Giacomo il Giusto
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Giacomo il Giusto è il capo della chiesa di Gerusalemme dopo la morte di Gesù. Viene da molti studiosi identificato con il Giacomo, il "fratello del Signore", citato negli Atti degli apostoli 12,17, 15,13 e nella Lettera ai Galati 1,19 e 2,9.
È stato ipotizzato che possa essere l'autore della lettera omonima del Nuovo Testamento.
Paolo di Tarso lo indica come una delle colonne della Chiesa. Giuseppe Flavio ne colloca la morte nel 62 d.C. per lapidazione su comando del sommo sacerdote Anano (Anania).
Viene citato anche nel Vangelo apocrifo di Tommaso: Sappiamo che ci lascerai: chi diventerà grande su di noi? Gesù disse loro: Dovunque andrete, andrete da Giacomo il Giusto, per il quale sono stati fatti il cielo e la terra.
Una questione controversa è quella della parentela con Gesù. In tutti i manoscritti del Nuovo Testamento, scritti in greco, viene usata la parola fratello. Nel greco antico esiste sia la parola fratello, sia la parola cugino. Comunque la parola aramaica corrispondente al greco del Nuovo Testamento è equivalente sia per "fratello" che per "cugino", ed è in questi termini che viene considerato dalla chiesa cattolica, ortodossa e copta, mentre alcune chiese protestanti ed esegeti ritengono che fosse effettivamente fratello di Gesù.
Gerolamo scrive di lui una breve biografia nel De Viris Illustris, nella quale sono riportate notizie da fonti più antiche:
- Giacomo, chiamato fratello del Signore, soprannominato il Giusto, alcuni ritengono che fosse figlio di Giuseppe con un'altra moglie ma a me pare piuttosto il figlio di Maria sorella della madre di nostro Signore di cui Giovanni fa menzione nel suo libro, dopo la passione del nostro Signore venne ordinato dagli apostoli vescovo di Gerusalemme, scrisse una sola epistola, che è riconosciuta fra le sette epistole cattoliche, anche se alcuni ritengono che sia stata pubblicata da qualcun altro sotto il suo nome e che, gradualmente, col passare del tempo, abbia guadagnato autorità. Egesippo, vissuto poco dopo l'età apostolica, nel quinto libro dei suoi Commentari, scrive a proposito di Giacomo: "Dopo gli apostoli, Giacomo il fratello del Signore soprannominato il Giusto fu fatto capo della chiesa di Gerusalemme. Molti invero sono chiamati Giacomo. Questo fu santo dal ventre della madre. Egli non bevve nè vino ne bevande forti, non mangiò carne, nè si rase, non si unse con oli o frequentò i bagni. Egli solo ebbe il privilegio di entrare nel Santo dei Santi, poiché non indossò mai vesti di lana ma solo di lino e andò da solo nel tempio a pregare in favore del popolo, cosicché le sue ginocchia divennero dure come le ginocchia di un cammello." Egli disse moltre altre cose, troppo numerose da menzionare. Giuseppe Flavio, nel suo XX libro delle Antichità, e Clemente nel VII libro delle sue Ipotiposi menziona che, alla morte di Feto re di Giudea, Albino fu mandato da Nerone come successore. Prima che potese raggiungere la provincia Anania, sommo sacerdote, il figlio più giovane di Anano della classe sacerdotale, approfittando del momento di anarchia, riunì un'assemblea e forzò pubblicamente Giacomo a negare che Cristo fosse il figlio di Dio. Al suo diniego ordinò che fosse lapidato. Gettato da un pinnacolo del tempio, ancora mezzo vivo ma con le gambe spezzate, alzando le mani al cielo egli disse "Signore perdonali perché non sanno ciò che fanno" . Poi, colpito alla testa con il bastone di un lavandaio, come quelli usati per attorcigliare gli abiti, infine morì. Sempre Giuseppe Flavio riporta la tradizione che Giacomo era di così grande santità e reputazione fra il popolo che si credette che la caduta di Gerusalemme fosse dovuta alla sua uccisione.
- Egli è colui del quale Paolo scrive ai Galati "Non vidi nessun altro apostolo eccetto Giacomo il fratello del Signore", e il libro degli Atti degli apostoli testimonia di questo fatto. Il vangelo che è detto "Vangelo secondo gli ebrei", che io ho recentemente tradotto in greco e latino e che è stato spesso utilizzato anche da Origene afferma, dopo aver detto della resurrezione del salvatore: "ma il Signore, dopo che ebbe dato la sindone al servo del sacerdote, apparve a Giacomo - che aveva giurato che non avrebbe più mangiato pane da quando aveva bevuto dalla coppa del Signore finché non lo avrebbe rivisto risorgere da coloro che dormono - " e anche, più avanti, afferma "Egli prese il pane, benedì, lo spezzo e lo diede a Giacomo il giusto dicendogli: 'Fratello mio, mangia il tuo pane, poiché il figlio dell'uomo è risorto da coloro che dormono'. Per trenta anni resse la chiesa di Gerusalemme, cioè fino al settimo anno di Nerone, e fu sepolto presso il tempio, dove fu precipitato. La sua pietra tombale con l'iscrizione era ben nota fino all'assedio di Tito e la fine del regno di Adriano. Coloro che ritengono che sia stato sepolto al Monte Oliveto si sbagliano
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