Font
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In tipografia e in informatica un font o tipo di caratteri consiste in un insieme di caratteri tipografici. Solitamente contiene le lettere alfabetiche, numeri e segni di punteggiatura. I font esistono anche come ideogrammi e simboli (come ad esempio, formule matematiche, note musicali o segni geografici).
Si potrebbe definire il design del carattere, nel suo senso più ampio, come una serie di regole di progetto (per esempio di stile, immagine o impressione) all'interno delle quali il progettista possa concepire ogni singolo carattere. Questa definizione permette inoltre l'aggiunta di nuovi caratteri a design preesistenti (per esempio con l'introduzione dell'euro).
L'arte di disegnare i font, chiamata type design, è un'occupazione del type designer.
Indice |
[modifica] Introduzione
Un font, dal francese medioevale fonte ovvero "(qualcosa che è stato) fuso" (dal latino fundere), in riferimento ai caratteri prodotti per la stampa stampando il metallo fuso, consiste di una serie di glifi (immagini) rappresentanti i caratteri appartenenti ad un particolare set di caratteri in un design particolare, e storicamente i font esistevano in dimensioni ben definite (l'altezza effettiva dei caratteri) e qualità, ovvero la quantità di ciascuna lettera presente. Il design di un dato carattere in un font teneva conto di tutti questi fattori. In seguito, a causa della maggiore disponibilità di design e delle maggiori richieste degli stampatori nei secoli, font di specifico peso (quanto scuro appare il testo, grassetto o leggero, per esempio) e con specifiche condizioni aggiuntive (generalmente "regolare", contrapposto ad "italico" e/o "condensato") hanno portato alla definizione di "famiglie di font", raccolte di design fra loro collegati che possono includere centinaia di stili.
Gli stampatori anglofoni hanno utilizzato il termine fount per secoli riferendosi al dispositivo utilizzato all'epoca per assemblare la stampa in una particolare dimensione e design. Le fonderie di caratteri colavano praticamente ogni carattere in varie leghe di piombo dal 1450 fino alla metà del ventesimo secolo. Per alcuni caratteri particolarmente grandi veniva talvolta utilizzato il legno, specialmente negli Stati Uniti d'America. Nel 1890 emerse la composizione meccanizzata che fondeva al momento i caratteri direttamente in linee della corretta dimensione e lunghezza, secondo necessità. Questa tecnologia rimase nota come a metallo caldo e rimase diffusa e proficua fino agli anni settanta. Dopo ci fu un periodo relativamente breve di transizione (circa 1950–1990) in cui la tecnologia fotografica (nota come fotocomposizione) produceva font distribuiti in rotoli o dischi di pellicola. La fotocomposizione permette la scalatura ottica, il che permette ai progettisti di produrre dimensioni multiple da un font singolo (esistono comunque limitazioni fisiche sul sistema di riproduzione ed erano comunque necessarie alcune modifiche di progetto su dimensioni diverse — per esempio per permettere la corretta distribuzione dell'inchiostro). I sistemi di fotocomposizione manuali utilizzanti font su pellicola in rullo permettevano per la prima volta una spaziatura di precisione fra i caratteri senza grandi sforzi. Questo diede luce ad una grande industria di produzione dei font negli anni sessanta e settanta.
Nella metà degli anni settanta, tutte le maggiori tecnologie tipografiche, ed i loro font, erano in uso, dal processo originale in pressa di Gutenberg, alle compositrici meccaniche in metallo, fotocompositrici manuali, fotocompositrici controllate da elaboratori elettronici e le prime compositrici digitali (macchine massicce con piccoli processori e output su CRT). Dalla metà degli anni ottanta, data l'avanzata inarrestabile della tipografia digitale, è stata universalmente adottata la grafia americana font che oggigiorno quasi sempre indica un file contenente le sagome scalabili dei caratteri ("font digitali"), generalmente in un qualche formato comune. I progettisti di alcuni font, come il Microsoft Verdana, hanno ottimizzato il prodotto principalmente per l'uso su schermo.
