, anche se con una predominanza delle seconde. Il dialetto ionico è tradizionalmente la lingua dell'epica, quindi le molte proposte avanzate hanno tentato di spiegare soprattutto la consistente presenza dell'eolico: quella con più seguito accademico sostiene che le forme eoliche possano essere spiegate da ragioni quasi esclusivamente metriche e poetiche.

L'Odissea è ricca di formule, ovvero aggettivi e definizioni che vengono spessissimo associate ad una persona o una cosa e che la caratterizzano fortemente (gli esempi tipici potrebbero essere l'astuto Odisseo o Aurora dalle dita rosate). Queste formule, oltre ad essere poetiche, ci mostrano l'originaria natura orale dei poemi: sembra infatti che aiutassero gli aedi a ricordare i loro canti.

L'Odissea è anche stata vista come l'archetipo del romanzo, in quanto racconta dall'inizio alla fine la vicenda scelta, senza lasciarsi troppo distrarre, per così dire, da eventi secondari e non strettamente correlati alle avventure di Odisseo.

È da segnalare, infine, che la suddivisione in 24 libri non è originale. Furono infatti i filologi alessandrini a suddividere i due poemi omerici in 24 capitoli e ad assegnare ad ogni capitolo una lettera dell'alfabeto greco (composto da 24 lettere, appunto): maiuscole per l'Iliade, minuscole per l'Odissea.

