Gioppino
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Gioppino è una maschera bergamasca. La sua principale caratteristica fisica sono tre grossi gozzi, da lui chiamati le sue granate o coralli, che ostenta non come un difetto fisico, ma come veri e propri gioielli.
La tradizione vuole che sia nato da Bortolo Söcalonga e Maria Scatoléra a Zanica dove vive con la moglie Margì e il figlio: Bortolì. Il suo nome in bergamasco è Giopì de Sanga.
Ha anche due fratelli Giacomì e il piccolo Pissa 'n braga e i nonni Bernardo e Bernarda.
Faccione furbo, rubicondo, vestito di grosso panno verde orlato di rosso, pantaloni scuri da contadino e cappello rotondo con fettuccia volante, di mestiere fa il facchino e il contadino, professioni che non professa preferendo guadagni occasionali meno faticosi. Di modi e linguaggio rozzissimi, di buon cuore, porta sempre con sé un bastone che non disdegna di usare per far intendere la ragione, sempre comunque a vantaggio dei piccoli e degli oppressi. Amante del vino e del buon cibo, ricerca quando può la compagnia di altre donne benché si dichiari innamoratissimo della Margì.
Gioppino incarna il sempliciotto rozzo ma di buon cuore, pronto a difendere i deboli.
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«E me so Giopì de Sanga
con trei patate en banda e töc i me domanda de che paes so me E me ghe dò risposta con voce sopraffina se g'o la patatina l'è töta roba mè» |
(Elbaginelli, Ghidoli, Bergamo e il suo territorio, 1977)
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Ha assunto, tuttavia, anche una connotazione negativa, come persona furbastra e inaffidabile tanto che nel linguaggio comune si suole dire fare la figura del Giupì di chi non mantiene la parola o usa mezzucci per concludere raggiri di poco conto.
Gioppino oltre che essere una maschera è anche un burattino ed è protagonista di moltissime commedie per il teatro dei burattini. A Bergamo e provincia è talmente popolare che il suo nome dialettale indica in modo in generale tutti i burattini. Da qui è nata l'espressione "fà 'l giupì" che indica un atteggiamento di esagerata estroversione.
Uno degli ultimi grandi burattinai è stato il Bigio di San Pellegrino Terme, ossia Luigi Milesi, che alternava la sua attività principale di pasticciere e alberghatore a quella di burattinaio per passione, con spettacoli che teneva nella piazzetta adiacente ai propri locali per il godimento di grandi e piccini.
Il Bigio, ora i suoi eredi, possedeva una bella e ricca collezione di burattini con i quali si esibiva. Sfortunatamente i suoi burattini oggi hanno perso la voce e fanno soltanto bella mostra di sé in una bacheca vetrata, pronti a raccontare nuovamente le proprie storie solo che qualcuno li aiuti, ma ... tant'è.
Il Giopì è anche un giornale, organo ufficiale del Ducato di piazza Pontida.