I font digitali possono codificare l'immagine di ciascun carattere o come bitmap (in un font bitmap) o con una descrizione di livello superiore delle linee e delle curve che racchiudono uno spazio (un font outline anche noto come font vettoriale). Lo spazio definito da un font outline è poi riempito da un "rasterizzatore" che decide quali pixel sono "neri" e quali "bianchi". Questo processo è semplice alle alte risoluzioni, come sulle stampanti laser o sui sistemi tipografici di fascia alta, ma sullo schermo, dove ogni singolo pixel può fare la differenza fra leggibilità ed illeggibilità, i font digitali necessitano di informazioni aggiuntive per produrre bitmap leggibili nelle dimensioni più piccole. Oggigiorno i font digitali contengono anche dati rappresentanti la "tipografia" utilizzata per comporli, incluse le spaziature, i dati per la creazione dei caratteri accentati dai componenti, regole di sostituzione per la tipografia arabica e semplici legature come fl. I linguaggi di descrizione che fungono da formato per i font digitali includono PostScript, TrueType e OpenType. La gestione di questi formati (incluso il rasterizzatore) è presente nei sistemi operativi Microsoft e Apple Computer, nei prodotti Adobe ed in quelli di diverse altre compagnie minori.
[modifica] Caratteri mobili
L'uso dei caratteri mobili avviene sostanzialmente secondo l'antico sistema inventato da Gutenberg. Si tratta di riprodurre il testo con dei blocchetti in lega di piombo su ognuno dei quali sono è incisa in rilievo un segno tipografico (una lettera, un numero e così via).
È comprensibile perciò che questi blocchetti, dovendo formare il testo all'interno di una pagina, debbano possedere una forma regolare e ben precisa. Si stabilisce quindi di prendere un'unità di misura e di fare in modo che ogni variazione avvenga secondo multipli o sottomultipli di tale misura (spazi tra le lettere, altezza o larghezza delle lettere e così via). Tale unità di misura è chiamata punto tipografico o punto Didot (dal nome del tipografo francese che lo stabilì nel Settecento, Firmin Didot). Tale unità corrisponde a poco meno di 0,376 mm, nei Paesi anglosassoni a 0,352 mm. Il punto è anche chiamato piccola unità tipografica, in virtù del fatto che esiste la grande unità tipografica o riga, corrispondente a 12 punti.
La grandezza di un carattere viene perciò misurata in punti e viene chiamata corpo, ma dato che ogni carattere avrà, in generale, un'altezza diversa dagli altri, ci si riferisce all'altezza del blocchetto di piombo che lo imprime sulla carta. Ogni blocchetto sarà, come detto, uguale all'altro.
[modifica] Caratteristiche dei font

I tipografi hanno derivato un completo vocabolario per descrivere e discutere l'aspetto dei caratteri. Qualche termine è applicabile solo ad alcuni sistemi di scrittura.
[modifica] Dimensioni
La maggior parte dei modi di scrittura condividono la nozione di una linea base: una linea orizzontale immaginaria su cui si appoggiano i caratteri. Talvolta parte dei glifi, la parte discendente, cresce al di sotto della linea base. Similmente, la distanza tra la linea base e la cima del glifo più alto è chiamata ascesa. L'ascesa e la discesa non necessariamente includono lo spazio occupato da accenti o altri segni diacritici.
Nelle scritture latina, greca e cirillica, la distanza fra la linea base e la cima di un normale carattere minuscolo è chiamata occhio medio. La parte di glifo al di sopra è l'ascendente. L'altezza dell'ascendente può avere un effetto sostanziale sulla leggibilità e l'aspetto di un carattere. Il rapporto fra l'occhio medio e l'ascesa è spesso utilizzata per classificare i caratteri tipografici.
- Minuscole: l'altezza delle minuscole è misurata sulla lettera x. Infatti le lettere tonde tendono ad avere dimensioni più grandi delle lettere lineari, questo per applicare una correzione ottica, il lettore altrimenti le vedrebbe più piccole delle altre.
- Maiuscole: è l'altezza misurata sulle lettere maiuscole, solitamente sulla E, sempre per problemi legati alla correzione ottica.