[modifica] Riassunto della trama

  • Telemaco, il figlio di Odisseo, era ancora un bambino quando suo padre era partito per la Guerra di Troia. Al momento in cui la narrazione dell'Odissea ha inizio, dieci anni dopo che la guerra stessa è terminata, Telemaco è ormai un uomo di circa vent'anni, e condivide la casa paterna con la madre Penelope e , suo malgrado, con un gruppo di uomini turbolenti ed arroganti , i Proci, che intendono convincere Penelope ad accettare il fatto che la scomparsa del marito è ormai definitiva e deve , di conseguenza, scegliere tra di loro un nuovo marito.
Odisseo e Nausicaa - Pieter Lastman 1619 - Alte Pinakothek Monaco
Odisseo e Nausicaa - Pieter Lastman 1619 - Alte Pinakothek Monaco
  • La dea Atena, che è la protettrice di Odisseo, in un momento in cui il dio del mare Poseidone (che invece è suo nemico giurato) si è allontanato dall'Olimpo, discute del suo destino con il re degli dei Zeus. Quindi, assunte le sembianze di un capo dei Tafi di nome Mentes, va da Telemaco e lo esorta ad andare al più presto in cerca di notizie del padre. Telemaco le offre ospitalità e insieme assistono alle gozzoviglie serali dei Proci, mentre il cantastorie Femio recita per loro un poema. Penelope si lamenta del testo scelto da Femio, ovvero il "Ritorno da Troia" [1], perché le ricorda il marito scomparso, ma Telemaco si oppone alle sue lamentele.
  • Il mattino seguente Telemaco convoca un'assemblea dei cittadini di Itaca e chiede loro di fornirgli una nave ed un equipaggio. Accompagnato da Atena (che stavolta ha assunto le sembianze del suo amico Mentore) fa quindi vela verso la casa di Nestore, il più venerabile dei guerrieri greci che avevano partecipato alla guerra di Troia, che aveva fatto ritorno nella sua Pilo. Da qui Telemaco, accompagnato dal figlio di Nestore, si dirige via terra verso Sparta, dove incontra Menelao ed Elena che si sono alla fine riconciliati. Gli raccontano che che erano riusciti a fare ritorno in Grecia dopo un lungo viaggio durante il quale erano passati anche per l'Egitto: lì, sull'isola incantata di Faro, Menelao aveva incontrato il vecchio dio del mare Proteo che gli aveva detto che Odisseo era prigioniero della misteriosa Ninfa Calipso. Telemaco viene così a conoscenza anche del destino del fratello di Menelao Agamennone, re di Micene e capo dei greci sotto le mura di Troia, che era stato assassinato dopo il suo ritorno a casa da sua moglie Clitennestra con la complicità dell'amante Egisto.
  • Intanto Odisseo, dopo svariate peripezie delle quali dobbiamo ancora apprendere, ha trascorso appunto gli ultimi sette anni prigioniero sulla lontana isola della Ninfa Calipso. Il messaggero degli dei Ermes la convince però a lasciarlo andare, e Odisseo si costruisce a questo scopo una zattera. La zattera, dato che il dio del mare Poseidone gli è nemico, fa inevitabilmente naufragio, ma egli riesce a salvarsi a nuoto toccando alla fine terra sull'isola Scheria sulla cui riva, nudo ed esausto, cade addormentato. Il mattino dopo, svegliatosi udendo delle risa di ragazze, vede la giovane Nausicaa che era andata sulla spiaggia accompagnata dalle sue ancelle per lavare dei panni. Odisseo le chiede così aiuto, ed ella lo esorta a chiedere l'ospitalità dei suoi genitori Arete e Alcinoo. Questi lo accolgono amichevolmente senza nemmeno, dapprima, chiedergli chi egli sia. Resta parecchi giorni con Alcinoo, partecipa ad alcune gare atletiche ed ascolta il cieco cantore Demodoco esibirsi nella narrazione di due antichi poemi.
  • Il primo narra di un altrimenti poco noto episodio della guerra di Troia, "La lite tra Odisseo ed Achille"; il secondo è il divertente racconto della storia d'amore tra due déi dell'Olimpo, Marte e Afrodite. Alla fine Odisseo chiede a Dimodoco di continuare ad occuparsi della guerra di Troia, e questi racconta dello stratagemma del Cavallo di Troia, episodio nel quale Odisseo aveva svolto la parte dell'indiscusso protagonista. Incapace di dominare le emozioni suscitate dall'aver rivissuto quei momenti, Odisseo finisce per rivelare la sua identità, ed inizia a narrare l'incredibile storia del suo ritorno da Troia.
  • Dopo aver saccheggiato la città di Ismaro, nella terra dei Ciconi, lui e le dodici navi della sua flotta persero la rotta a causa di una tempesta che si abbatté su di loro. Approdarono nella terra dei pigri Lotofagi e finirono per essere catturati dal Ciclope Polifemo riuscendo a fuggire, dopo aver subito gravi perdite, con lo stratagemma di accecargli l'unico occhio con un tronco d'albero appuntito. Sostarono per un periodo alla reggia del signore dei venti Eolo, che diede ad Odisseo un otre di pelle che racchiudeva tutti i venti, un dono che avrebbe garantito loro un rapido e sicuro ritorno a casa. Purtroppo i marinai aprirono sconsideratamente l'otre mentre Odisseo dormiva: Tutti i venti uscirono insieme dall'otre, scatenando una tempesta che ricacciò le navi indietro da dove erano venute.
Odisseo nella grotta di Polifemo Jakob Jordaens  secolo XVI Museo Puskin Mosca
Odisseo nella grotta di Polifemo Jakob Jordaens secolo XVI Museo Puskin Mosca
  • Pregarono Eolo di aiutarli nuovamente, ma egli rifiutò di farlo. Rimessisi in mare finirono per approdare sulla terra dei mostruosi cannibali Lestrigoni: solo la nave di Odisseo riuscì a sfuggire al terribile destino. Nuovamente salpati , giunsero all'isola della maga Circe, che con le sue pozioni magiche trasformò in maiali molti dei marinai di Odisseo. Il dio Ermete venne quindi in soccorso di Odisseo e gli donò un infuso a base di erbe magiche, utile come antidoto contro l'effetto delle pozioni di Circe. In questo modo egli costrinse la maga a liberare i suoi compagni dall'incantesimo. Ulisse diventò poi l'amante di Circe, tanto che restò con lei sull'isola per un anno. Alla fine, i suoi uomini riuscirono a convincerlo del fatto che era giunto il momento di ripartire.
  • Grazie anche alle indicazioni di Circe, Odisseo e la sua ciurma attraversarono l'Oceano e raggiunsero una baia situata all'estremo limite occidentale del mondo conosciuto. Lì, dopo aver celebrato un sacrificio in loro onore, Odisseo scese nel mondo dei morti, ed evocò lo spettro dell'antico indovino Tiresia affinché gli facesse da guida. Incontrò poi lo spettro di sua madre, che era morta di crepacuore durante la sua lunga assenza, ricevendo così per la prima volta notizie di quanto succedeva nella sua casa, messa in serio pericolo dall'avidità dei Proci. Incontrò poi molti altri spiriti di uomini e donne illustri e famosi, tra i quali il fantasma di Agamennone che lo mise al corrente del suo assassinio.
Ulisse e le sirene Herbert James Draper 1909
Ulisse e le sirene Herbert James Draper 1909
  • Quando tornarono all'isola di Circe questa, prima della loro nuova partenza, li mise in guardia sui pericoli che li attendevano nelle rimanenti tappe del loro viaggio. Riuscirono a fiancheggiare indenni gli scogli delle Sirene e passare in mezzo alla trappola rappresentata da Scilla, mostro dalle innumerevoli teste, e dal terribile gorgo Cariddi, approdando sull'isola Trinacria. Qui i compagni di Odisseo – ignorando gli avvertimenti ricevuti da Tiresia e Circe – catturarono ed uccisero per cibarsene alcuni capi della sacra mandria del dio del sole Elio. Questo sacrilegio fu duramente punito con un naufragio nel quale tutti, tranne Odisseo stesso, finirono annegati. Lui fu spinto dai flutti sulle rive dell'isola di Calipso, che l'aveva costretto a restare con lei come suo amante per sette anni. Solo da poco era riuscito ad andarsene.
  • Dopo aver ascoltato con grande interesse e curiosità la sua storia i Feaci, che sono un popolo di abili navigatori, decidono di aiutare Odisseo a tornare a casa: nottetempo, mentre è profondamente addormentato, lo portano ad Itaca approdando in un luogo nascosto. Da qui riesce a raggiungere la capanna di quello che era un tempo uno dei suoi schiavi, il guardiano di porci Eumeo. Odisseo decide di fingersi un mendicante, in modo di riuscire ad ottenere informazioni su quanto sta succedendo nel suo palazzo e nel suo regno. Dopo aver cenato insieme, racconta ai suoi contadini e braccianti una falsa storia della sua vita. Dice loro di essere nativo di Creta e di aver guidato un gruppo di suoi conterranei a combattere a Troia al fianco degli altri Greci, di aver quindi trascorso sette anni alla corte del re dell'Egitto e di essere alla fine naufragato sulle coste tesprote e da lì venuto ad Itaca.
  • Intanto Telemaco, che avevamo lasciato mentre si trovava a Sparta, fa vela verso casa e riesce a scampare ad un'imboscata tesagli dai Proci. Dopo essere sbarcato sulla costa di Itaca, va anche lui alla capanna di Eumeo. Finalmente il padre ed il figlio si incontrano: Odisseo si rivela a Telemaco (ma non ancora ad Eumeo) ed insieme decidono di uccidere i Proci. Dopo che Telemaco è tornato a palazzo per primo Odisseo, accompagnato da Eumeo, fa ritorno nella sua casa ma continua a restare travestito da mendicante. In questo modo osserva il comportamento violento e tracotante dei Proci, e studia il piano per ucciderli. Incontra anche sua moglie Penelope, che non lo riconosce, e cerca di capire le sue intenzioni raccontando anche a lei di essere cretese e che un giorno sulla sua isola aveva incontrato Odisseo. Incalzato dalle ansiose domande di Penelope, dice anche che di recente in Tesprozia ha avuto notizia delle sue più recenti avventure.
  • La sua vecchia nutrice Euriclea capisce la vera identità di Odisseo quando si spoglia per fare un bagno, mostrando una cicatrice sulla coscia che si era procurato da bambino, ed egli la costringe a giurare di mantenere il segreto. Il giorno dopo, su suggerimento di Atena, Penelope spinge i Proci ad organizzare una gara per conquistare la sua mano: si tratterà di una competizione di abilità nel tiro con l'arco ed i Proci dovranno servirsi dell'arco di Odisseo, che nessuno a parte lui stesso è mai riuscito a tendere. Nessuno dei pretendenti riesce a superare la prova e a quel punto, tra l'ilarità generale, quello che è creduto un vecchio mendicante chiede di partecipare a sua volta: Odisseo naturalmente riesce a tendere l'arma e a vincere la gara, lasciando tutti stupefatti. Prima che si riprendano dalla sorpresa rivolge quindi l'arco contro i Proci e, con l'aiuto di Telemaco, li uccide tutti. Odisseo e il figlio decidono poi di far giustiziare dodici delle ancelle della casa che erano state amanti dei Proci e uccidono il capraio Melanzio che era stato loro complice. Adesso Odisseo può finalmente rivelarsi a Penelope: la donna esita e non riesce a credere alle sue parole, ma si convince dopo che il marito le descrive alla perfezione il letto che lui stesso aveva costruito in occasione del loro matrimonio.
Odisseo e Tiresia nel regno dei morti - Vaso greco del IV sec. a.C.
Odisseo e Tiresia nel regno dei morti - Vaso greco del IV sec. a.C.
  • Il giorno dopo, insieme a Telemaco, va ad incontrare suo padre Laerte nella sua fattoria, ma anche il vecchio accetta la rivelazione della sua identità solo dopo che Odisseo gli ha descritto il frutteto che un tempo Laerte stesso gli aveva donato. Gli abitanti di Itaca hanno seguito Odisseo con l'intenzione di vendicare le uccisioni dei Proci loro figli: Quello che sembra essere il capo della folla fa notare a tutti che Odisseo è stato la causa della morte di due intere generazioni di uomini ad Itaca, prima i marinai e coloro che l'avevano seguito in guerra dei quali nessuno è sopravvissuto, poi i Proci che ha ucciso con le sue mani. La dea Atena però interviene nella disputa e convince tutti a desistere dai propositi di vendetta.