- Ascendenti: l'altezza delle lettere minuscole quali l ed f ad esempio, è più grande di quella delle altre lettere minuscole, e, di norma, anche delle lettere maiuscole.
- Allineamento: è la somma della distanza tra la linea dell'ascendente e la linea di delimitazione del corpo superiore e la linea del discendente e la linea di delimitazione del corpo inferiore. In pratica è la distanza verticale minima dei caratteri.
[modifica] Apertura
L'andamento delle aste curve aperte di caratteri come la C, c, S, s, a, e e così via, è definito apertura. Alcuni caratteri come l'Helvetica o il Bodoni sono caratterizati da aperture più ridotte, mentre il Bembo, il Centaur o il Rotis possiedono aperture più ampie.
[modifica] Crenatura
In inglese kerning, indica la riduzione dello spazio in eccesso tra le due lettere, allo scopo di eliminare spazi bianchi antiestetici e dare un aspetto più omogeneo al testo. Un esempio dove spesso si attua la crenatura è quello di avvicinare le due lettere a bracci obliqui A e V. Può comunque avvenire tra lettere curve come O e C.
[modifica] Peso
Il peso è il rapporto tra area inchiostrata ed area in bianco della serie di caratteri, o meglio lo spessore dei tratti che lo compongono indipendentemente dalla sua dimensione.
[modifica] Grazie
Si possono suddividere i font in due categorie principali: con o senza grazie (serif in inglese). I font graziati hanno delle peculiari terminazioni alla fine dei tratti delle lettere. L'uso delle grazie deriva dai caratteri lapidari romani, dove era molto difficile scalpellare nel marmo angoli di novanta gradi necessari a terminare le aste.
L'industria tipografica si riferisce ai font senza grazie come bastoni, lineari, sans-serif (dal francese 'sans': 'senza') o anche grotesque (in tedesco grotesk).
Esiste una grande varietà sia fra i font graziati che fra i bastoni; entrambi i gruppi contengono font progettati per testi lunghi e altri intesi per scopi principalmente decorativi. La presenza o l'assenza di grazie è solo uno dei molti fattori nella scelta di un font.
I caratteri con grazie sono generalmente considerati più facili da leggere in lunghi passaggi che quelli senza. Gli studi al riguardo sono ambigui e suggeriscono che la maggior parte dell'effetto sia dovuta solo ad una maggiore familiarità ai caratteri con grazie. Come regola generale, i lavori stampati come libri e giornali usano quasi sempre font serif, almeno per il corpo del testo. I siti web non sono obbligati a specificare un font e possono semplicemente rispettare le preferenze dell'utente. Fra i siti che specificano il font, la maggior parte utilizzano un sans-serif moderno quale il Verdana dato che è opinione comune che, diversamente dal materiale stampato, sullo schermo del computer i caratteri senza grazie siano di migliore leggibilità a causa della loro minore risoluzione.
[modifica] Proporzionalità
Un carattere tipografico che mostri glifi di larghezza variabile è detto proporzionale mentre carattere tipografico che possieda glifi con larghezza fissa è detto non proporzionale (o monospace o a larghezza fissa).
I caratteri proporzionali sono generalmente considerati più attraenti e più facili da leggere e sono quindi i più comunemente utilizzati in materiale stampato pubblicato professionalmente. Per la stessa ragione, sono tipicamente utilizzati anche nelle GUI delle applicazioni per computer. Molti caratteri proporzionali contengono cifre di larghezza fissa in modo che le colonne di numeri possano essere allineate.
I font non proporzionali sono considerati migliori per alcune applicazioni, dato che i loro caratteri si allineano in colonne ordinate. La maggior parte delle macchine da scrivere non-elettroniche e dei display per computer a solo testo usano solo font non-proporzionali. La maggior parte dei programmi per computer che hanno un'interfaccia basata su testo, come gli emulatori di terminale, sono configurati per usare solo font non proporzionale. La maggior parte dei programmatori preferisce font a larghezza fissa.