[modifica] Varie edizioni

L'edizione pisistratea, comunque, non rappresenta un canone fisso. In seguito, infatti, convive con le successive edizioni scritte delle città greche di Massalia (odierna Marsiglia), Creta, Cipro, Argo e Sinope. Queste edizioni vengono dette "politiche" (dal greco κατά πόλεις, katà póleis), nel senso di appartenenti alle poleis, alle città.

Esiste un'edizione pre-ellenistica di origine ignota, chiamata πολύστιχος (poliùsticos, letteralmente "con molte linee"), e che presenta un maggior numero di versi rispetto alla versione pisistratea: gli studiosi tendono a considerarla una versione "annacquata" da interventi operati da chi la tramandava oralmente.

Esistono poi delle edizioni di cui si sa molto poco dette "personali" (dal greco κατ' άνδρα, cat'àndra), nel senso che appartenevano a uomini (àndra) illustri, come Antimaco di Colofone o Euripide (figlio del più famoso drammaturgo). Sembra non confermato il fatto che anche il filosofo Aristotele avesse un'edizione personale delle opere di Omero.

[modifica] Il protagonista Odisseo

Per approfondire, vedi la voce Ulisse.

[modifica] La geografia dell'Odissea

L'Odissea si svolge principalmente nel Peloponneso e nelle isole ioniche, ma identificare esattamente i luoghi visitati da Ulisse appare quasi impossibile. Gli studiosi non sono nemmeno unanimemente concordi nell'identificare l'Itaca di Odisseo con la moderna Itaca.

Gli antichi credettero di aver individuato nella Sicilia la terra dei Ciclopi e quella dei Lestrigoni, in una delle isole Eolie l'isola in cui Ulisse incontrò il dio Eolo, e in Corfù la terra dei Feaci, Scheria.

Successivamente sono state proposti molti altri luoghi, la maggior parte di questi situati nell'area mediterranea, ma alcuni studiosi sono anche arrivati ad ipotizzare che Ulisse abbia raggiunto l'Oceano Atlantico o addirittura che tutta la sua vicenda si sia svolta nel Mar Baltico.

Per approfondire, vedi la voce Omero nel Baltico.

[modifica] Influenze dei miti mediorientali

Alcuni studiosi ritengono di poter rintracciare nell'Odissea forti influenze da parte di temi tipici della mitologia mediorientale. Martin West ha evidenziato sostanziali parallelismi tra l'Epopea di Gilgamesh e il poema omerico.[2]

Sia Odisseo che Gilgamesh compiono un viaggio fino ai confini della terra e discendono da vivi nel mondo dei morti. Nel corso della sua discesa agli inferi Odisseo segue i consigli e le indicazioni dategli da Circe, una semidea figlia del dio del sole Elio, la cui isola Aiaia si trova ai limiti del mondo conosciuto e per la quale si può fare una chiara associazione con il sole. Come Odisseo, Gilgamesh trova il modo di raggiungere il mondo dei morti grazie ad un aiuto divino: nel suo caso quello della dea Siduri che, come Circe, vive in mare nei pressi dei confini del mondo. Anche la sua casa è in relazione con il sole: Gilgamesh la raggiunge attraversando una galleria che passa sotto al monte Mashu, l'alta montagna dietro la quale il sole sorge per poi innalzarsi nel cielo.

West ne deduce quindi che le somiglianze dei viaggi di Odisseo e Gilgamesh ai confini della terra siano il risultato dell'influenza avuta dall'epopea di Gilgamesh sulla composizione dell'Odissea.

[modifica] Traduzioni

Per approfondire, vedi la voce Odissea (traduzioni).

Una delle più note traduzioni in italiano dell'Odissea è quella di Ippolito Pindemonte, di stampo decisamente classicistico, mentre quella oggi più usata è di Rosa Calzecchi Onesti ed è uscita per la prima volta nel 1963. Questa traduzione, pur essendo comunque in poesia, è sicuramente più moderna e di più facile lettura.

[modifica] Opere ispirate all'Odissea

  • Storia Vera di Luciano di Samosata, scritta nel 2° secolo d.C. È una sorta di parodia dell'Odissea che descrive un viaggio immaginario oltre le Colonne d'Ercole e sulla luna.
  • La prima metà dell'Eneide di Virgilio ha una struttura parallela a quella dell'Odissea.
  • Alcuni dei racconti di Sindbad il marinaio contenuti ne Le mille e una notte sono ripresi dall'Odissea di Omero.
  • Nella Divina Commedia di Dante, nel canto XXVI dell'Inferno Ulisse appare dannato come consigliere fraudolento, e parla dell'arroganza dimostrata dall'aver compiuto un viaggio fino ai confini del mondo sfidando i limiti dell'uomo.
  • Uno dei più importanti romanzi contemporanei ispirati dall'Odissea è Ulisse di James Joyce scritto nel 1922.
  • Nikos Kazantzakis ha scritto nel 1938 Οδύσσεια, un poema epico in 33.333 versi che continua la narrazione delle avventure di Odisseo dopo il suo ritorno a Itaca.
  • Il poema Ulisse di Alfred Tennyson, e anche i Mangiatori di loto dello stesso autore.
  • 2001: Odissea nello spazio, film fantascientifico diretto da Stanley Kubrick nel 1968.
  • "Odissea: una versione teatrale" è un lavoro in due atti del 1993 scritto da Derek Walcott e messo in scena per la prima volta dalla Royal Shakespeare Company.
  • Il film Fratello dove sei? (O Brother, Where Art Thou?) riprende in senso lato la trama dell'Odissea. Gli autori Joel e Ethan Coen ammettono di essersi molto parzialmente ispirati al poema (tanto da citarlo come fonte nei titoli di testa), ma sostengono di non averlo in effetti letto.
  • Nel 1969 la RAI ha realizzato una versione televisiva a puntate dell'Odissea, per la regia di Franco Rossi, interpretata da Bekim Femhiu e Irene Papas.
  • Un'altra versione televisiva è stata realizzata nel 1997 da Andrei Konchalovsky, interpretata da Armand Assante, Greta Scacchi e Isabella Rossellini. Si tratta di una versione che modifica leggermente la trama dell'opera, includendo anche parti tratte dall'Iliade.
  • La Penelopeide è un romanzo scritto da Margaret Atwood che riscrive la storia narrandola dal punto di vista di Penelope.
  • "Nascita dell'odissea" è un romanzo del 1927 dello scrittore francese Jean Giono. Nel romanzo si ipotizza che Odisseo stesso, sotto le mentite spoglie di un vecchio aedo, una sera davanti al focolare racconti ad un pubblico occasionale, inventandole, le avventure che lo avrebbero tenuto lontano da casa per dieci anni. Dando così origine all'Odissea.
  • "Telemachus Clay" di Lewis John Carlino è un'opera teatrale contemporanea che racconta I viaggi di un giovane, Telemaco appunto, che in una grande città cerca il padre che non ha mai conosciuto, incontrando sulla sua strada molti strani personaggi
  • Il musical di Broadway The Golden Apple scritto nel 1954 dal librettista John Treville Latouche e dal compositore Jerome Moross è un libero adattamento dell'Iliade e dell'Odissea che sposta l'azione negli U.S.A. nello stato di Washington durante il periodo della guerra ispano-americana.
  • Nel film di Jean-Luc Godard Le Mépris del 1963, il regista tedesco Fritz Lang interpreta sé stesso mentre dirige un adattamento cinematografico dell'Odissea.
  • Il romanzo Cold Mountain scritto nel 1997 da Charles Frazier , che narra il ritorno a casa di un disertore dell'esercito confederato, è ispirato all'Odissea. Dal romanzo è stato successivamente tratto nel 2004 il film Ritorno a Cold Mountain , diretto da Anthony Minghella.
  • Odds Bodkin ha pubblicato una riscrittura dell'Odissea, composta sia da parti recitate che dall'accompagnamento musicale. L'opera, che ripercorre la maggior parte della vicenda del poema omerico, è scritta dal punto di vista personale di Odisseo.
  • Il personaggio principale del film di animazione di Hayao Miyazaki, Nausicaä della Valle del Vento (風の谷のナウシカ - Kaze no tani no Naushika) del 1984, porta lo stesso nome ed è ispirata alla principessa dell'Odissea.
  • R.A. Lafferty racconta la storia in chiave fantascientifica nel suo romanzo "Space Chantey". Altra opera simile è il romanzo "Negative Minus"di R. L. Fanthorpe, che ha la caratteristica di presentare tutti i nomi scritti al contrario (es. Aessido, Ecric, Acati ecc,).