L'ASCII art necessita di font non proporzionali per essere vista correttamente. In una pagina web i tag HTML <pre> </pre> specificano generalmente font non proporzionali. In LATEX l'ambiente verbatim usa font non proporzionali.
I redattori leggono i manoscritti in font a larghezza fissa. Sono più semplici da correggere ed è considerato scortese inviare un manoscritto scritto con un carattere proporzionale.
[modifica] Famiglie di font
Dato che è stata creata una quantità immensa di caratteri nei secoli, essi vengono comunemente categorizzate in famiglie, in base alla loro apparenza. Questa categorizzazione corrisponde vagamente con la loro evoluzione storica.
Inizialmente si possono suddividere fra maiuscoli, serif, sans-serif, e decorativi.
Nota: I campioni seguenti contengono una frase senza senso, il cui unico scopo è di contenere tutte le lettere dell'alfabeto (pangramma).
[modifica] Gotico
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Per approfondire, vedi la voce Scrittura gotica. |
I primi caratteri tipografici utilizzati con l'invenzione della pressa da stampa, somigliano alla calligrafia maiuscola dell'epoca. Molti li chiamano script gotici.
- Di tutti i caratteri gotici, i Textualis (o gli Old English) assomigliano maggiormente alla Textura calligrafia usata nella copiatura manuale dei libri. Johannes Gutenberg incise un font textualis, includendo un gran numero di legature e abbreviazioni comuni, quando stampò la sua Bibbia delle 42 righe.
- I caratteri Schwabacher dominarono la Germania all'incirca dal 1480 al 1530, e lo stile rimase in uso occasionalmente fino al ventesimo secolo. In particolare, tutti i lavori di Martin Lutero, che portarono alla riforma protestante, nonché l'Apocalisse di Albrecht Dürer (1498) utilizzarono questo carattere. Johannes Bämler, uno stampatore di Augusta, lo utilizzò per la prima volta probabilmente nel 1472. Le origini del nome non sono chiare; alcuni assumono che un incisore del villaggio di Schwabach, che lavorò esternamente e quindi rimase conosciuto come lo Schwabacher, progettò il carattere.
- la famiglia Fraktur divenne la più nota fra i caratteri maiuscoli. Venne creata quando l'imperatore Massimiliano I (1493 – 1519) preparò una serie di libri e fece creare il nuovo carattere appositamente. Gli stampatori tedeschi utilizzarono estensivamente i caratteri Fraktur fino al veto nazista del 1942.
[modifica] Con grazie
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Per approfondire, vedi la voce Caratteri tipografici con grazie. |
I font con grazie, qualche volta chiamati romani, comprendono a loro volta quattro gruppi principali:
- Rinascimentale o Garalde Oldstyle, con solo piccole differenze in spessore all'interno del glifo; questa categoria include i font Garamond e Palatino (font).
- Baroque or Transizionale, dove lo spessore all'interno del glifo ha maggiore varietà; questa categoria include Baskerville e Times New Roman.
- Classicisti o Moderni, con la massima variazione di spessore all'interno del glifo. L'introduzione delle tecniche di fusione perfezionate alla metà del diciottesimo secolo permise tratti più fini e influenzò grandemente questi caratteri. La famiglia comprende il Bodoni, il Didot e il Century Schoolbook.
- Contemporanei, specialmente quelli intesi per scopi decorativi, sfuggono generalmente ad ogni classificazione. Per esempio i caratteri slab serif come il Rockwell sembrano appositamente artificiali, con forme quasi rettangolari.
[modifica] Senza grazie
Il fenomeno tipografico dei sans-serif è relativamente recente nella storia della tipografia. Il cosiddetto "egiziano", prodotto nel 1816 dalla fonderia di William Caslon in inghilterra ne sembra il primo esemplare. Sono generalmente utilizzati, ma non esclusivamente, per la tipografia da mettere in mostra, come per cartellonistica, titolazioni e altre situazioni in cui è necessario un chiaro significato senza la necessità di lunghe letture. Il testo delle pagine web offre un'eccezione: è generalmente in sans-serif poiché le grazie rendono i caratteri meno leggibili sullo schermo.