[modifica] Citazioni

  • Collabora a Wikiquote Wikiquote contiene citazioni di o su Odissea (Omero)
  • Se un'intelligenza superiore volesse ragguagliare gli abitanti dei cieli sugli avvenimenti degli uomini e darne loro un'immagine esatta, userebbe il linguaggio di Omero. Joubert
  • Omero è il padre e il perpetuo principe di tutti i poeti del mondo. Leopardi
  • Omero fu uno storico, a quei tempi che le storie non si solevano né sapevano ancora narrare in prosa. Courier
  • Rimane un prodigio inspiegabile come tutte le forze e le tendenze caratteristiche della grecità si presentino già chiaramente preformate in Omero. W. Jaeger
  • Omero è tragico e non pessimista e desolato e disperato, perché quel che sempre sormonta nel suo sentire e lo conclude è l'idea della volontà eroica. B. Croce
  • L'Iliade e l'Odissea sono rimasti esemplari per tutta l'epopea occidentale, sino ai tempi più recenti, sino al Goethe e al Pascoli. G. Pasquali

[modifica] Bibliografia

  • Bernard Andreae. L'immagine di Ulisse: mito e archeologia. Torino, Einaudi, 1983.
  • Raffaele Cantarella e Giuseppe Scarpat. Breve introduzione ad Omero. Milano, Società Editrice Dante Alighieri, 1989.
  • Pietro Citati. La mente colorata (2002). Milano, Mondadori, 2002. ISBN 8804502754
  • Giuseppe Micunco. Omero. Odissea. L'uomo che conobbe. Bari, Stilo Editrice, 2005. ISBN 8887781303

[modifica] Note

  1. Questo particolare racconto un tempo esisteva sotto forma scritta, ed era chiamato i "Nostoi", ma è andato perduto.
  2. West, Martin. The East Face of Helicon: West Asiatic Elements in Greek Poetry and Myth. (Il volto orientale dell'Elicona: elementi mediorientali nella poesia e nei miti greci)(Oxford 1997) 402-417.

[modifica] Voci correlate

[modifica] Altri progetti

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