Per la classificazione i sans-serif si dividono grossolanamente in quattro gruppi principali:
- Grotesques, i primi sans-serif, come il Grotesque o il Royal Gothic.
- Neo-grotesques, design moderni quali lo Standard, l'Helvetica, l'Arial, e l'Univers.
- Humanist (Railway type di Edward Johnston, Gill Sans o Frutiger).
- Geometrici (Futura o Spartan).
- Transport D, ideato negli anni cinquanta ed usato in Italia ed in Spagna come carattere tipografico per i segnali stradali, sia neretto che condensato.
Altri sans-serif di uso comune sono Optima, Tahoma e Verdana.
Notare che in alcuni sans-serif I (I maiuscola) ed l (L minuscolo) sono esattamente identici! (per esempio nell'Arial). Verdana li mantiene appositamente distinti, dato che la I maiuscola in Verdana, come eccezione, è munita di serif.
[modifica] Informali
I font informali (o script) simulano la calligrafia: Zapfino e Zapf Chancery ne sono esempi. Non si prestano molto bene a grandi quantità di corpo di testo, poiché l'occhio umano li trova più difficili da leggere rispetto a molti serif o sans-serif.
[modifica] Font originali
Hanno generalmente forme di caratteri molto particolari e possono addirittura comprendere immagini di oggetti, animali o altro nel design. Hanno generalmente caratteristiche molto specifiche (per esempio, evocativi del Wild West, del natale, di film dell'orrore,...) e quindi uso molto limitato. Non sono adatti per il corpo del testo.
[modifica] PI font
I PI font sono principalmente costituiti da pittogrammi come segni decorativi, orologi, simboli da orari ferroviari, numeri racchiusi in cerchi ed altro. Alcuni esempi sono lo Zapf dingbats, il Webdings e il Wingdings.
[modifica] Font di simboli
Consistono di simboli e non da caratteri per il testo. Esempi ne sono lo Zapf Dingbats (un famoso font con diversi simboli vari) e il Sonata (un font per spartiti musicali).
[modifica] Monocromatici o a toni di grigio
I font digitali bitmap (e la forma finale dei font vettoriale) possono essere monocromatici o in scala di grigio. In quest'ultimo caso lo scopo è di effettuare l'antialiasing; non si adatta bene con immagini a sfondo trasparente. Non esiste alcuna differenza teorica fra un bitmap a scala di grigio in bassa risoluzione e la stessa immagine monocromatica ad alta risoluzione ricampionata alla stessa bassa risoluzione.
[modifica] Testo utilizzato per dimostrare i caratteri
Un pangramma come "the quick brown fox jumps over a lazy dog" spesso serve per dimostrare l'aspetto di un carattere. Per esempi più estesi viene comunemente usato testo senza senso come lorem ipsum o testo latino quale l'inizio di in Catilinam di Cicerone.
Sui computer con sistema operativo italiano viene spesso utilizzato il proemio dell'Iliade.
[modifica] Aspetto legale dei caratteri
La legge degli Stati Uniti non consente il diritto d'autore sul disegno dei caratteri, mentre permette l'ottenimento di un brevetto su disegni particolamente originali. I caratteri in formato informatico spesso diventano soggetti a diritto d'autore in quanto programmi per computer. Il nome del disegno può essere registrato quale marchio registrato (trademark). Come risultato di queste diverse protezioni legali, spesso lo stesso designo è fornito sotto nomi e implementazioni diverse.
Alcuni elementi dei meccanismi software impiegati per la visualizzazione hanno brevetti software associati. In particolare, Apple Computer ha brevettato alcuni degli algoritmi di hinting relativi a TrueType obbligando alternative open source quali FreeType ad utilizzare algoritmi diversi.
[modifica] Letture consigliate
- Bryan Marvin, Tipografia digitale - Evoluzione tecnica dei caratteri, McGraw-Hill Companies, 1998. ISBN 8838604347.
[modifica] Voci correlate
- Lista di font
- METAFONT — un linguaggio per la descrizione di font vettoriali
- FontForge